Secondo il Partito democratico, che ha incassato una delle sconfitte più pesanti della sua storia, in Italia hanno votato in tre o quattro: Salvini, Grillo, Berlusconi e qualcuno dice pure D’Alema. Perché solo loro hanno vinto. Lo dicono il deputato Giuseppe Romanini, il senatore Giorgio Pagliari, il sindaco di Fidenza Andrea Massari. Esponenti di spicco di un Pd oggi un po’ allo sbando, che per il “si” si erano spesi anima e corpo (leggi i risultati finali).
Quindi i circa 19,5 milioni di italiani su un totale di oltre 33 milioni che hanno barrato la casella del “no” sarebbero degli automi in mano a tre o quattro. Nessuno ha capito e tutti hanno votato di pancia contro Matteo Renzi per sfasciare la loro Italia. Può anche essere sia andata proprio così, forse non tutti hanno avuto tempo e voglia di leggere una riforma così ampia. Ma se questa fosse la lettura del voto che con il 59,11% degli elettori ha cassato la riforma costituzionale, allora bisognerebbe anche chiedersi perché gli italiani ce l’hanno tanto con il governo di Matteo Renzi e quindi con il Pd che lo ha sostenuto. E quindi non ha perso solo Renzi, ma qualche riflessione – anche sul fronte territoriale – gli aderenti al Partito democratico dovrebbero farla. Insomma, non sono sempre gli altri quelli che non capiscono…
Il commento più amaro dopo il voto appare forse quello dell’onorevole Giuseppe Romanini: “Fine giornata con molta amarezza. Renzi, con la prevista coerenza, si è dimesso. Hanno vinto Salvini, Grillo, Berlusconi. Buona notte!“, scrive a caldo sul suo profilo facebook. Poi in mattinata affida il suo pensiero a una nota ufficiale nella quale non esclude le elezioni come unico mezzo per ristabilire gli equilibri: “Il risultato elettorale non si presta ad altre interpretazioni: gli italiani hanno votato e scelto di respingere la riforma della Costituzione. Il voto è stato chiaro e l’altissima partecipazione al voto, segno positivo di vitalità democratica, ne rafforza la nettezza. Non posso tuttavia, dopo essermi speso totalmente per un risultato diverso, nascondere l’amarezza per questo esito. Resto convinto di aver combattuto per una causa giusta e che il nostro Paese abbia veramente perso l’opportunità di cambiare in meglio, di avere istituzioni più vicine ai cittadini, un parlamento più forte nel suo ruolo, un governo più stabile e direttamente responsabile nei confronti dei cittadini elettori”.
“Abbiamo certamente commesso molti errori, il principale quello di non essere riusciti a mantenere il confronto sul merito delle proposte di modifica ed aver lasciato che altre argomentazioni inquinassero il dibattito politico – continua Romanini -. Il voto premia Grillo, Salvini e Berlusconi. Matteo Renzi, con coerenza, ha annunciato le proprie dimissioni. Si apre una stagione di incertezza nella quale non sarà facile ritrovare nuovi equilibri senza un rinnovo della rappresentanza sancito dal voto popolare. Rimango convinto che la responsabilità nostra, del PD anzitutto, sia quella di proporre all’Italia un’alternativa autenticamente riformista, facendo ammenda degli errori compiuti ma lavorando da subito ad una proposta credibile da proporre agli italiani”.
Il senatore Giorgio Pagliari, invece, fa un’analisi articolata senza nascondere più di tanto che il suo cuore batte sempre per il segretario-premier.
