Cosetta Falavigna, ex numero uno della Rugby Colorno, è il nuovo presidente delle Zebre Rugby. Lo ha deciso il consiglio d’amministrazione della franchigia federale di base a Parma, dopo aver preso atto delle dimissioni irrevocabili di Stefano Pagliarini. Falavigna rimarrà in carica fino al 2018. Nessuna rivoluzione, quindi, ma una sorta di rimpasto modello prima Repubblica, che cambia qualcosa per non cambiare nulla. Una manovra gattopardiana finalizzata a guadagnare ancora un altro anno, cercando di far quadrare conti sempre in rosso tenendo alla porta gli eventuali creditori.
Pagliarini arrivato nella primavera 2015 in seguito al terremoto seguito alle dimissioni di Gianluca Romanini e del suo vice Egidio Amoretti, si è ben presto scontrato con la guida tecnica di Gianluca Guidi che contestava in sostanza una società non all’altezza, e subito dopo con i conti che a Moletolo non tornano mai. Tra carenza di sponsor e un amore con il territorio mai sbocciato davvero, una compagine sociale a dir poco eterogenea, un impegno internazionale che pone il confronto con realtà strutturatissime, l’avventura di Pagliarini al timone delle nave Zebre ben presto si è rivelata un remake del Titanic. L’ultimo scoglio, l’appello al vento per far arrivare un milione di euro per finire una stagione ormai più che compromessa.
Il Consiglio d’amministrazione ha inoltre deliberato di proseguire l’attività della società sportiva e a tale scopo, a tutela dei creditori e a protezione del patrimonio sociale, ha deliberato di depositare presso il tribunale di Parma un ricorso per “concordato in bianco”.
Nel termine che sarà assegnato dal Tribunale di Parma, la società confida – scrive in una nota – di formulare un piano di risanamento che consentirà per questo e per gli esercizi futuri di proseguire l’attività sportiva, e di mantenere la presenza delle “Zebre” nella città di Parma.
Con il concordato in bianco – se il tribunale lo accoglie – la società di fatto non presenta subito un piano di rientro dei debiti, ma di fatto blocca l’assalto alla diligenza a suon di pignoramenti da parte dei creditori.
L’Assemblea dei Soci riunitasi subito dopo, ha preso atto della decisione del Cda e della conseguente sospensione dell’obbligo di ricapitalizzazione, venendo meno le ragioni per una liquidazione della società con la scelta del concordato. Si va avanti, quindi, ma si naviga ancora a vista.