Omicidio plurimo premeditato, aggravato dalla crudeltà. Questa l’accusa contestata a Samuele Turco, 42 anni, e al figlio Alessio, 20, la cui testimonianza ha consentito di dare un’accelerazione alle indagini della Squadra mobile diretta da Cosimo Romano. Entrambi sono stati arrestati dagli agenti di Borgo della Posta.
Il ragazzo era presente nel casolare dell’orrore nella notte del massacro – quella fra Natale e Santo Stefano, quando Samuele Turco avrebbe ucciso la sua ex, Gabriela Andrea Altamirano, e il trans Kelly, ovvero Luca Manici. Proprio le sue dichiarazioni hanno consentito di recuperare il coltello – un tipo utilizzato in cucina, lungo ben 30 centimetri – sotterrato in un parco nei pressi del ristorante “Miglio 76” di Cassio, gestito da Turco con scarsi risultati. Mentre in un fienile poco lontano da casa – dove Alessio ha accompagnato gli agenti – erano stati nascosti computer, tablet e telefonini cellulari delle vittime.
I particolari dell’inchiesta, condotta nel massimo riserbo e con una rapidità straordinaria, sono stati illustrati in Procura dal procuratore Antonio Rustico che ha seguito il lavoro del suo sostituto Emanuela Podda, dal questore Pier Riccardo Piovesana e ovviamente dai vertici della Squadra Mobile, che hanno indagato senza sosta, interrogando decine di persone e seguendo ogni minima traccia, anche se la pista passionale era subito apparsa quella buona.
“Il ritrovamento degli oggetti – ha sottolineato il procuratore, ringraziando gli uomini della Polizia che in soli 8 giorni hanno risolto il caso – ci dà la conferma che la strada imboccata era quella giusta”.
Il questore Piovesana ha specificato però che “l’indagine sin dall’inizio si presentava complessa”.
Secondo la ricostruzione operata dagli inquirenti, Samuele Turco si sarebbe fatto prestare l’auto da un amico – assolutamente ignaro di quanto stava per accadere – con la quale la notte tra Natale e Santo Stefano, dopo aver trascorso la serata con parenti nel proprio ristorante fino a mezzanotte, ha raggiunto l’Angelica Vip Club di San Prospero. Nel casale era presente anche il figlio Alessio. Oltre alle dichiarazioni di quest’ultimo – come ha precisato in particolare il questore Piovesana – indispensabili per indirizzare le indagini della Mobile sono risultate le immagini delle telecamere di videosorveglianza, che hanno immortalato l’auto con la quale l’uomo ha raggiunto il casolare a luci rosse di via Angelica.
Una volta dentro, l’uomo di sarebbe accanito contro Gabriela tentando di soffocarla con un laccio e finendola poi a coltellate. Subito dopo è toccato a Kelly, rincorso fin nel porticato dove è stato raggiunto e colpito a morte con lo stesso coltello. probabilmente per eliminare un testimone scomodo, ma forse anche un po’ per vendetta. Sconvolge particolarmente la fine di Gabriela Altamirano che – come ha rivelato il procuratore Rustico – è stata lasciata morire dissanguata. Né le coltellate, né il tentativo di strozzarla con il laccio, infatti, sarebbero stati sufficienti a spegnere la vita della 45enne.
Nei giorni precedenti – non denunciato dalla vittima – secondo quanto riferito dal procuratore Rustico, ci sarebbe stato ai danni di Gabriela Altamirano anche un tentativo di aggressione, al termine dell’ennesimo tentativo di Turco di riconquistare la sua ex compagna. Rottura determinata dalla diffusione a novembre di alcune immagini intime della 45enne, senza il suo consenso. Tanto che la Altamirano aveva presentato una denuncia in proposito contro il 42enne. Sembra infine che proprio Gabriela Altamirano sostenesse economicamente Turco, in difficoltà con il suo ristorante. E la rottura della relazione avrebbe fatto venir meno proprio l’aiuto finanziario.
Ma ulteriori particolari – ammesso che gli indagati decideranno di rispondere alle domande – potranno arrivare soltanto in seguito all’interrogatorio di garanzia che si terrà davanti al gip nei prossimi giorni. Sequestrato, infine, anche il ristorante “Miglio 76” di Cassio, nel quale proprio la sera di Natale, poche prima della folle mattanza a San Prospero, i Turco avevano festeggiato in allegria insieme ai loro familiari. Un tentativo, forse, di crearsi un alibi. Così come la dichiarazione di Samuele – “ho seguito fino a Sant’Ilario un’auto simile a quella di Gabriela, diverso solo un numero della targa” – bugia che la Polizia ha facilmente smontato, verificando che non esistono Opel di quel tipo con targa quasi uguale.
Ma Samuele e Alessio Turco potranno dire la loro sabato 7 gennaio, sempre ammesso che decideranno, con i loro legali, di rispondere alle domande del giudice delle indagini preliminari che a partire dalle 10 effettuerà gli interrogatori di garanzia.