“Grazie a Matteo Renzi, anche per la dichiarazione di questi minuti – commenta il professor Pagliari -. Il dato oggettivamente positivo è l’alta affluenza alle urne, che fa giustizia di coloro che criticavano il fatto di aver “costretto” gli italiani al voto. E’ stata una vera festa della democrazia. L’Italia sembra aver deciso per il “No”. Rispetto, naturalmente, la volontà degli elettori. Il Paese ha scelto, purtroppo, di fermarsi, rilanciando l’immagine dell’immobilismo italiano, cui ci hanno condannato, per quasi vent’anni, i vincitori di oggi, da Berlusconi a D’Alema. Si apre una stagione di grande incertezza politica con probabili ripercussioni sul piano dei mercati. Mi auguro che si possano trovare soluzioni rapide alla crisi per varare la legge di bilancio e per approvare la nuova legge elettorale. L’interesse generale viene prima delle convenienze politiche del fronte del “No”. Un’ultima annotazione. La sconfitta è netta. Il consenso per il “Sì” sembra comunque un dato significativo, su cui riflettere, anche considerando che si è trattato di una battaglia solitaria condotta da Matteo Renzi. E’ il fronte – sottolinea Pagliari – di chi vuole l’Italia delle riforme, di chi dice no ai gattopardi della politica e che non vuole il ritorno alla palude del proporzionale puro, delle maggioranze incerte e della politica chiusa nelle logiche astratte e di casta delle classi dirigenti degli ultimi vent’anni. Spero, per il Paese, che la vittoria del “No” si riveli una vittoria di Pirro. E per molti dei suoi componenti rischia di essere davvero così perché – mi auguro di sbagliarmi – stasera si è regalata al M5S una corsia privilegiata verso Palazzo Chigi”.
Ma in democrazia, anche il Movimento 5 Stelle se ha i voti degli italiani ha il diritto di accedere al Palazzo. La realtà forse è diversa: l’Italia vuole “cambiare verso” si, ma il verso giusto. E questo sembrava quello sbagliato. Come nel 2001 la riforma costituzionale si è fatta con la sola maggioranza che – alla luce del voto – non è però maggioranza nel Paese.
“Come aveva promesso il Presidente del Consiglio Matteo Renzi si è dimesso un minuto dopo aver perso il referendum per coerenza dignità – ha detto invece Andrea Massari, sindaco di Fidenza -. Si è assunto tutte le responsabilità (evento raro in Italia, forse unico). L’alta affluenza un ottimo segno per tutti. Il risultato è ora sacro anche se non piace. Politicamente vincono Grillo, Salvini e Berlusconi“.
Per amor di pace, Massari non mette dentro anche il suo “compagni” di partito la cui matita è caduta sul “no”. E anche a Fidenza è stato quest’ultimo a prevalere.
“Non è il risultato che ci aspettavamo e quello per cui abbiamo lavorato in questi mesi ma, come ha detto Matteo Renzi, in politica le sconfitte ci sono e non solo si debbono accettare ma anche capire cosa non ha funzionato e provare a ripartire senza commettere gli stessi errori – ha invece detto il segretario provinciale del Partito democratico, Gianpaolo Serpagli -. In questo passaggio elettorale tanti italiani sono tornati ad interessarsi di politica e quindi a votare: questo è un dato positivo, ora spetta a noi riuscire ad interpretare meglio questo bisogno di partecipazione. Inoltre nel Comune di Parma ha prevalso il sì, e questo ci fa ben sperare per il futuro visto che abbiamo davanti mesi in cui affronteremo una sfida decisiva per il futuro della nostra città, sono certo che tutti gli uomini e le donne del Pd continueranno a lavorare per il bene del territorio e dei suoi cittadini come hanno sempre fatto”.
“Ci tengo, anche in questo momento non facile – conclude Serpagli – a dire grazie alle decine di esponenti del nostro partito e non solo, che hanno speso il loro tempo a sostegno del Sì e il risultato di Parma città, dimostra che è stato fatto un buon lavoro. La maggioranza degli italiani ha fatto una scelta diversa, ma questo non scalfisce l’impegno e la voglia di cambiamento che, come Pd, dobbiamo continuare a portare avanti sia a livello locale che nazionale”.
