Passano le settimane e anche i mesi, ma nel Carcere di Parma – malgrado promesse e proclami – non succede nulla. Il copione è lo stesso e per gli agenti della Polizia penitenziaria il lavoro diventa sempre più un inferno.
Il Sinappe, sindacato autonomo di categoria, protagonista già di numerose manifestazioni, sit-in di protesta e volantinaggi, torna in strada per denunciare le “drammatiche condizioni di lavoro in cui è costretto ad operare il personale di polizia penitenziaria di Parma, a causa della grave carenza d’organico e della discutibile gestione dell’Istituto da parte della Direzione“.
Il sindacato ha organizzato una fiaccolata dinanzi all’Istituto di via Burla, che si terrà domani venerdì 25 novembre dalle 18 alle 20. Nella locandina predisposta dal Sinappe, tutta la rabbia e il malumore degli agenti. Un cocktail amaro già visto in tutti questi mesi di proteste inascoltate.
Il Sinappe “lamenta la gravissima carenza d’organico dovuta anche ai numerosissimi distacchi in uscita (circa 100); la mancanza di coraggio della Direzione di Parma che ha proposto una nuova organizzazione del lavoro timida ed assolutamente insufficiente ad arginare la suddetta carenza d’organico; l’inspiegabile decisione della Direzione di Parma di assegnare lo spaccio alla diretta gestione del personale di polizia penitenziaria, con l’intento di sottrarre al servizio operativo ulteriori due unità“.
E ancora il Sinappe “lamenta la mancata modifica delle tabelle di consegna che prevedono procedure lavorative non più attuali e che espongono il personale ad ogni tipo di rischio soprattutto nel servizio a turno; lamenta l’aumento esponenziale, nell’ultimo anno, di aggressioni al personale e degli eventi critici in generale; lamenta la grave sottovalutazione da parte della Direzione di Parma della carenza della dotazione organica del Nucleo Traduzioni e Piantonamenti e dell’U.O. Media Sicurezza; lamenta il continuo invio da parte del DAP di detenuti affetti da gravi patologie, malgrado il reparto che li dovrebbe accogliere è da tempo saturo; lamenta la gestione della MOS, punto di riferimento importante per i colleghi ma nonostante ciò sottovalutato e trascurato dalla Direzione“.
“Illuminiamo il futuro dei poliziotti penitenziari che meritano condizioni lavorative migliori e grande rispetto per il difficilissimo compito espletato quotidianamente“, dicono i vertici regionali del sindacato.
I numeri del Carcere di Parma, d’altra parte, sono ben noti e da tempo al limite del collasso. Su una capienza regolamentare di 468 posti, secondo l’ultimo dato disponibile risalente ai giorni scorsi, in via Burla si trovano 587 detenuti, dei quali 461 condannati in via definitiva e 126 ancora in veste di imputati. Gli stranieri reclusi sono 194 (due con provvedimento di espulsione). Ma quella di Parma non è una struttura carceraria come le altre: c’è una sezione del 41 bis (carcere duro per condanne per criminalità mafiosa), nella quale sono circa 80 gli ergastolani ostativi e altri 70 in alta sicurezza, ma c’è anche un centro diagnostico terapeutico con 20 posti, una sorta di piccolo ospedale in cui c’è un continuo viavai di detenuti in arrivo da altri carceri. Tutto ciò senza considerare una sessantina di detenuti invalidi, alcuni dei quali aiutati da altri reclusi, e un cantiere in corso per la realizzazione di un nuovo padiglione che da gennaio 2018 dovrebbe ospitare altri 200 detenuti.
Numeri da capogiro con i quali la Polizia penitenziaria deve fare i conti ogni giorno. Rispetto alla pianta organica che prevede 417 unità in servizio, mancano ancora un centinaio di agenti visto che gli effettivi sono solo 320. La stessa garante regionale dei detenuti, Desi Bruno, in scadenza di mandato, ha definito quella del carcere di Parma una situazione “particolarmente complessa”, oltre a dirsi contraria all’ampliamento in corso “perché non risolve il problema di un carcere che ha più bisogno di altri di attenzione”.
Intanto, gli agenti tornano a protestare – questa volta con le fiaccole – chissà che stavolta saranno un po’ più visibili agli occhi di chi ha il potere di decidere.