In Italia non c’è più pluralismo d’informazione. Lo sostiene il sindaco di Berceto, Luigi Lucchi, dando mandato all’avvocato Marcello Mendogni del foro di Parma per presentare un esposto. E’ l’ennesima provocazione – dopo il funerale di Paperon de’ Paperoni che si terrà mercoledì 30 a Berceto, per il quale alle 18 si riunirà pure il consiglio comunale per celebrare la morte del capitalismo “romantico” ucciso dal barbaro capitalismo attuale, con tanto di orazione tenuta dall’avvocato Marco Mori di Genova – del sindaco parmense. Che ha inviato la sua lettera anche all’Ordine nazionale dei Giornalisti.
“Avrei piacere che intraprendesse un’azione pregnante – scrive Luigi Lucchi all’avvocato Mendogni – per concorrere a porre fine al mio disagio, come cittadino, amministratore pubblico (Sindaco di Berceto), riguardo la stampa (giornali), in Italia. Sono convinto infatti che a livello Nazionale, nonostante l’apparente scelta di testate giornalistiche, esista, da parte di alcuni gruppi editoriali una posizione dominante che influisce sulla scelta editoriale e politica dei giornali riducendo, notevolmente, il pluralismo dell’informazione“.
Tutto nasce dalla campagna referendaria in vista del voto del 4 dicembre. Sulla quale Lucchi ha le idee chiare e non perde occasione per esprimerle – a gran voce e in maniera netta – sostenendo “che il bene del mio Paese, del mio Comune, del Popolo Sovrano, sia quello di respingere, bocciare le riforme alla Costituzione. Voto NO. Questa mia scelta, vedendo lo schieramento della quasi totalità delle testate giornalistiche Nazionali, in favore del Governo e del SI, mi ha portato a scegliere un altro giornale rispetto a quello che leggevo da anni (La Stampa). La mia scelta, però, poteva indirizzarsi, in linea di massima, solo verso due testate: Il Fatto Quotidiano e il Manifesto. Ho optato per il Fatto Quotidiano, nonostante i disagi che provo ogni volta, nell’acquistarlo. Come socialista, libertario, garantista, infatti, non mi sono mai trovato con i pensieri, gli ideali, la politica dei giornalisti di questo quotidiano, fatta esclusione per Massimo Fini. Non ho cambiato idea e neppure, da quanto leggo, hanno cambiato idea i giornalisti de Il Fatto. C’è consonanza solo per le scelte editoriali sul referendum Costituzionale che considero mortale per il nostro Paese, il nostro Popolo, se vince il SI. E’ molto triste, per me – sottolinea Lucchi – arrivare a considerare la stampa italiana schierata, prevalentemente, con il Governo. Schierata, nella quasi totalità, per il SI al referendum Costituzionale. Sento che manca, per la crescita politica e culturale dei cittadini, il pluralismo dell’informazione”.
Lucchi, oltre ad esprimere le sue varie delusioni dal 1972 ad oggi, e non sapendo quale giornale acquistare dopo il referendum, si chiede “se l’Ordine dei giornalisti ha fatto tutto quanto necessario per evitare concentrazioni editoriali che portano a ridurre, al lumicino, il pluralismo dell’informazione. Mi chiedo che pericoli si corrono, in Italia, nel trovare la carta stampata in questa condizione. Mi chiedo se sussiste il rispetto dell’attuale Costituzione. Le chiedo, signor avvocato, se è necessario fare qualche azione legale, qualche esposto per contribuire a ripristinare il pluralismo dell’informazione almeno tra le testate giornalistiche. Un Paese, infatti, non può avere crescita civile e Democratica senza il contributo, fondamentale, dell’informazione”.
Lucchi si limita al panorama dell’informazione italiana, ma chissà cosa pensa di quelle entrate a gamba tesa – proprio sui temi referendari – da parte di alcune testate inglesi ed americane?