Soddisfatto, invece, il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, anche se in città poche centinaia di voti in più hanno spostato il risultato finale in favore del “sì”. “L’Italia si cambia con responsabilità, serietà e soprattutto con unità. Ieri ha vinto la democrazia e la partecipazione, ed è una grande soddisfazione l’esito del voto. Il “no” è per l’Italia e per la Costituzione”, ha scritto sul suo profilo facebook.
Ben diversa la posizione del Comitato per il No di Parma che canta vittoria.
“Col voto del 4 dicembre i cittadini e le cittadine italiane si sono ripresi la loro sovranità, minacciata dalla manomissione della Costituzione, voluta dal governo Renzi e approvata da una maggioranza parlamentare di 130 deputati non eletti, ma nominati per effetto di una legge elettorale dichiarata illegittima – sostiene il Comitato per il No di Parma -. Hanno respinto l’avventura politica di un governo che ha spaccato il paese, e l’ha tenuto in ostaggio per oltre 33 mesi con una vera e propria prova di forza, che presentava i tratti del plebiscito. Hanno saputo respingere le menzogne del governo e dei suoi alleati, che indicavano nella Costituzione la causa della cattiva politica, della corruzione, della crisi economica e sociale, fatta pagare alla gente”.
“Hanno saputo cogliere dietro la retorica qualunquistica e populistica della “velocità” e della governance, senza controlli, che il vero disegno perseguito in realtà consisteva nell’accelerare i processi di privatizzazione di sanità, pensioni, scuola, beni comuni, nel rendere sempre più precario e senza tutele il lavoro, nel consegnare il paese ai mercati senza più vincoli e limiti – continua il Comitato -. Hanno saputo dire che questa riforma era una trappola, che occultava i veri problemi delle persone: il lavoro, la casa, le cure sanitarie, la pensione, l’istruzione, i bassi redditi, l’ambiente inquinato. Hanno saputo andare al di là delle narrazioni menzognere che sono state propinate con ogni mezzo, perchè stanno pagando sulla loro pelle gli effetti del Jobs-act, dello Sblocca Italia, della “buona scuola”, delle “riforme strutturali”, che i poteri forti hanno preparato per il popolo italiano, e i cui effetti sono più povertà e meno diritti per tutti”.
“Hanno compreso che le mancette pre-elettorali servivano a carpire il consenso degli elettori, e che non si possono pagare le campagne elettorali coi soldi dei cittadini, né trasformare il welfare in concessioni calate dall’alto, dal “capo” al popolo – conclude la nota -. Hanno capito, i giovani in particolare, che era in gioco il loro futuro,si sono documentati, hanno studiato nel merito la Carta Costituzionale e la riforma proposta, col risultato che ora molti di loro hanno riscoperto la Costituzione e la apprezzano! Hanno saputo stringersi attorno alla loro Costituzione ed alla loro memoria storica, che affondano le radici nella lotta antifascista e nel grande progetto di convivenza fondato sull’uguaglianza, sul lavoro, sui diritti e la dignità di tutti, consegnato dai padri e dalle madri costituenti al popolo italiano. E’ questa la bussola, sui cui principi sapremo ritrovare la rotta“.
Esulta anche Sinistra Italiana di Parma, affidando il commento al suodeputato di riferimento, Giovanni Paglia: “Ha vinto la Costituzione, che apparteneva a tutti e continua a farlo. Sono stati sconfitti Matteo Renzi e il suo populismo dall’alto, il tentativo di cambiare le regole a proprio uso e consumo e la ricerca del plebiscito. Voglio ringraziare tutti quelli che in questi mesi di impegno e poi nelle urne ci hanno permesso di ottenere un risultato straordinario, in cui c’è anche molto voto di sinistra. Ora si tratterà di scrivere tutti insieme una legge elettorale che riconcili cittadini e Parlamento, senza fretta e ricatti, per poi tornare al voto. Io lavorerò – conclude Paglia – perché per allora sia in campo una sinistra forte e unita, che sappia rispondere a quelle che continuano a essere le vere emergenze del Paese, lavoro, disuguaglianza e povertà”.
