Parma si preparava ad archiviare il caso legionella e la paura per l’epidemia che fra settembre e ottobre ha colpito il quartiere Montebello, ma l’arrivo al pronto soccorso – giovedì scorso – di un 50enne con i sintomi classici dell’infezione ha riportato gli orologi indietro di almeno tre settimane, a prima della nota con cui le autorità sanitarie avevano dichiarato finita l’emergenza.
Quasi certamente il nuovo caso di legionella rientra tra quelli fisiologici, che ogni anno si registrano a Parma come in altre città, nulla a che vedere con il caso Montebello (43 contagiati e 2 vittime tra settembre e ottobre). Ma è bastato sapere che un’altra persona era risultata positiva al batterio della legionella per far scattare di nuovo la paura. D’altra parte, la causa dell’epidemia – nonostante la positività al batterio dei campioni raccolti in tre torri di evaporazione e in una abitazione privata – non è stata ancora accertata e forse non lo sarà mai.
La persona che ha contratto la legionellosi, però, vive in centro storico, altro particolare che invita ad escludere questo caso dall’epidemia dichiarata finita tre settimane fa. Il 50enne avrebbe avuto febbre per diversi giorni, fin quando le sue condizioni si sono aggravate e i familiari lo hanno portato al pronto soccorso. Gli esami hanno confermato la positività al batterio della legionella.
Ricoverato in Medicina interna, l’uomo è stato sottoposto alle terapie del caso e le sue condizioni sono in leggero miglioramento. Il caso però è passato in mano al Dipartimento di sanità pubblica dell’Ausl per le indagini del caso. Considerando che l’incubazione del batterio è di 10-14 giorni prima della comparsa dei sintomi, gli esperti dovranno indagare su cosa ha fatto il 50enne verso la fine di ottobre, oltre ad effettuare un sopralluogo in casa per verificare l’eventuale presenza di fonti di infezione.