Italia v Sudafrica 20-18 (10-12)
Marcatori: p.t. 9’ m. Habana (0-5), 12’ m. Van Schalkwyk tr. Canna (7-5), 17’ m. De Allende tr. Lambie (7-12), 30’ cp Padovani (10-12) s.t. 45’ cp Lambie (10-15), 57’ m. Venditti tr. Canna (17-15), 62’ cp Jantjies (17-18), 64’ cp Canna (20-18)
Italia: Padovani; Bisegni, Benvenuti, McLean, Venditti; Canna (70’ Allan), Bronzini G. (70’ Gori); Parisse (cap), Favaro, Minto (60’ Steyn); Van Schalkwyk (27’ Biagi), Fuser; Cittadini (41’ Ferrari), Gega, Panico (41’ Quaglio). Non entrati: D’Apice. All. O’Shea
Sudafrica: Le Roux; Combrinck, Venter, De Allende, Habana; Lambie (53’ Jantjies), Paige (53’ De Klerk); Whiteley, Alberts (66’ Mohoje), Carr; De Jager (71’ Mostert), du Toit; Kock (53’ Nyakane), Strauss (cap) (76’ Mbonambi), Mtawarira (53’ Kitshoff). Non entrati: Goosen. All. Coetzee
Arbitro: Clancy (Irlanda)
Assistenti: Owens (Galles), Wilkinson (Irlanda)
TMO: Fitzgibbon (Irlanda)
Cartellini: 41’ Giallo a Fuser
Calciatori: Lambie(2/3), Canna(3/3), Padovani (1/1), Jantjies (1/1)
Note: campo in ottime condizioni, spettatori presenti 21169. Esordio azzurro per Simone Ferrari e Nicola Quaglio
Crédit Agricole Cariparma Man of the Match: Edoardo Padovani (Italia), Simone Favaro (Italia – MVP APP)
Determinati, fisici, attenti in fase di copertura, pronti ad aggredire gli spazi. Così i ragazzi dell’Italia del rugby conquistano un risultato storico sul Sudafrica – la prima vittoria azzurra contro una delle prime del ranking dell’emisfero australe – battuto a Firenze per 20 a 18, al termine del secondo dei Crédit Agricole Cariparma test match di novembre. Un successo che fa vibrare il “Franchi”, c’è quasi voglia di abbraccio fra la squadra e i tifosi che non smettono mai di incitare. E il giro d’onore finale della Nazionale fra le curve Fiesole e Ferrovia, fra la tribuna coperta e la Maratona – mentre i sudafricani rimangono sulle gionocchia e qualcuno è pure in lacrime – la dice lunga sul rapporto speciale che lega questi ragazzi e i loro tifosi.
Una squadra così attenta – ben orchestrata in campo da quella vecchia volpe di capitan Sergio Parisse – da togliere agli avversari persino il coraggio di cercare la touche ai 5 come è normale che sia per un gruppo di prima fascia che deve alimentare il punteggio. L’insormontabile muro azzurro ha consigliato ai ragazzi del Sudafrica di andare piuttosto, in almeno un paio di occasioni, per i pali. Persino dal centrocampo. Tre punti meglio che zero.
E’ stata però una gara combattuta fino all’ultimo minuto di gioco. Con gli ospiti colti forse di sorpresa dalla reattività, dalla voglia degli azzurri, che non hanno lasciato spazi e neppure il tempo di pensare troppo. La cura di Conor O’Shea – attacco, difesa avanzante e una tenuta mentale e fisica per gli 80′ – sta dando i suoi risultati. Difficile scegliere il migliore tra le maglie azzurre. Alla fine il migliore è Edoardo Padovani, ma va riconosciuto il grande lavoro di Simone Favaro (diversi i palloni recuperati) e dello stesso Francesco Minto. Buona la prestazione di Canna e di Van Schalkwyk.
Fa piacere però constatare come anche la Nazionale di Conor O’Shea abbia sposato l’impianto delle Zebre Rugby – la franchigia del Guinness Pro 12 di base a Parma – ovvero Padovani estremo e Canna apertura, spesso interscambiabili in campo. Ma fa ancora di più piacere come i 20 punti che consegnano all’Italia la storica vittoria, siano tutti di marca Zebre. Cone le mete di Van Schalkwyk e Venditti (10 punti in due), il piazzato di Padovani (3 punti) e i calci di Canna (7 punti).
