Il “Salso Film e TV Festival” di Salsomaggiore fu uno degli appuntamenti più innovativi e sperimentali degli anni Settanta-Ottanta, nato da un’idea di Giuseppe Bertolucci e dal fermento culturale maturato nel Filmstudio di Roma. Se ne sono ormai perse le tracce nella memoria anche di chi ha vissuto quei periodi, ma a ricordarlo, ricostruendone la storia dalla nascita al tramonto in soli 88 minuti, è ora il documentario di Luca Gorreri,dal titolo Sassi nello stagno, selezionato dal Lecce Film Fest 2016, che verrà proiettato venerdì 3 febbraio alle 21 al Cinema Edison di Parma, in Largo 8 Marzo. Introduce il film e modera il dibattito il critico cinematografico Filiberto Molossi. Prenderanno parte inoltre il regista Gorreri e la troupe (Stefania Pioli, montaggio; Simone Manuli, autore delle musiche originali; Fausto Tinello, post-produzione audio; Paolo Rossini, voce). L’ingresso alla proiezione è libero e gratuito (Info: Cinema Edison, tel. 0521 964803).
Attraverso immagini e video di repertorio, documenti, interviste ad alcuni dei protagonisti (Adriano Aprà, Enrico Ghezzi, Patrizia Pistagnesi, Luciano Recchia, Christa Lang, Samantha Fuller) il documentario ripercorre la parabola di un Festival che fu una fucina di tutto ciò che si faceva di nuovo nel mondo dal punto di vista del linguaggio audiovisivo e che divenne, nel suo momento culminante, il terzo in Italia per importanza, dopo Venezia e Pesaro.
Il titolo nasce dalla convinzione che il Festival di Salsomaggiore fu davvero un sasso nello stagno. Tra i protagonisti del Festival, registi e attori di fama internazionale come Bernardo Bertolucci, Wim Wenders, Jean-Luc Godard, Samuel Fuller, Jim Jarmusch, Pedro Almodovar, Aki Kaurismaki, Otar Ioseliani, Amos Gitai; al Festival parteciparono inoltre molti registi esordienti, ora noti al pubblico, come Silvio Soldini, Marco Tullio Giordana, Fiorella Infascelli, Marco Bechis, Silvano Agosti. Non facendo concessioni alla spettacolarizzazione, la manifestazione fu però tacciata di essere elitaria e destinata a pochi intellettuali. Il documentario, opera prima del 46enne Luca Gorreri (che ne firma soggetto, regia, produzione), vuole essere a sua volta un sasso nello stagno che, a venticinque anni di distanza, smuove l’oblio in cui è caduto questo innovativo Festival, mettendo in evidenza, con ironia e autoironia, alcune delle cause della chiusura e proponendo una riflessione sul ruolo culturale dei festival in generale.