

“Sentite le scarse e insufficienti notizie che trapelano circa la tragedia umanitaria dei Rohingya, popolazione di religione islamica insediata a nord del Rakhine (regione del Myanmar – ex Birmania) – sottolinea Gajda – esprimiamo grande preoccupazione per un nuovo inquietante episodio di probabile pulizia etnica in corso. Pur essendo precluso alla stampa l’accesso alle zone interessate dai fatti, Human Rights Watch ha diffuso foto satellitari, che mostrano interi villaggi bruciati, e le denunce di violenze nei rastrellamenti si sono moltiplicate. Stupisce e preoccupa – dice ancora il consigliere comunale aggiunto – il silenzio sull’argomento della signora Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace conseguito per la sua pluridecennale battaglia contro la dittatura militare nel suo Paese. A lei si sono indirettamente rivolti pochi giorni fa con una lettera all’Onu, 23 leader mondiali, tra cui diversi Nobel per la Pace che, evocando lo spettro di genocidi passati, la hanno criticata per non aver preso «nessuna iniziativa per assicurare pieni diritti di cittadinanza per i Rohingya». La signora Aung San Suu Kyi, dopo lunghissime battaglie e sofferenze personali, ha conseguito la leadership del suo Paese, del quale è, nei fatti, il capo riconosciuto e personalità politica egemone nelle istituzioni. Associandosi alla voce dei 23 firmatari della lettera all’ONU – aggiunge Gajda – chiediamo alla signora Suu Kyi di chiarire la propria posizione e di produrre gli interventi in suo potere per accertare i fatti e se del caso fermare il genocidio in corso“.