Soddisfazione anche in casa Lega Nord a Parma con il segretario Maurizio Campari che brinda alla ‘vittoria del popolo’: “Ieri ha vinto la democrazia! …e non era scontato. Popolo contro Sistema, uno scontro difficilissimo, ma vinto grazie a tutti i cittadini. Un paio di considerazioni che ritengo importanti. Hanno votato più del 65% degli aventi diritto, di questi tempi è davvero una dimostrazione di partecipazione forte, e quasi 2 su 3 hanno votato contro il Sistema. Una bocciatura senza possibilità di replica. A differenza di quanto cercheranno di far passare gli sconfitti, il voto non è stato espresso a protezione del passato, è frutto di una precisa scelta popolare che ha rifiutato una riforma sbagliata nei modi e nei contenuti. Questo non significa che si rigetti il cambiamento, significa che si rifiuta QUEL cambiamento specifico. Volevano relegare i cittadini a sudditi, togliendogli la possibilità di votare e costruendo una forma di governo che sarebbe stata diretta emanazione del Partito Popolare Europeo. Gli italiani hanno detto “NO, grazie”. Ora ci sarà da fare i conti con una delle numerosissime schifezze fatte dal Governo Renzi che ha avuto l’ardire, la spavalderia e l’arroganza (figlia dello scellerato Patto del Nazzareno) di far votare a uomini dalla schiena curva una riforma elettorale demenziale e valida solo per la Camera dei deputati, dando per scontata l’abolizione del Senato. Il risultato – conclude Campari – è che ora sarà ancor più difficile rendere governabile il Paese fono a quando non si cambierà la Legge. E vallo a spiegare ai cittadini che si deve perdere altro tempo per cambiare le regole con cui votare. Colpa di Renzi e dei suoi alleati, ricordatelo! Ora basta, si inizi a ragionare per il popolo e s’inizi una nuova età in cui venga posto il cittadino al centro delle scelte della politica”.
Sulla stessa linea il consigliere regionale leghista Fabio Rainieri: “Hanno vinto gli Italiani che vogliono essere governati e non gestiti da chi fa gli interessi delle banche e della burocrazia europea ed anche su Parma il dato è sicuramente confortante almeno per chi come la Lega si batte sul territorio contro l’immigrazione indiscriminata e irresponsabile e per difendere le amministrazioni locali lasciate sempre più sole su tematiche come la sicurezza. A chi dice che la maggioranza degli elettori vuole l’immobilismo e che non cambi nulla, rispondo che non è vero – sottolinea Rainieri –. Sono infatti ancora più convinto di prima, dopo avere ascoltato tantissima gente in questa campagna elettorale referendaria, che il No è stato messo sulla scheda elettorale soprattutto da quelli che vogliono il cambiamento in questo paese ma che sia un cambiamento vero, non un pasticcio pericoloso per cui avremmo avuto un Senato di dopolavoristi e perso sovranità verso l’Europa della burocrazia. La Costituzione andrebbe cambiata con il federalismo, non con l’accentramento di poteri a Roma che voleva Renzi”.
Infine Rainieri ha fatto una analisi mirata sul risultato in provincia di Parma: “Quanto al nostro territorio sono soddisfatto nel vedere che nei comuni dove amministra la Lega Nord il No ha sempre prevalso, soprattutto a Fontevivo, un tempo roccaforte del PD dove è evidente che le idee della nostra amministrazione stanno prendendo piede. Sono invece stati puniti i sindaci renziani che hanno steso tappeti all’ormai ex premier calendarizzando inaugurazioni in modo che potesse fare al meglio campagna elettorale Non so se capiranno che certa presunzione non paga. Chiarissima la bocciatura a chi la riforma la proponeva, cioè al Governo, nei territori dove è più acuto il problema dell’immigrazione: Salsomaggiore e Tabiano, Fornovo e Mezzani. Anche sulla città di Parma il dato lo trovo confortante – conclude Rainieri – c’è un sostanziale pareggio dovuto anche alla vicinanza dei pizzarottiani ex grillini a certe posizioni del PD, che che ne dica lo stesso sindaco il quale ora giubila sui social network ma non si è certo distinto per una grande campagna a favore del No. Le premesse per portare alla vittoria una coalizione che superi la pessima amministrazione di Pizzarotti e batta il PD ci sono tutte”.
