Presentato oggi (lunedì 19 dicembre), a Bologna, il nuovo accordo triennale (è la prima volta) tra Barilla e gli agricoltori italiani. Riguarda 50 fornitori pari a 5 mila imprese agricole che grazie a questi contratti potranno accedere ai finanziamenti pubblici e vedere crescere la propria redditività (circa il 25% in più rispetto ai contratti standard). Aumentano i volumi di grano duro “Sostenibile”: +40% nei prossimi tre anni. Oltre 65 mila gli ettari di superficie destinata alla coltivazione del grano duro. Le principali regioni coinvolte sono: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Toscana, Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Campania e Puglia.
Assicurare la disponibilità e la qualità del grano duro, migliorando il livello delle produzioni locali e riducendo il ricorso all’import. Aumentare la redditività delle aziende agricole e allo stesso tempo ridurre l’impatto sull’ambiente attraverso l’adozione di pratiche sostenibili. Questi, in sintesi, alcuni dei benefici dei nuovi contratti di coltivazione del grano duro stipulati dal Gruppo Barilla con gli agricoltori italiani per le campagne agrarie 2016-17, 2017-18, 2018-19. L’azienda di Parma, principale trasformatore al mondo di questa materia prima e leader mondiale del mercato della pasta si è impegnata ad acquistare nei prossimi 3 anni ben 900.000 tonnellate di grano duro italiano.
Questo contratto pluriennale garantirà alle imprese agricole di accedere ai finanziamenti del MIPAAF per un importo stanziato di ben 10 milioni di euro. E di avere una migliore redditività: in media del +25% superiore ai contratti standard grazie anche ad incentivi legati a una produzione di qualità maggiore (pari al 10-15% del prezzo medio del grano). Mentre Barilla, grazie all’applicazione di rigorosi disciplinari di coltivazione, avrà la certezza di ricevere un grano duro di eccellente qualità. L’accordo infatti prevede l’incremento del +40% dei volumi acquistati da Barilla nell’ambito del progetto “grano duro sostenibile” che passeranno dalle 197.000 tonnellate del 2016 alle 280.000 tonnellate del 2019.
I nuovi contratti di coltivazione – che rappresentano il 40% del grano duro acquistato in Italia dalla Barilla – prevedono un investimento totale da parte del Gruppo di Parma di 240 milioni di euro (pari a 80 milioni di euro ogni anno). Riguarderanno oltre 50 fornitori pari a 5.000 aziende agricole per una superficie destinata alla coltivazione del grano duro di alta qualità di 65.000 ettari, il 6% di quella nazionale. Mentre le varietà top quality seminate sono l’Aureo, lo Svevo e il Pigreco.
“Questo accordo dimostra che c’è un modo virtuoso di sostenere l’agricoltura nazionale della filiera grano – pasta”, afferma Luca Virginio, Responsabile della Comunicazione e delle Relazioni Esterne del Gruppo Barilla. “Attraverso questi contratti di coltivazione riusciremo finalmente ad aumentare la produzione di grano duro italiano di qualità e a remunerare adeguatamente gli agricoltori che potranno anche programmare al meglio lo sviluppo di mezzi e di risorse. Allo stesso tempo avremo una riduzione dell’ impatto ambientale grazie alla crescita del progetto grano duro sostenibile, in linea con la nostra mission “Buono per Te, Buono per il Pianeta”.
COLDIRETTI E LA “GUERRA DEL GRANO”
La “guerra del grano” lanciata da Coldiretti all’inizio dell’estate comincia a dare i primi risultati. È quanto afferma Coldiretti Emilia Romagna, ricordando che, dopo l’invio il 15 di novembre all’Unione europea del decreto legge per l’etichettatura obbligatoria del grano utilizzato per fare la pasta (oggi un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero senza che il consumatore lo possa sapere), è arrivato anche lo stanziamento nella manovra finanziaria di 10 milioni di euro per il settore cerealicolo nazionale. Un provvedimento – commenta Coldiretti regionale – accolto con favore dai 30 mila produttori di cereali dell’Emilia Romagna che nel 2016 hanno perso più di 70 milioni di euro a causa del crollo del prezzo del grano duro del 43 per cento rispetto al 2015, senza che questo abbia portato nessun beneficio per i consumatori.
Dopo che i compensi dei produttori di cereali sono ritornati indietro addirittura ai livelli di 30 anni fa, lo stanziamento della manovra finanziaria – afferma Coldiretti regionale – dovrebbe arrestare il rischio di abbandono della coltura, che comporterebbe forti ripercussioni sia per il territorio regionale (dove vengono coltivati 200 mila ettari di cereali) sia per i consumatori, che vedrebbero venir meno l’alta qualità garantita dal made in Italy.
I 10 milioni di euro – spiega Coldiretti Emilia Romagna – sono destinati alle imprese agricole iscritte alle Camere di Commercio, che abbiano sottoscritto contratti di filiera almeno triennali. L’importo massimo ammesso per azienda è di 100 euro all’ettaro fino al limite di 50 ettari, per un importo complessivo per ogni azienda di 15 mila euro nell’arco di tre anni, secondo il criterio di “de minimis”. Per le domande di aiuto, che vanno presentate entro la scadenza della domanda unica Pac (normalmente il 15 maggio del 2017), Coldiretti Emilia Romagna ha messo a disposizione delle imprese gli uffici e il personale del proprio Centro di Assistenza Agricola.