Promette una sponsorizzazione di 90.000 euro in sei tranche ad una società sportiva parmense, consegna un assegno circolare da 18.300 euro come prima rata ma solo in cambio di un versamento in contanti di 5.000 euro da parte del club. Tutto è avvenuto a settembre in un ufficio temporaneo preso in locazione dal sedicente rappresentante di una società informatica romana in via Emilia Est. Ma quando il presidente ha portato l’assegno in banca, si è sentito dire che si trattava di un clamoroso falso: una scansione a colori fatta con il computer. La notizia si diffonde e il sedicente uomo d’affari – finito adesso nei guai per truffa, falso e ricettazione – non una faccia nuova agli inquirenti, scompare nel nulla. Non va più nell’ufficio di via Emilia Est, dove invece si recano in processione tanti dirigenti sportivi della provincia. Il miraggio di una sponsorizzazione così importante fa gola a tutti, ma non sapevano che stavano per rimetterci pure quei pochi soldi che avevano in cassa.
Nonostante la notizia fosse ormai nota, nessuno dei dirigenti ha mai presentato querela per la truffa subita. Per vergogna sicuramente, ma anche per evitare altre grane: di fatto il pagamento in contanti non è proprio legale. Ma gli agenti della Sezione antirapine della Squadra mobile ha deciso comunque di andare a fondo nella questione. Primo passo un sopralluogo nell’ufficio di via Emilia Est, dove gli agenti hanno scoperto il nome della società che aveva affittato lo spazio. Si trattava di un 60enne, che si era presentato come rappresentante di una società romana realmente esistente. Non solo, gli agenti hanno anche notato un mobile appena scostato dal muro, dietro il quale era finito il contratto con la società sportiva parmense stipulato dalla “società romana”, la quale si impegnava a sponsorizzare il club con 90.000 euro. C’era inoltre la matrice di un assegno circolare di 18.300 euro.
Il presidente della società, convocato in Questura, sulle prime nega per vergogna e timore, poi davanti al contratto da lui sottoscritto, crolla e racconta tutto. Ricostruisce nei dettagli come è finito nella trappola, rimettendoci pure 5.000 euro in contanti consegnati al truffatore a titolo di “rimborso spese”. Gli agenti della Mobile hanno quindi scoperto che nel recente passato un toscano era stato indagato per truffe a società sportive. La foto dell’uomo è stata quindi inserita in un fascicolo fotografico, mostrato al presidente della società sportiva truffata e poi anche a diversi testimoni che avevano visto in ufficio il sedicente uomo d’affari.
Tutti hanno riconosciuto senza dubbio B.S., 61 anni, originario di Pistoia, come l’uomo che aveva preso in affitto l’ufficio temporaneo ed aveva incontrato i dirigenti sportivi. Per il pistoiese è quindi scattata la denuncia a piede libero per truffa, falso e ricettazione. Gli investigatori non escludono però che le vittime della truffa siano molte di più, ma nessuno ha presentato querela. E se non fosse stato ritrovato per caso quel contratto, forse adesso B.S. avrebbe potuto continuare a dormire sonni tranquilli.