Anche in via Confalonieri, nella sede della Cgil di Parma, si alzano i calici per brindare al risultato elettorale.
Per la vittoria del “no” esulta anche Domenico Muollo, fidentino, membro del Consiglio nazionale di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale: “Come ampiamente previsto il popolo ha bocciato la riforma elettorale Renzi-Boschi-Verdini; con il No al referendum confermativo, si vanificano però due anni di lavori del Parlamento, la testardaggine di un premier che ha voluto personalizzare una riforma non ha portato i risultati sperati. Complice dell’insuccesso sicuramente è stato il fatto di voler personalizzare il referendum, cercando quella legittimazione popolare che questo Governo non eletto, non ha mai avuto. L’impressione è che Renzi cercasse un plebiscito su se stesso per auto legittimarsi. Il risultato dimostra che l’italia è un Paese molto più complesso delle semplificazioni alle quali ci ha sottoposto chi voleva convincerci a votare si; il popolo ha spazzato via quel sorriso saccente dalla faccia del premier. E inevitabili saranno gli strascichi anche a livello territoriale, quei sindaci che con la venuta del loro leader sul nostro territorio sembravano unti dal signore ed avevano iniziato una task force pro SI,ora dovrebbero cospargersi il capo di cenere e umilmente tornare a fare quello che per cui i cittadini li hanno votati: i sindaci. Se vorranno ambire a diventare senatori con buona pace, dovranno farsi votare. L’esito del referendum mi auguro funga da monito anche per il sindaco di Fidenza Massari, renziano doc e probabile aspirante senatore, tanto da permettersi atteggiamenti poco consoni al ruolo istituzionale che spesso lo hanno visto protagonista di incresciosi comportamenti di derisione nel relazionarsi con i cittadini fidentini. La Costituzione – conclude Muollo – sicuramente va riformata, così come la legge elettorale cambiata, ma appare evidente che a guidare tali cambiamenti non possa essere la egola dell’imposizione e autosufficienza, quanto la condivisione tra partiti“.
E sempre da Fidenza arriva pure il commento soddisfatto di Francesca Gambarini, sempre più leader della Forza Italia parmigiana: “Il referendum di ieri ha sancito la vittoria degli italiani. L’Italia ha detto no ad una riforma che avrebbe portato a una deriva autoritaria e che ci avrebbe consegnato nelle mani di un Governo senza legittimazione popolare e ostaggio dei poteri forti. Il voto di ieri è un messaggio forte, uno stop all’arroganza di chi voleva cambiare le regole, pensando che gli italiani potessero essere comprati con 80 euro. Anche a Fidenza ha vinto il no. Ha vinto nonostante la campagna a favore del sì di un sindaco che cercando in malo modo di imitare il suo capo amministra con arroganza fregandosene dei cittadini. Spero che anche lui si fermi a riflettere sul
significato del voto referendario. Ora, con le dimissioni di Renzi, inizia una nuova stagione. Dopo mesi e mesi di campagna elettorale, finalmente potremmo ritornare a parlare dei problemi degli italiani, che sono tanti. Chi ci doveva governare se li è dimenticati troppo preso dal fare campagna elettorale h24 – conclude la Gambarini -. Spero che presto si vada al voto in modo che gli italiani possano scegliere il proprio Governo e che finalmente ci sia un premier che proponga soluzioni a chi non riesce ad arrivare a fine mese. Al centrodestra il compito ora di riorganizzarsi, di rinnovarsi e di lavorare per una programma serio da presentare agli italiani”.