Ma andiamo alla cronaca. Il calcio d’inizio in favore dell’Italia è affidato al piede di Carlo Canna e l’Italia parte subito forte, portandosi nei 22 degli Springboks: gran pallone portato avanti da Favaro con gli azzurri che continuano a spingere con un’azione insistita della linea veloce. L’arbitro Clancy – un po’ troppo fiscale con gli azzurri – comanda però un calcio di punizione per il Sudafrica per un tenuto azzurro in ruck e l’azione sfuma.
Il Sudafrica prende coraggio e al 9′ sblocca il risultato: sugli sviluppi di un’apertura da maul i tre quarti sudafricani in superiorità numerica servono l’ala Bryan Habana che schiaccia l’ovale in meta alla bandierina. A Pat Lambie però non riesce la trasformazione.
L’Italia non risente del colpo e reagisce subito. Servono appena 3′ per confezionare meta e sorpasso. E’ Andries Van Schalkwyk a schiacciare l’ovale in meta su un raggruppato penetrante in avanzamento, ovvero una maul trascinata da Lorenzo Cittadini e Simone Favaro. La trasformazione di Carlo Canna porta in avanti gli azzurri per 7-5. L’Italia c’è e si vede. Il Sudafrica non fa paura e gli azzurri ci credono.
Ma al 17’ il Sudafrica su un pallone recuperato nei propri 22 con un break di le Roux, trova la meta che vale il momentaneo sorpasso sugli azzurri, con il numero 12 De Allende – sfuggito per un soffio al placcaggio di Parisse – che si invola all’ala, servito dal numero 10 Pat Lambie, stavolta preciso pure nella trasformazione. Il Sudafrica in contrattacco sfrutta una disattenzione difensiva azzurra che vale il 7-12.
Al 30’ la mischia azzurra conquista un piazzato fischiato dall’arbitro Clancy quasi sulla linea centrale del campo ed è l’estremo azzurro Edoardo Padovani ad accorciare le distanze dai 50 metri, portando l’Italia sul 10-12 con cui si chiuderà la prima fase nonostante per gli ultimi 10′ gli Springboks si affannino ad attaccare, sbattendo però sempre sulla muraglia azzurra brava a fermare le incursioni anche all’altezza dei 5. Episodio clou di questa fase al 35′, quando Lambie non concretizza una meta e sul fallo italiano va in touche nei 5 metri. Vani gli assalti fino a quando Whiteley perde la palla dalle mani.
Nella seconda frazione di gioco comincia il solito festival delle sostituzioni, ma stavolta l’Italia non cala. Anzi. O’Shea – costretto già al 27′ a sostituire Van Schalkwyk con il capitano delle Zebre George Biagi – cambia subito i due piloni Sami Panico e Lorenzo Cittadini, facendo così esordire Nicola Quaglio e Simone Ferrari. Ma subito perde Fuser per un giallo e la squadra è costretta a difendere in 14. L’azzurro era intervenuto su un avversario quando quest’ultimo era ancora in area.
L’equilibrio della squadra però non ne risente affatto anche se al 45’ arrivano i primi tre punti del secondo tempo: l’arbitro George Clancy assegna un piazzato a favore degli Springboks per un placcaggio pericoloso commesso dal terza linea azzurra Francesco Minto. Pat Lambie va per i pali e porta avanti il Sudafrica 10-15. Gli ospiti continuano la pressione, ma dopo alcuni minuti vissuti pericolosamente a qualche metro dalla linea di meta azzura, arriva il tenuto in favore di Parisse che consente così alla squadra di risalire il campo verso la curca Ferrovia.
Tra mischie e fasi convulse del gioco, l’Italrugby tiene il campo e soprattutto l’ovale a distanza di sicurezza. Dopo un prolungato possesso azzurro dentro i 22 ospiti con una serie di pick and go, da una maul Bronzini apre per Benvenuti, che serve subito Venditti bravo ad involarsi verso la meta dopo aver brillantemente evitato il ritorno di un avversario. Carlo Canna, come al solito, non sbaglia e gli azzurri tornano avanti per 17 a 15.
