Parmalat Spa, crescita inferiore alle attese. Frenano Italia ed Europa

Parmalat Spa, crescita inferiore alle attese. Frenano Italia ed Europa

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Se la ripresa economica c’è come sostengono alcuni, anche alla Parmalat Spa non se ne sono accorti. I risultati al 30 settembre 2016 sono infatti al di sotto delle attese e denunciano crescita modesta e andamento incerto dell’economia globale. Il Consiglio di amministrazione di Parmalat Spa, riunito a Milano e presieduto da Gabriella Chersicla, ha approvato l’Interim Management Statement al 30 settembre 2016, registrando un fatturato netto di 4.632,1 milioni di euro, in diminuzione di 112,4 milioni (-2,4%) rispetto ai 4.744,5 milioni dei primi nove mesi del 2015. A tassi di cambio costanti e perimetro omogeneo ed escludendo i risultati della consociata venezuelana, la variazione risulta in aumento di 91,4 milioni (+2,4%) con un contributo positivo di tutte le aree in cui il Gruppo opera, ad eccezione dell’Europa. In Venezuela, infatti, si respira incertezza sia economica che politica, oltre a subire gli effetti dell’elevata inflazione dei prezzi al consumo.

Il margine operativo lordo è pari a 313,4 milioni di euro, in aumento di 1,2 milioni (+0,4%) rispetto ai 312,2 milioni dei primi nove mesi del 2015, nonostante l’effetto negativo determinato dalla svalutazione della valuta venezuelana nei confronti dell’euro. A cambi e perimetro costanti ed escludendo il Venezuela, la variazione risulta in aumento di 26,4 milioni (+9,6%) grazie soprattutto all’incremento registrato nell’area Nord America, in particolare negli Stati Uniti. L’incremento della redditività rispetto all’anno precedente è il risultato di interventi di efficienza e dell’utilizzo della leva commerciale, che si sommano al favorevole andamento del costo della materia prima.

Il board di Parmalat, inoltre, a giustificazione dei numeri maturati al 30 settembre, segnala anche che in questo periodo si è assistito ad un eccesso di offerta di materia prima latte a livello mondiale, riconducibile in particolare alla cessazione del sistema delle quote latte nell’Unione Europea, che ha mantenuto relativamente bassi i prezzi del latte, pur con significative differenze regionali e con segnali di inversione di tendenza in alcune zone a partire dalla fine del terzo trimestre dell’anno.

L’utile del periodo del Gruppo è pari a 107,5 milioni di euro, sostanzialmente in linea con i primi nove mesi del 2015 (-0,5%), nonostante il forte impatto negativo della svalutazione delle valute locali nei confronti dell’euro. A cambi e perimetro costanti ed escluso il Venezuela, l’utile del periodo risulta in aumento del 24,1% rispetto all’anno precedente. Le disponibilità finanziarie nette sono pari a 119 milioni, in diminuzione di 191,8 milioni rispetto ai 310,8 milioni del 31 dicembre 2015. Le cause principali di tale variazione sono: l’assorbimento di cassa da attività operative per 58,2 milioni essenzialmente riconducibile a fattori di stagionalità (91,4 milioni di euro nei primi nove mesi del 2015); l’assorbimento di cassa da attività straordinarie per 46 milioni, principalmente a seguito dell’acquisizione delle attività relative a yogurt e dairy dessert in Australia e al pagamento a BRF S.A. dell’aggiustamento prezzo sulla posizione finanziaria netta e sul working capital di Elebat Alimentos S.A.; l’assorbimento di cassa della gestione finanziaria per 47,2 milioni essenzialmente riconducibile all’impiego oltre 12 mesi di parte della liquidità della Capogruppo; il pagamento di dividendi per 33 milioni e l’effetto cambio negativo per 7 milioni.

La crescita originariamente prevista per il secondo semestre risulta, in termini di fatturato netto, inferiore rispetto alle attese, in particolare in relazione ad una minore crescita del costo della materia prima rispetto alle previsioni. Per il 2016, a tassi di cambio costanti, considerando per le nuove acquisizioni dati comparativi 2015 proforma ed escludendo la consociata venezuelana – data la situazione d’incertezza, l’elevata inflazione e la forte svalutazione della valuta locale – Parmalat stima una crescita del fatturato netto di circa il 2-3% e del margine operativo lordo di oltre il 10%.

Europa

Il fatturato netto dell’area Europa si attesta a 797,4 milioni di euro nei primi nove mesi del 2016. La significativa svalutazione del rublo nei confronti dell’euro ha comportato un impatto negativo sul fatturato dell’area pari a circa 8,9 milioni di euro. A cambi costanti, il fatturato netto dell’area risulta in lieve calo rispetto all’anno precedente. In Italia – il cui peso sull’Europa è pari a circa il 90% del fatturato netto – i mercati in cui Parmalat opera registrano trend negativi dei consumi. Nonostante il difficile contesto, la consociata mantiene la leadership nel settore latte incrementando la propria quota di mercato nel latte UHT soprattutto grazie al marchio Zymil. Nella categoria panna UHT rafforza la prima posizione competitiva grazie all’ottima performance del marchio Chef.

