Teatro Regio, i fatti e la propaganda

Teatro Regio, i fatti e la propaganda

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C’è a chi piace parlare e a chi piace fare. Così, a chi dice che “serve un Festival Verdi capace di parlare al mondo”, la risposta migliore l’ha data il pubblico di Australia, Germania, Spagna, Francia, Ungheria, Irlanda, Austria, Polonia, Russia, Svizzera, Regno Unito, USA. Sono i Paesi che hanno permesso al Teatro Regio di Parma di raggiungere il  nuovo record di vendite online in un solo giorno: oltre 35.000€, di cui 25.000 nelle prime tre ore.

Non è solo un numero: vuol dire che mercoledì, mentre qualcuno riempiva le pagine di proposte già realizzate, spettatori da tutto il mondo aspettavano lo scoccare delle 10 del mattino italiane per aggiudicarsi un posto al prossimo Festival Verdi. Anche quelli di Paesi dove a quell’ora era notte fonda.

Merito del successo dello scorso Festival, edizione dei record con 2 nominations agli “oscar della lirica”, merito di una programmazione presentata quando, negli anni passati, il Festival lo si stava ancora soltanto immaginando.

Ma ve lo ricordate il Regio nel 2012? Anche allora c’era un record: il debito. E poi le alzate di sipario al minimo, il Festival con solo due opere, i fornitori in attesa da mesi. Noi siamo partiti da lì, da soli, eppure c’è chi si sveglia oggi e ai microfoni dice che la città “è peggiorata”, che per il Festival Verdi bisogna “costituire un comitato scientifico di livello internazionale”. Bellissima proposta. La condividiamo al punto che martedì 21 gennaio, circa 50 giorni fa, non solo il Comitato scientifico per il Festival Verdi è stato costituito con nomi di assoluta eccellenza internazionale, ma è stato nominato anche il Direttore Musicale del Festival Verdi.

Forse, prima che per farci propaganda mediatica, i giornali andrebbero letti.

Effetto Parma

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