I bozzetti preparatori de “Il trionfo di Minerva” e “La prova di un ballo”, realizzati nell’Ottocento dagli artisti parmigiani Giovanni Battista Borghesi e Vincenzo Bertolotti per il Teatro Regio, sono stati donati oggi in occasione di un incontro dalle Fiere di Parma, al Museo Glauco Lombardi. Entrambi i disegni erano tra i fiori all’occhiello di “Le Muse in scena”, il percorso curato da Alberto Nodolini e Alessandro Malinverni che, in occasione dell’ultima edizione autunnale di Mercanteinfiera, non aveva mancato di riscuotere consensi e curiosità del grande pubblico. All’interno della prestigiosa kermesse dedicata all’antiquariato, al modernariato ed al collezionismo vintage, questa suggestiva collaterale aveva infatti acceso i riflettori sulle straordinarie opere degli artisti chiamati a realizzare sipari e fondali per l’allora Teatro Ducale fortemente voluto dalla duchessa Maria Luigia.
“Il trionfo di Minerva” di Giovanni Battista Borghesi risale al 1828: il bozzetto preparatorio per il celebre sipario, tuttora in uso al Teatro Regio, si differenzia per pochi dettagli dall’opera poi effettivamente realizzata: nella parte superiore la musa Talia è raffigurata senza maschera, mentre minore spazio viene concesso al girotondo delle Ore. La dea della Sapienza, assisa, con l’elmo e la lancia, ricorda Maria Luigia e richiama la scultura in marmo realizzata da Antonio Canova, raffigurante la duchessa in veste di Concordia, oggi conservata in Galleria Nazionale.
Al bozzetto dell’opera “La prova di un ballo”, Vincenzo Bertolotti lavorò nel 1844, quando la duchessa decise di stanziare 800 lire per la realizzazione di un nuovo “comodino”, in sostituzione di quello in precedenza realizzato da Giovanni Battista Azzi. Nel disegno, tra le innumerevoli figure vestite con costumi teatrali o in abiti borghesi, Bertolotti mette in evidenza al centro della scena tre danzatrici, rappresentate come novelle Grazie. Con una particolare vena ironica, l’artista presenta la variegata umanità che popolava lo spazio scenico. Per il suo stile al limite del caricaturale, che venne contestato apertamente da Paolo Toschi e da altri autorevoli accademici, il soggetto non venne mai rappresentato. Solo in un secondo momento, a Bertolotti venne affidato l’incarico di rappresentare gli autori illustri del teatro italiano antico e moderno, grazie al sostegno del pittore Francesco Scaramuzza.
La donazione al Museo Glauco Lombardi, oltre a consegnare per sempre ai parmigiani due autentici capolavori, rafforza ulteriormente il legame di Fiere di Parma con il territorio, ed in particolare proprio con l’importante istituzione museale, ribadendo la centralità dell’elemento culturale e permettendo così ad una fascia sempre più ampia di pubblico di avvicinarsi all’arte ed ai suoi molteplici linguaggi espressivi.