Lo sport fa paura anche al potere e se si gioca con un palla ovale il pericolo è anche maggiore. Ma può uno sport come il rugby entrare sul delicato palcoscenico di un teatro? “Mar del Plata”, opera, scritta da Claudio Fava e ispirata a a quanto realmente accaduto nell’Argentina della dittatura dei colonnelli, è un’appassionante storia sul rugby e sui valori che questo sport è in grado di trasmettere. Ambientato nel 1978, quando le unità antisovversive mettevano in atto con i mezzi più crudeli lo sterminio degli oppositori al regime, “Mar del Plata” narra le vicende del club “La Plata”, un gruppo di giovani decimato dai militari di Videla, ma che rimase in campo fino alla fine del campionato.
Lo spettacolo sarà al Nuovo Teatro Pezzani, in borgo San Domenico, giovedì 23 febbraio e in replica venerdì 24 con inizio alle 20.30. L’intenso testo teatrale, vincitore del Premio Persefone 2016 nella categoria “Miglior spettacolo di autore contemporaneo”, arriva in città grazie a Sinapsi Group, con il patrocinio del Comune di Parma e in collaborazione con le Zebre Rugby, Rugby Colorno, Rugby Viadana 1970 e Rugby Guastalla 2008.
Raul Barandiaràn, unico sopravvissuto alla tragedia, è il testimone vivente di quella squadra che decise di correre contro tutte le regole imposte e contro l’oppressione, tenendo stretta al petto la palla ovale, a perenne testimonianza di questo nobile sport nel quale “una volta sceso in campo non puoi fuggire o nasconderti, devi batterti con coraggio, lealtà e altruismo”. Così come la leggenda vuole abbia fatto William Webb Ellis nel 1893, quando diede vita al rugby, raccogliendo e cominciando a correre con un pallone da calcio tra le mani.
Porteranno questa storia sul palco Claudio Casadio, Giovanni Anzaldo, Fabio Bussotti, Andrea Paolotti, Tito Vittori, Edoardo Frullini, Fiorenzo Lo Presti, Giorgia Palmucci, Alessandro Patregnani e Guglielmo Poggi, diretti da Giuseppe Marini. Uno spettacolo co-prodotto da Accademia Perduta/Romagna Teatri e Società per Attori, con il patrocinio istituzionale di Ambasciata Argentina in Italia e Federazione Italiana Rugby, in collaborazione con Amnesty International Italia.
“La prima volta che andai in Argentina la memoria di molte cose accadute era ancora intatta – racconta Claudio Fava -. Cose accadute laggiù, a Buenos Aires, dove la storia si era fermata su quell’elenco interminabile di nomi cancellati dalla vita e dal lutto, desaparecidos, ammazzati senza nemmeno il diritto a portarsi la propria morte addosso. Ma anche cose accadute quaggiù, in Italia, dove un’altra guerra e un altro nemico che non facevano prigionieri s’erano portati via, assieme a tanti altri, anche mio padre. Mi era sembrato un viaggio necessario: imparare che nessun luogo è il centro del mondo. Si moriva in Argentina come in Sicilia perché una banda di carogne regolava in questo modo i propri conti con i dissidenti. Pensarla storta, fuori dal coro – sottolinea l’autore – era un peccato imperdonabile. A Buenos Aires come a Catania. Negli anni ho imparato a raccontare quei morti con le parole dei vivi, le madri di Plaza de Mayo, le vedove di via d’Amelio… Ho provato a immaginare com’erano vissuti e perché avevano fatto quello che scelsero di fare”.
Raul Barandiaran è l’unico sopravvissuto di quella squadra che non ha mai mollato la palla ovale.
“Non aveva mai raccontato la sua storia. Nemmeno quando il regime dei militari era crollato come un castello di carte – continua Claudio Fava -. Essere rimasti vivi, sopravvissuti al male, è sempre un peso insopportabile, il segno di una colpa che non esiste ma che ti covi dentro come un’ulcera. Succedeva agli scampati di Auschwitz, successe anche ai superstiti della mattanza argentina. Ho provato a immaginare i pensieri e i gesti di quei ragazzi che scelsero di restare e di morire. Ho cercato di riannodare i fili invisibili che legano vite lontane tra loro: i giovani agenti di Paolo Borsellino che rinunciano alle ferie per far da scorta al loro giudice, i giovani rugbisti di Mar del Plata che rinunciano a trovare rifugio in Francia pur di giocarsi fino all’ultima partita il loro campionato… Il nome di Raul, il sopravvissuto, l’ho conservato. Gli altri, carnefici e vittime, li ho ribattezzati: volevo che ciascuno di loro portasse in questo teatro qualcosa in più della propria storia, qualcosa in più della propria morte. Perché alla fine poco importa che quei ragazzi fossero argentini o siciliani. Importa come vissero. E come seppero dire di no”.
Ma l’emozione del rugby non finisce a teatro. Dal rugby raccontato a quello giocato il passo è breve. E Parma vanta un palcoscenico – quello dello stadio Lanfranchi – dove è sempre di scena il miglior rugby internazionale. Anche domenica 26 febbraio, quando è in programma – con inizio alle 13.30 – la sfida di Guinness Pro12 tra le Zebre Rugby e Ulster, la franchigia irlandese di base a Belfast.
Tutti coloro che si presenteranno alla biglietteria dello stadio Lanfranchi con il ticket dello spettacolo “Mar del Plata”, le Zebre Rugby offriranno l’ingresso a soli 5 euro. Un’occasione da non perdere, per vivere una doppia emozione. Anzi, tripla. Alle 15 c’è anche Inghilterra – Italia, per il prestigioso RBS Sei Nazioni.
I biglietti per lo spettacolo “Mar del Plata” al Teatro Pezzani sono in vendita a 15 euro, ridotto per tesserati società rugby 12 euro. Possono essere acquistati sul sito www.vivaticket.it e nei punti vendita del circuito Vivaticket, allo IAT Informazione ed accoglienza turistica (piazza Garibaldi, 1), alla Tabaccheria Lottici (piazza Ghiaia, 33) e alla Libreria Voltapagina Parma (via Oberdan 4/C). In vendita il giorno dello spettacolo, dalle 19, presso la biglietteria del Nuovo Teatro Pezzani.
Info: 0521 774646 – 328 8851344