La favola di Roberta e Marco: hanno messo su casa

La favola di Roberta e Marco: hanno messo su casa

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La disabilità non è più un limite alla realizzazione dei propri sogni, all’indipendenza dalla famiglia. Attraverso il progetto di domiciliarità comunitaria “Scuola per l’autonomia” della Pedemontana Sociale, Roberta e Marco sono riusciti a mettere su casa ed hanno festeggiato con un aperitivo in compagnia. Quella di Roberta Passera e Marco Trivelloni è una famiglia davvero speciale, perché riuscire a metter su casa per due persone diversamente abili è un’impresa di volontà e coraggio. Ma non hanno mai gettato la spugna e hanno sempre potuto contare sugli operatori dell’azienda che gestisce i servizi socio-assistenziali per i cinque comuni dell’Unione Pedemontana Parmense.

Così sabato 10 dicembre Roberta e Marco hanno fatto festa, offrendo un aperitivo nel loro appartamento di Collecchio insieme ad amici, parenti, vicini di casa e alle persone che li hanno accompagnati in questo percorso. Una festa alla quale non sono voluti mancare gli amministratori dell’Unione Pedemontana, come Paolo Bianchi, primo cittadino di Collecchio nonché presidente del Cda dell’azienda sociale, il sindaco di Sala Baganza, Aldo Spina, e gli assessori dei cinque comuni dell’Unione.

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«Abbiamo realizzato il nostro sogno che accarezzavamo da tanto tempo – ha spiegato Marco – grazie alla Pedemontana Sociale, al suo sostegno economico e all’aiuto dei suoi operatori, e alle nostre famiglie». Marco ha conosciuto Roberta cinque anni fa, durante le attività promosse dall’Associazione “Liberi di Volare” che opera per stimolare gli interessi e favorire l’integrazione dei ragazzi con disabilità. Dopodiché è iniziato il lungo cammino verso la convivenza che li ha resi indipendenti.

«Anche questa è libertà – ha sottolineato Bianchi –. Chi non può essere libero, perché imprigionato da una disabilità, va aiutato. Come azienda e come amministrazione abbiamo sempre creduto in questo percorso che riguarda l’autonomia dei nostri cittadini. Ed è solo l’inizio – ha assicurato–: abbiamo altri appartamenti che possono essere utilizzati per percorsi come questi».

Il direttore generale di Pedemontana Sociale, Adriano Temporini, ha ricordato come le famiglie di Roberta e Marco siano state la forza motrice del progetto: «È da lì che siamo partiti. Sono state loro ad aiutarci a comprendere quali fossero i problemi, facendoci uscire anche dalla presunzione del “sapere”. Hanno perseguito questo obiettivo con tenacia, passione e riconoscenza». Un obiettivo centrato anche «grazie alla sensibilità dei nostri amministratori – ha aggiunto il direttore – che fin da subito ci hanno dato tutto ciò di cui avevamo bisogno. Come azienda abbiamo la volontà di “gemmare” esperienze analoghe, rispettose delle persone e che aiutano a tessere relazioni».

Temporini ha voluto poi ringraziare le persone e i professionisti che hanno accompagnato Roberta e Marco in questo cammino: Sabrina Fornari, Silvia Maloni, Emiliano Pavarani e Augusto Malerba. Un cammino difficile, ha ricordato Giancarlo, padre di Marco: «Lui ha una grande forza di volontà e ha sempre voluto essere indipendente. Così abbiamo pensato a questa soluzione, che può aprire una strada, essere di esempio. Per noi è stata dura vedere Marco uscire di casa – ha aggiunto con la voce rotta dalla commozione – anche perché ha bisogno di tutto. Ma le cose stanno andando bene».

Al momento del brindisi anche Roberta ha superato la sua timidezza: «Ringrazio tutti voi che siete qui e ringrazio il sindaco. Ho trovato anche il nome per questa casa: la vorrei chiamare Rosa di Maggio, perché io sono nata il primo maggio, che è anche la festa dei lavoratori». E a chi gli ha chiesto se Marco la faccia arrabbiare, ha risposto con un sorriso.

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