Nord America

Nei primi nove mesi del 2016 il fatturato netto dell’area Nord America ammonta a 1.746 milioni di euro. La svalutazione del dollaro canadese nei confronti dell’euro ha comportato un impatto negativo sul fatturato dell’area pari a circa 55 milioni di euro. A cambi costanti, il fatturato netto dell’area è in aumento del 2,7% rispetto ai primi nove mesi dell’anno precedente. Negli Stati Uniti d’America, la consociata registra volumi di vendita in deciso aumento grazie al positivo andamento della categoria formaggi (che rappresenta circa l’80% dei volumi complessivi) e all’aumento delle vendite del comparto ingredienti. In un contesto caratterizzato da un progressivo aumento dei consumi nel mercato dei formaggi, considerando il perimetro in cui la consociata opera, Parmalat rafforza la propria leadership nei segmenti mozzarella da cucina, formaggi a crosta bianca e ricotta e conferma le proprie posizioni competitive negli altri comparti in
cui è presente (mozzarella fresca, formaggi snack, feta, cheddar d’alta gamma e spalmabili di alta gamma).

In Canada, Parmalat conferma la seconda posizione competitiva nel comparto formaggi, registrando volumi di vendita in aumento rispetto all’anno precedente. Inoltre, la consociata mantiene inalterate le proprie posizioni nel mercato del latte e in quello dello yogurt, grazie al brand Astro.

America Latina

L’area America Latina include le consociate operanti in Brasile, Messico, Venezuela, Colombia, Ecuador, Paraguay e altre minori. Il Gruppo ha rafforzato la propria presenza in Brasile – attraverso l’acquisizione di LBR (gennaio 2015) e di Elebat (luglio 2015) – ed in Messico, Uruguay ed Argentina con l’acquisizione del Gruppo Esmeralda nel corso del secondo trimestre del 2015. Nel primi nove mesi del 2016, il fatturato netto dell’area è pari a 1.015,9 milioni di euro. A cambi costanti e perimetro omogeneo (escludendo Elebat, Esmeralda e l’impatto del Venezuela), il fatturato netto dell’area è in aumento del 7,5% rispetto all’anno precedente. In Brasile, nonostante l’economia continui a risentire degli effetti della recessione, si intravedono segnali positivi di ripresa della valuta locale. Il fatturato conseguito dalla consociata nei primi nove mesi dell’anno, pur in un contesto di riorganizzazione delle attività ancora in corso (a seguito delle acquisizioni effettuate nel corso del 2015), mostra un incremento significativo, ma già nei prossimi mesi si prevede un rallentamento della crescita. Parmalat è presente, mantenendo le proprie posizioni competitive, nei due più grandi mercati dairy del Paese, ovvero quello dei formaggi e del latte UHT, entrambi caratterizzati da un trend positivo dei consumi.

In Messico, dove è in corso una riorganizzazione delle attività di produzione e della struttura di vendita, il mercato dei formaggi, principale categoria di riferimento della consociata, registra un aumento in termini di volumi. In Venezuela la situazione resta fortemente critica, sia dal punto di vista economico che politico, e la consociata registra una decisa contrazione dei volumi di vendita.

Africa

Nell’area Africa il fatturato netto si attesta a 280,1 milioni di euro nei primi nove mesi del 2016. La svalutazione di tutte le valute locali dell’area, in particolare rand sudafricano nei confronti dell’euro, ha comportato un effetto cambio negativo pari a circa 65 milioni di euro sul fatturato netto. A cambi costanti, il fatturato netto dell’area è in aumento del 9,2% rispetto all’anno precedente. In Sud Africa – il cui peso sull’area è pari a circa l’85% – Parmalat si conferma leader di categoria nel latte aromatizzato e nel comparto dei formaggi, grazie alla buona performance del marchio Parmalat. Inoltre, la consociata si rafforza come secondo player nel segmento dello yogurt e mantiene la seconda posizione competitiva nel latte UHT.

Oceania

In Oceania il fatturato netto è pari a 762,3 milioni di euro nei primi nove mesi del 2016. La svalutazione del dollaro australiano nei confronti dell’euro ha comportato un effetto cambio negativo sul fatturato netto pari a circa 20 milioni di euro. A cambi e perimetro omogenei – escludendo Longwarry, acquisita nel corso del primo trimestre 2015, e le attività relative a yogurt e dairy dessert, acquisite attraverso la controllata Parmalat Australia YD nel primo trimestre 2016 – il fatturato netto dell’area risulta in crescita dello 0,8% rispetto ai primi nove mesi dell’anno precedente.

Da segnalare che in Australia è in atto un processo di riorganizzazione delle attività con l’obiettivo di espandere la presenza nei mercati di riferimento, oltre che di migliorare l’acquisto dei fattori produttivi e ottenere una maggiore efficienza e razionalizzazione dei siti produttivi. Parmalat mantiene la leadership nella categoria del latte pastorizzato e si conferma secondo player del mercato del latte aromatizzato e del latte UHT. Le nuove attività acquisite da Fonterra hanno contribuito al consolidamento della leadership della consociata nel mercato dei dessert e della seconda posizione competitiva nel mercato degli yogurt.

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