Il pomodoro da industria ai produttori sarà pagato 80,75 euro a tonnellata, circa 8 centesimi al chilogrammo, ma un euro è destinato al trasporto. Nel distretto del Nord bisognerà inoltre produrre 2,4 milioni di tonnellate. Un accordo tardivo rispetto alle semine, frutto di un difficile compromesso e di tante tensioni dettate anche dai mancati pagamentii delle forniture della collecchiese Copador e della Ferrara food, entrambe alle prese con una gravissima crisi finanziaria.
“La chiusura dell’accordo 2017 per il pomodoro da industria, oltre che tardiva, è anche pessima, come risulta chiaramente dalla fissazione di un prezzo che non consente la remunerazione adeguata del prodotto e lascia solo lavoro e rischi a carico degli agricoltori – tuona il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello -. Il prezzo di 79,75 euro a tonnellata è perfino impronunciabile con l’introduzione di cifre centesimali che sanno quasi di presa in giro, come se si trattasse di oro, dove i centesimi fanno davvero la differenza. Nel settore del pomodoro, con la tabella dei difetti e degli scarti che viene applicata a seconda di quanto si vuol pagare, neanche un euro a cifra tonda riuscirebbe a far la differenza, figuriamoci i centesimi!”.
Secondo il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, l’accordo “con le regole attuali non lascia spazio agli agricoltori. Le organizzazioni di prodotto – sostiene Tonello – non hanno nessun potere contrattuale e sono organismi che, sostenendosi economicamente sulla base dei quantitativi di pomodoro che contrattano, non guardano più la redditività e gli interessi dei produttori. Questi ultimi – afferma Tonello – oggi si ritrovano un accordo firmato dopo che avevano già ordinato le piantine, lavorato i terreni e concimato. Quello che una volta veniva chiamato oro rosso, è diventata ruggine”.
“Non so immaginare – prosegue Tonello – che cosa possa avvenire di peggio perché l’Unione europea e noi agricoltori ci si decida a fare un passo indietro rispetto a strumenti come le organizzazioni di prodotto e gli organismi interprofessionali che con le regole attuali stanno strangolando gli agricoltori. Spero – conclude il presidente di Coldiretti Emilia Romagna – che almeno la cooperazione possa alla fine fare una liquidazione più remunerativa e spero anche che tutti gli agricoltori che ancora non hanno seminato cambino piano colturale, seminando altro dal pomodoro. Da parte nostra continueremo a lavorare per cambiare questo sistema e introdurre strumenti diversi, come il distretto, e regole diverse come l’introduzione dell’origine obbligatoria per tutti i derivati del pomodoro e non solo per la passata”.