Bond argentini, ribaltata in appello sentenza del tribunale di Parma. Risparmiatrice risarcita

Bond argentini, ribaltata in appello sentenza del tribunale di Parma. Risparmiatrice risarcita

1445
0
CONDIVIDI

La Corte d’Appello di Bologna ribalta una sentenza del Tribunale di Parma e ridà speranza ai risparmiatori che hanno investito nei famigerati Tango Bond, ovvero le obbligazioni argentine. Ad annunciarlo è Confconsumatori che, attraverso l’avvocato Giovanni Franchi, ha assistito una risparmiatrice parmigiana dopo che in primo grado aveva perso la causa intentata per riavere i suoi 15.048,87 euro dalla banca presso la quale aveva acquistato i bond argentini.

Il giudice d’appello ha accolto la domanda di nullità dell’operazione ai sensi dell’articolo 23 del Testo Unico Finanza, uniformandosi ad un orientamento ormai consolidato in giurisprudenza, anche di quella della Cassazione, secondo cui perché l’ordine non sia nullo per difetto di forma è necessario che lo stesso sia accompagnato da un contratto generale d’investimento – quello che regola tutti i rapporti tra banca e investitore – sottoscritto, oltre che dal cliente, anche dal legale rappresentante dell’istituto. Ma l’aspetto più importante della sentenza è che la Corte ha ritenuto rilevabile d’ufficio e, di conseguenza, proponibile anche in appello la domanda di nullità, benché la stessa non fosse stata avanzata in primo grado.

«Una decisione importantissima – dichiara l’avvocato Giovanni Franchi che conferma un principio sempre più ripetuto dalla giurisprudenza, secondo cui anche domande di nullità, come quelle previste dall’art. 23 TUF c.d. di protezione perché eccepibili solo da una parte, ossia il risparmiatore, sono rilevabili d’ufficio, quando l’effetto che ne deriva è a vantaggio della parte protetta. E così ancora una volta siamo riusciti a ribaltare una decisione di un Tribunale, quello di Parma, la cui giurisprudenza si discosta spesso da quella della Suprema Corte, a dispetto degli interessi dei risparmiatori, che vengono spesso condannati a pagare ingenti spese di lite».

Nessun commetno

Lascia una risposta: