La sua auto è volata giù dal cavalcavia di Viarolo il 23 giugno 2012 ed è costata la vita a tre persone. Il pm Emanuela Podda, chiusa l’inchiesta, ha chiesto già il rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio colposo plurimo per Gabriele Alifraco, ex dirigente del Servizio civile e Infrastrutture della Provincia, Stefano Catellani, ex direttore del 2° tronco A1, e Paolo Strazzullo, ex responsabile tecnico A1 (leggi). In giudizio, inoltre, quali responsabili civili anche la Provincia e Autostrade per l’Italia, che dovranno risarcire i danni in caso di accertata responsabilità dei loro tecnici.
Per questo procedimento che approda davanti al giudice per le udienze preliminari Maria Cristina Sarli, ha chiesto di costituirsi parte civile anche l’Associazione italiana famiglie vittime della strada onlus che da quasi 20 anni si batte per l’adeguamento delle condizioni di sicurezza strutturale delle strade e che ha avuto un peso fondamentale anche sull’introduzione del nuovo reato di omicidio stradale. L’incidente del giugno 2012 è costato la vita a Fiorentina Zoto, 27 anni, che con la sua Opel Corsa si è appoggiata al guard-rail del viadotto di Viarolo, che ha subito ceduto – nonostante la velocità fosse di soli 27 chilometri orari – facendola precipitare da un’altezza di oltre 6 metri sulla sottostante autostrada, dove transitava in quel momento l’Alfa 147 di due pensionati, Giacomo Carrera e Concetta Aleo, che da Milano stavano rientrando nella loro Caltagirone.
Secondo la Procura, sulla struttura realizzata negli anni ’70 non si sarebbero fatti interventi almeno dal 1992 al 2012.
“Questo procedimento per noi riveste una importanza strategica nella lotta alla strage stradale – ha scritto il presidente Alberto Pallotti -. E’ inutile e improduttivo dare sempre e solo la colpa dei sinistri agli utenti della strada. In questo caso, se i sistemi di ritenzione avessero funzionato, non dovremmo piangere 3 persone decedute e un ferito gravissimo. E’ necessario approfondire, come avete già fatto fino ad adesso, con grande coraggio, tutti gli aspetti relativi a questa triste e tragica vicenda. Vanno individuati i colpevoli e perseguiti perché la giustizia sia giusta. Mi rendo conto che sia un compito improbo, anche il tribunale ha trovato delle difficoltà, visto che sono passati 4 anni e mezzo e ancora il processo di primo grado deve iniziare. La nostra associazione vuole essere proprio di impulso e di supporto all’azione della magistratura”.
L’associazione ha anche chiesto l’autorizzazione ad esporre striscioni e i volti delle tante vittime della strada nei pressi del tribunale di Parma.