Due morti trovati in casa in un appartamento di un condominio di via Gibertini. Si tratta di una coppia, entrambi parmigiani, di 43 e 50 anni. La scoperta è avvenuta nella notte e sul posto si sono precipitati i carabinieri.
E’ ancora presto per fare ipotesi su quanto accaduto in quella casa, ma i primi accertamenti farebbero pensare all’ennesimo caso di omicidio-suicidio.
L’appartamento in cui si è consumato il dramma – al terzo piano della palazzina di via Gibertini 6 – è quello di Paolo Cocconi, 50 anni, una delle vittime. Secondo una prima ricostruzione di quanto accaduto, sembra che tra l’uomo e la donna – Arianna Rivara, 43 anni – i rapporti fossero un po’ complicati, tanto che lei da qualche tempo non si vedeva più in quella casa.


Nella tarda serata di giovedì, a quanto pare, la madre e la sorella della 43enne hanno cominciato a chiamarla sul cellulare, senza ricevere alcuna risposta. Una telefonata dietro l’altra, con l’ansia e la paura in continuo crescendo. Nel frattempo le studentesse che abitano di fronte a quella palazzina – spaventate dalle urla tremende di chi stava per morire – temendo fosse successa qualcosa di irreparabile, hanno chiesto aiuto al 112.
Sul posto, poco dopo mezzanotte, sono quindi arrivati i Carabinieri e i vigili del fuoco. Questi ultimi sono entrati nell’appartamento attraverso una finestra, facendo la macabra scoperta. Laconica la conferenza stampa dei Carabinieri che al fuoco di fila di domande hanno dato poche e scarne risposte poiché sulla vicenda vige il segreto istruttorio. La sensazione è comunque quella che la donna stanca della relazione volesse troncare provocando la reazione sconsiderata di Cocconi.
Nessuna notizia ufficiale neppure sulle modalità con le quali è stato commesso l’omicidio prima e il suicidio dopo. L’unica cosa certa è che in casa non c’erano armi da fuoco. E pare che sul corpo della donna non siano state trovate ferite. Rimane quindi in piedi l’ipotesi – in attesa dell’autopsia che verrà eseguita nei prossimi giorni – che Arianna sia stata soffocata, mentre Cocconi avrebbe ingerito farmaci o altre sostanze in grande quantità per suicidarsi.
Entrambe le vittime lavoravano in Barilla ed avevano studiato all’Itc Melloni di Parma. Un posto prestigioso per Arianna, da 20 anni a Pedrignano, diventata assistente del responsabile del mercato europeo della multinazionale della pasta. Una storia d’amore, la loro, finita nel peggiore dei modi. Due vite spezzate dalla follia. Sembra che nella casa sia stato trovato anche un anello costoso con diamante con il quale l’uomo avrebbe voluto riconquistare la sua ex compagna. Per Cocconi, forse, la fine di quella storia rappresentava anche l’ennesimo fallimento: alle sue spalle aveva già un matrimonio finito con il divorzio, dal quale aveva avuto anche una figlia.
Paolo Cocconi, appassionato di bodybuilding, frequentava aquasi tutti i giorni una palestradi via Venezia, ed aveva anche una passione per le auto. Un uomo tranquillo, normale, dal quale nessuno si sarebbe mai aspettato un’azione del genere. Amici e conoscenti sotto choc per lui e per lei.
Arianna, la cui famiglia vive a Sissa, dove la sorella è stata anche consigliere comunale, proprio il 25 novembre scorso – mentre a Parma si teneva il corteo contro la violenza sulle donne, con la presenza pure dei “maschi che si immischiano”, sul suo profilo Facebook pubblicava un’immagine che oggi sembra quasi profetica.
Solo un atto dettato dalla coscienza oppure aveva qualche timore? Sono tante le domande ancora in attesa di risposte, elementi d’indagine per i Carabinieri impegnati a scrivere una storia il cui epilogo, purtroppo, è già noto a tutti.
Metti una storia che sta per finire, non fra ragazzini, ma fra persone adulte. Per lei è già finita e guarda al suo futuro abitato da altre presenze, da altre aspettative. Ha cercato di spiegarglielo in tanti modi, nei gesti, nei non sorrisi, nella non felicità del suo sguardo cogliendo in lui sempre la stessa maschera di incredulità, di rimozione. Giorno dopo giorno finchè un particolare, un fatto, increspa la rigidità della maschera, una piccola crepa e poi lo squarcio. Come lava erutta la rabbia di chi non sa gestire il rifiuto, di chi è incapace di relazionarsi con la complessità degli esseri umani. Dei manichei delle relazioni. Dei Narcisi patologici. Degli Assassini.
E come piccoli ragni girano su se stessi in un terreno sconosciuto, tessendo la tela dell’ultimo appuntamento. Quello definitivo, quello che “sarà una svolta”. Non sarà una svolta, sarà solo un orrendo epilogo di una storia. Sarà l’ennesimo massacro.
Di lei rimarrà una lapide con la data di nascita e morte, e la domanda che non avrà mai risposta sul perché quella fiducia fino alla fine. Forse perchè le donne sono generose e non si sottraggono al dialogo di responsabilità?
Di lui verrà raccontata la vita, entrerà in una narrazione costruita sui luoghi comuni del caso, che il linguaggio perpetra, e lo scopriremo disperato, folle d’amore, disagiato, “provocato” e ad ogni giustificazione sbiadisce la figurina di lei, si allontana sempre di più anche nel ricordo.
Ricordiamo molto spesso gli assassini, meno le vittime.
Non accettate l’ultimo appuntamento. Guardatevi alle spalle. Circondatevi di persone amiche che vi proteggono e denunciatelo. Vorremmo raccontare la vostra, di vita.
Lisa Gattini
Segretaria confederale CGIL Parma
con delega alle Politiche di genere