Quello di Luca Manici e Gabriela Altamirano non è stato un omicidio come tanti altri. Chi l’ha commesso si è accanito con particolare ferocia, soprattutto sulla 45enne argentina. Questi i primi particolari filtrati dall’autopsia effettuata venerdì all’Istituto di medicina legale. La donna, trovata sul letto con il vestitino alzato al livello dei fianchi, è stata trafitta da numerose coltellate ed aveva anche un laccio attorno al collo, utilizzato per strangolarla. Una furia non comune, non dettata, a quanto pare, da un omicida che si può definire freddo e distaccato. La donna aveva anche le scarpe ai piedi, quindi può essere che abbia prima lottato con il suo assassino, finendo poi sul letto dove è stata uccisa. Nella stanza, una pozza di sangue.
Luca Manici, 47 anni, noto come Kelly, è stato invece trovato riverso nel portico del casolare trasformato in un club a luci rosse. Accasciato dietro a un divano, Manici sarebbe stato colpito da diverse coltellate di cui una, quella fatale, alla gola. Altre risposte si attendono dall’esame autoptico, ma per il momento c’è il più assoluto riserbo su quanto accaduto.
Una scena da film horror in quel casolare di San Prospero dove è stato commesso il duplice omicidio di Natale (leggi).
Un primo enigma da sciogliere riguarda il bersaglio di questa folle mattanza: era Gabriela l’oggetto della furia dell’assassino, oppure era Luca Manici? L’accanimento contro la donna farebbe pensare che fosse proprio l’argentina residente a Salsomaggiore, madre di due figli, il bersaglio. Ma è ancora presto per trarre delle conclusioni. Secondo una prima versione sembra che la donna facesse la barista in quel club a luci rosse insieme ad un’altra ragazza argentina. E in effetti, stando al sito internet dell’Angelica Vip Club, un servizio bar c’era con bariste in topless che accoglievano gli “invitati” in arrivo. Anche se l’ex compagno di Gabriela, Samuele Turco, che per un certo periodo ha frequentato con la donna quel posto, nella sua intervista-sfogo ha negato la presenza di un bar (leggi).
Riguardo all’ora del decesso dei due, l’incrocio di alcuni dati farebbe pensare che risalga alle prime ore del giorno di Santo Stefano. Sembra infatti che l’ultimo accesso a WhatsApp dal profilo di Luca Manici sia delle 2.41 del 26 dicembre. Ma vista anche la distanza tra i due corpi, ci si sta chiedendo anche se l’assassino fosse solo o in compagnia. Potrebbe anche essere che Manici, vista la situazione, stesse tentando di fuggire per sottrarsi alla mattanza e per questo è stato ritrovato fuori dal casolare.
Ipotesi di lavoro per gli investigatori della Squadra mobile, guidati da Cosimo Romano, che continuano a lavorare incessantemente e in silenzio. Anche perché si sa che questi casi vanno risolti subito o si complicano sempre di più. E a quanto pare in Borgo della Posta qualche idea precisa se la sono già fatta.
