Morte degli operai in Libia, Procura di Roma accusa i vertici della...

Morte degli operai in Libia, Procura di Roma accusa i vertici della Bonatti

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failla-piano
Salvatore Failla e Fausto Piano

Secondo la Procura di Roma, gli operai della Bonatti di Parma, Salvatore Failla e Fausto Piano, uccisi il Libia dopo essere stati sequestrati per mesi, potevano essere salvati. Il sequestro si sarebbe potuto evitare, secondo l’accusa, se fossero state adottate tutte le misure di sicurezza da parte dell’azienda parmigiana.

Sei i dirigenti della Bonatti – dal presidente Paolo Ghirelli ai quattro componenti del Cda, fino al dirigente Dennis Morson impiegato in Libia – finiti nel calderone dell’inchiesta. L’accusa è di cooperazione colposa nel delitto doloso. Il pm Sergio Colaiocco, che ha inviato l’avviso di fine indagini, sottolinea che nel 2015 il livello di rischio in Libia era noto a tutti, tanto che il Ministero degli Esteri aveva anche chiesto alle aziende italiane operanti in quel territorio di lasciare il paese o, in alternativa, di prestare la massima attenzione.

Cosa che non è stata fatta, secondo l’accusa, tanto che i quattro tecnici della Bonatti, invece di essere trasferiti via mare come prevedono i protocolli di sicurezza in questi casi, hanno preso l’auto a Mellitah per andare nei cantieri dell’Eni. Rapiti da bande locali, dopo parecchi mesi di privazioni, soltanto due loro – Gino Pollicardo e Filippo Calcagno – sono stati liberati e sono tornati in Italia. Failla e Piano, ufficialmente, sono caduti in uno scontro a fuoco tra le forze libiche e i sequestratori.

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