Dopo tanto parlare sulla violenza contro le donne, oggi mi chiedo cosa offre la città ad una donna se dovesse trovarsi in difficoltà. Immaginiamo una situazione normale che per una serie di circostanze sfortunate precipita. La perdita del posto di lavoro, un tradimento familiare, la fine di un amore e di una famiglia, un mutuo da pagare. Tutto questo quando non si è ormai più giovani. Ci sono tanti “esperti” in città. La cosa più plausibile è consultarne qualcuno. Loro cercheranno di convincerci che tutto si risolverà ma intanto parcelle su parcelle. Se non possiamo sostenere tali spese dobbiamo divincolarci negli abissi delle sofferenze silenziose dell’anima. E davanti a noi una società ipocrita, alla quale dispiace per la nostra sfortuna ma che in realtà ci vuole tutte perfette, sorridenti e incrollabili come prodotti appena usciti da una fabbrica per essere appetibili socialmente.
E poi….c’è l’amore. Quell’amore che può portare all’illusione di un futuro migliore perché non più soli, all’euforia, alla gioia, alla disperazione, alla solitudine. Lo reclamiamo sin da bambini, lo interiorizziamo, ne soffriamo per la sua mancanza. Così astratto, così difficile da comprendere ma cosi semplice: la comprensione e il far sentire vicino al proprio cuore qualcuno. E’ nei momenti di maggiore debolezza che ne abbiamo più bisogno, quando siamo arrabbiati con il mondo intero. Ma è anche in questi momenti che gli avvoltoi cercano di persuaderci di tutto per poter aver qualche personale vantaggio dalla nostra scarsa resistenza. Si vestono di mille apparenze e ipocrisie. Hanno il solo obiettivo di trarre benefici economici e personali da un momento di fragilità altrui.
Da non dimenticare che nessun esperto è infallibile. Alcuni potrebbero elargire consigli sbagliati per chi si trova in una situazione bisognosa di sostegno e d’indirizzi di vita. Purtroppo “alcuni” potrebbero dare direttive non sapendo cosa significhi aver vissuto una determinata situazione. Un conto è studiarla sui libri altro è viverla sulla propria pelle. Non esistono strutture pubbliche di mia conoscenza che aiutano a discernere gratuitamente il bene dal male. Tutto viene lasciato alla fortuna e dell’abilità emotive della donna ha subito la beffa del destino. E poi ci sono i numeri verdi, i numeri amici. Anche in questo caso occorre fortuna a trovare quello giusto.
Un sabato sera. Volevo parlare con qualcuno. I conoscenti, gli esperti del sapere ti spingono a uscire anche da sola o con sconosciuti, non curanti dei pericoli che potresti incontrare come donna. Non fidarti di loro. Se ti succederà qualcosa sono gli stessi che ti diranno che sei stata imprudente giudicandoti male. Anni prima avevo sentito parlare di “telefono amico”. Mi faccio coraggio ed alzo la cornetta. Mi risponde un operatore. Mi presento con il mio nome di battessimo: “Buona sera sono Maria Sole”. Lui mi fredda che non poteva dirmi il suo nome. Gli faccio presente che non era un bel modo per iniziare una conversazione. Era stata messa una barriera che m’impediva d’instaurare una conversazione equilibrata. Lui mi ha spiegato gentilmente che il suo “direttivo” gli aveva imposto così. Gli faccio presente che a livello comunicativo è sbagliato. Comunicare significa “mettere in comune” e empatia è la prima regola dei telefoni a scopo di volontariato. Mi sembrava scorretto chiudergli il telefono perché si trattava di una brava persona, un persona semplice, una persona triste più di me. Io che volevo chiacchierare lo feci chiacchierare perché lui più di me aveva bisogno di parlare. Era chiaramente impreparato ad affrontare problemi connessi allo scopo terapeutico di una telefonata amica.
Perché succede anche questo. Nel momento in cui sei giù e puoi precipitare devi stare attento a chi ti affidi e con chi ti confidi. Non c’è differenza se paghi o meno. La felicità, il destino è solo tuo… nostro.
Maria Sole