Arsenale di armi da guerra sequestrato nel Parmense. In manette banda sarda...

Arsenale di armi da guerra sequestrato nel Parmense. In manette banda sarda che voleva sequestrare la salma di Enzo Ferrari

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Un vero e proprio arsenale di armi da guerra a disposizione di una banda di sardi dedita a rapine e spaccio di droga è stato sequestrato dai Carabinieri di Parma nella zona di Traversetolo e non solo. Arrestate anche 5 persone, uno ai domiciliari e due con obbligo di firma. Oltre un centinaio le armi da guerra – tra fucili d’assalto, mitragliatori, pistole e persino bombe a mano – trovate dai militari dell’Arma. Una banda che stava progettando addirittura il sequestro della salma di Enzo Ferrari, che riposa nel cimitero di Modena, per poi chiederne il riscatto. A capo dell’organizzazione in Emilia Romagna sarebbe Giovanni Antonio Mereu, 47 anni, di Orgosolo, uno dei cinque arrestati nel Parmense.

L’operazione – al termine di un’inchiesta iniziata nel 2007 e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia – è partita dalla Compagnia dei Carabinieri di Nuoro, in Sardegna, ed ha impiegato complessivamente 300 militari per l’esecuzione di 34 ordini di custodia cautelare, provvedimenti che salgono a 45 considerando anche obbligo di firma e denunciati a piede libero. Impiegate anche unità cinofile, i paracadutisti del Reggimento Tuscania e lo Squadrone elitrasportato Cacciatori di Sardegna. Spaccio di droga ed estorsioni le specialità di una banda con sede centrale ad Orgolo e basi operative un po’ in tutto il Nord Italia (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Toscana).

L’attività investigativa è partita dalle attività illecite di Graziano Mesina, l’ex primula rossa di Sardegna, condannato a 30 anni nel dicembre scorso per traffico di droga, e si è poi allargata all’attività di spaccio della banda di Orgoloso. Tutto ha inizio nell’ottobre 2007 quando viene messo a segno il sequestro-lampo dei coniugi Giampaolo Cosseddu e Pietrina Secce, conclusosi con un bottino di 50mila euro portati via dalla filiale della Banca Intesa di Orosei di cui Cosseddu era direttore. Le persone coinvolte in quel sequestro erano in qualche modo legate a un traffico di droga che dopo 10 anni ha portato all’operazione di questa notte.

Ma a fare scalpore è soprattutto il piano per rapire la salma di Enzo Ferrari: erano già stati effettuati diversi sopralluoghi e definito le modalità di custodia della salma e di gestione dei contatti con i familiari. Ma l’organizzazione criminale sgominata dai Carabinieri puntava anche sulle rapine a portavalori, istituti di credito ed attività commerciali. Lo dimostra anche l’arresto, nel 2013, a Viadana del latitante Severino Satta, 39 anni, di Lula (Nuoro), sorpreso all’interno di un appartamento con altri due pregiudicati sardi. I tre stavano preparando l’assalto a un portavalori.

Per non farsi mancare proprio niente, la banda aveva avviato anche un imponente traffico di droga e armi fra la Sardegna ed il nord Italia, tra cui proprio Parma, Reggio Emilia, Modena, Lodi, Grosseto, Mantova e soprattutto Padova. I Carabinieri di Nuoro hanno accertato che a capo dell’organizzazione c’era Giovanni Antonio Mereu, 47 anni, di Orgosolo, ma da anni trapiantato nel parmense, dove ha allacciato legami con la criminalità calabrese oltre che con trafficanti di droga operanti anche in Lombardia. Incredibile il modo con cui Mereu acquistava le armi da guerra: arrivavano tramite un noto armaiolo e perito balistico – Renato Bazzan e suo figlio Willy, entrambi agli arresti – da una struttura dell’Esercito, con la complicità di un militare – il luogotenente Giuseppe Mattei – e di un impiegato civile del ministero della Difesa, Paolo Paris. Il tutto attraverso le procedure di rottamazione delle armi del 15° Centro Rifornimenti e Manutenzione dell’Esercito di stanza a Padova, dove lavoravano Mattei e Paris. Bazzan, poi, ne modificava la matricola e le consegnava anche a Mereu. Quest’ultimo le immetteva sul mercato nero, vendendole anche alle ‘ndrine calabresi, a volte in cambio di partite di droga acquistate dalla ‘Ndrangheta.

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