Referendum 4 dicembre, così parlò la Cisl di Parma e Piacenza

Referendum 4 dicembre, così parlò la Cisl di Parma e Piacenza

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La Cisl sostiene le ragioni della consapevolezza. La Cisl è autonoma. La Cisl non aderisce a comitati. Invita iscritti e non iscritti ad andare a votare, in occasione dell’ormai prossimo Referendum Costituzionale, dopo aver esaminato nel merito i cambiamenti della riforma. La Cisl ha sempre seguito con attenzione gli assetti istituzionali, con la convinzione che istituzioni efficienti siano una condizione necessaria per creare crescita e sviluppo. L’auspicio è che il prossimo 4 dicembre sia un importante momento di partecipazione dei cittadini italiani, e non un momento per divisioni o sfoghi antisistema. Per questo la Confederazione offre l’analisi in dettaglio di ogni modifica costituzionale per evidenziare gli effetti di portata pratica che ogni scelta potrà determinare.

RAPPORTO STATO REGIONI
La riforma interviene sul Titolo V della Costituzione, modificato nel 2001, che disciplina il riparto delle competenze legislative tra Stato e Regioni. L’esperienza “federalista” degli anni successivi alle modifiche del 2001 ha dimostrato le conseguenze negative della legislazione concorrente tra Stato e Regioni. È un merito della riforma aver ridato allo Stato centrale la funzione legislativa su una serie di materie fondamentali per lo sviluppo economico e la crescita del Paese e dei singoli territori (ad esempio la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’energia; le grandi reti di trasporto e infrastrutturali) o per la tutela dei diritti civili dei cittadini (ad esempio la tutela e sicurezza del lavoro; la previdenza complementare e integrativa; le disposizioni generali e comuni sulla tutela della salute e sull’istruzione).

LA RIFORMA DEL BICAMERALISMO
La riforma prevede la creazione del Senato delle autonomie e il superamento dell’attuale bicameralismo paritario, caratterizzato da Camera e Senato aventi identici poteri e funzioni, tra i quali quello di votare la fiducia al Governo. Il bicameralismo paritario previsto dalla Costituzione del 1948 aveva la sua legittimazione nell’assetto politico dell’epoca, costituito da due blocchi contrapposti e dalla conseguente necessità di un controllo reciproco. La riforma del bicameralismo è connessa alla semplificazione dell’iter di approvazione delle leggi. Il vantaggio consiste nella riduzione dei tempi necessari per arrivare a provvedimenti definitivamente approvati e quindi prima operativi.

LA COMPOSIZIONE DEL SENATO
Il nuovo Senato sarà costituito da consiglieri regionali e sindaci, eletti nell’ambito dei consigli regionali, e non più dai cittadini, secondo quindi una modalità di elezione indiretta o di secondo grado, ancora da definire tramite un’apposita legge nazionale di principio a cui seguiranno le singole leggi che ciascuna regione dovrà adottare. Appare concreto il rischio di forti disomogeneità tra le diverse leggi regionali che definiranno le modalità di elezione dei consiglieri regionali e dei sindaci che rivestiranno il ruolo di senatori, con conseguenze negative in termini di diversa legittimazione e quindi di diversa rappresentatività.

I COSTI DELLA POLITICA E I RISPARMI
La riforma determina un taglio ai costi della politica, infatti il numero dei senatori scende da 315 a 100 ed inoltre sono eliminate le indennità, in quanto i futuri senatori percepiranno già l’indennità di consigliere regionale o di sindaco. È importante considerare anche i risparmi “indiretti” che la riforma determina. Se il “sistema Italia” diventasse più efficiente, renderebbe più agevoli gli investimenti dei privati e quelli esteri.

LA PARTECIPAZIONE E IL DIALOGO SOCIALE
Nella riforma manca, a fronte della eliminazione del Cnel, che pure aveva perso la valenza e le funzioni per le quali era stato ideato, un riconoscimento del ruolo delle parti sociali, dell’importanza della partecipazione delle parti sociali alle scelte di politica economica e sociale, della funzione imprescindibile della coesione sociale per l’intero sistema Paese.
E’ questa una mancanza, e quindi è fondamentale un impegno del Governo per garantire in modo stabile e continuativo forme e modalità di partecipazione e di rappresentanza delle forze sociali, in particolare del Sindacato, e della società civile. Positivo il cambiamento per l’iniziativa legislativa su proposta popolare. Con la riforma, saranno possibili quesiti propositivi. Inoltre i cittadini che presentano proposte di nuove norme (da 50mila si passa a 150 mila firme necessarie), avranno la certezza che il testo verrà discusso in Parlamento.

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