Al 62′ è ancora il Sudafrica a riportarsi avanti con un calcio piazzato da centrocampo – per fuorigioco di Parisse – di Elton Jantjies, che preferisce cercare i 3 punti piuttosto che avventurarsi nell’ennesima infruttuosa guerra di trincea con una touche ai 5. Il risultato è ora di 17 a 18. Ma non è affatto finita. Passano appena un paio di minuti e al 64’ l’italrugby è ancora e definitivamente avanti con un piazzato di Carlo Canna che fa 20-18. L’Italia insiste, il Sudafrica nonostante i cambi non ha grandi idee e non trova soluzioni. Al 77′ un calcio di Tommy Allan, entrato al posto di Canna, porta i suoi alla touche nei 5 metri. La maul arriva a pochi centimetri dalla meta, poi l’azione sfuma. In una fase avanzante all’ultimo respiro, gli azzurri vanno in meta con Fuser. Sembra buona, tanto che l’irlandese George Clancy assegna i 5 punti e Tommaso Allan è già pronto, ovale in mano, a trasformare il calcio per quello che sarebbe stato il 27 a 18. Il Tmo, però, dopo diversi minuti d’attesa, sancisce che non è metà. Uno degli avanzanti azzurri aveva un piede fuori dal campo prima che la palla toccasse terra. Gli azzurri, dunque, dopo aver recuperato l’ovale in touche, con Allan lo spediscono fuori mettendo così fine alla gara e scatenando la gioia. Di Tutti.
SALA STAMPA
“Sono troppo contento per i giocatori e per tutti gli appassionati che ci seguono. Per noi questo risultato deve essere solo l’inizio, un bell’inizio da cui partire”, ha dichiarato il commissario tecnico dell’Italrugby Conor O’Shea nella conferenza stampa postpartita al “Franchi” di Firenze.
“Abbiamo ancora molto da fare per cambiare il rugby in Italia, ma abbiamo il giusto potenziale e l’abilità per farlo – ha poi aggiunto il tecnico irlandese -. Abbiamo ancora moltissimo da fare e da lavorare per migliorarci, ci sono i presupposti per dare a questo Paese una grande Nazionale di rugby”.
Parole di orgoglio e gioia anche per il capitano della nazionale italiana rugby, Sergio Parisse, un vero e proprio direttore d’orchestra in campo nel dirigere lo schieramento difensivo degli Azzurri.
“Sono estremamente orgoglioso per la vittoria di oggi, abbiamo vinto una partita storica contro gli Springboks – sottolinea Parisse, che in campo aveva voluto anche salutare i tifosi oggi vero XVI giocatore in campo -. Abbiamo affrontato una grande nazionale, che seppur in un momento di difficoltà resta una squadra con grande abilità. Sono anni che ci trovavamo vicini a vincere grandi partite come questa, ma senza riuscire a portare a casa il risultato. Questa volta abbiamo mantenuto alta la concentrazione in campo minuto per minuto, portando a casa una vittoria storica. Siamo all’inizio di un cambiamento, ora dobbiamo goderci questa storica vittoria, ma dobbiamo continuare a lavorare per migliorarci ancora”.
La sua visione di gioco è ben nota, il suo piede è infallibile. Carlo Canna non si è smentito neppure al “Franchi” di Firenze, rifilando 7 punti al Sudafrica, fra i quali il calcio piazzato che ha determinato la vittoria finale.
“Il punto fondamentale è stato che anche restando in 14 siamo riusciti a fare in modo che loro non segnassero mete quando ci premevano nei nostri 22. E soprattutto siamo stati bravi a tenere campo e ad approfittare dei loro errori. C’è voluto cuore sicuramente, ma soprattutto la preparazione di tutta la settimana ci ha dato una grossa mano e ci ha permesso di arrivare a questo risultato storico. Arrivavamo da una sconfitta che non ci faceva piacere, volevamo una risposta ed oggi penso che l’abbiamo data sul campo. La prossima (a Padova, sabato 26, con Tonga, ndr) sarà una partita molto diversa da questa: anche loro molto fisici però tendono molto di più a giocare rispetto al Sudafrica. Ci prepareremo al meglio e anche lì ci poniamo l’obiettivo di vincere, che deve essere per tutte le partite che giochiamo”.