Omicidio Elisa Pavarani: uno spray urticante farebbe pensare alla premeditazione

Omicidio Elisa Pavarani: uno spray urticante farebbe pensare alla premeditazione

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colla

Elisa Pavarani non si è difesa dall’aggressione messa in atto dal suo ex fidanzato Luigi Colla che quella maledetta sera di sabato 10 settembre l’ha uccisa con diversi fendenti inferti con un coltello da cucina. Solo perché presa alla sprovvista? Perché si fidava e quindi non era sulla difensiva? O c’è di più? C’è una bomboletta spray al peperoncino, di quelle urticanti che fanno perdere alla vittima ogni possibilità di difesa, trovata dai carabinieri sul luogo del delitto, la casa di largo Guido Carli 61 di proprietà di Luigi Colla. E’ stata usata su Elisa per impedirle di gridare e di difendersi?

E’ questo l’interrogativo al quale starebbero lavorando gli investigatori coordinati dal pm Umberto Ausiello, nel tentativo di chiarire se l’omicidio sia stato o meno premeditato. Il fratello di Elisa, il primo a trovare il corpo della sorella massacrato, coperto da un lenzuolo, ha infatti riferito di aver sentito subito un odore acre, urticante. Tanto che subito è stato richiesto anche l’intervento dei vigili del fuoco, temendo ci potesse essere una perdita di gas. Ma non era gas. Gli uomini del 115 lo avevano subito riscontrato, indicando piuttosto tra le cause uno spray urticante. Che è stato poi rinvenuto in casa dai militari dell’Arma che quell’odore lo avevano sentito ed anche riconosciuto.

Elisa Pavarani, morta a soli 39 anni, uccisa dall’uomo che aveva amato, forse non era in grado di difendersi per il bruciore agli occhi, la difficoltà a respirare e la tosse che non le lasciava tregua. Ma questa al momento è solo un’ipotesi investigativa, alla quale si stanno cercando riscontri. E uno importante potrebbe venire dall’autopsia effettuata sul corpo della donna, ovvero se sono state riscontrati o meno gli effetti provocati dallo spray o comunque sostanze ad esso riconducibili. Lo spray è stato sottoposto agli accertamenti del Ris per risalire alle impronte presenti sulla bomboletta e indagini sarebbero in corso anche per accertare se l’operaio 42enne avesse acquistato di recente quella bomboletta. Anche la posizione del corpo solleva dubbi: il cadavere era davanti alla porta del bagno e non in cucina dove l’uomo avrebbe afferrato il coltello per lanciarsi contro la povera Elisa. Sembra non ci siano segni di spostamento del cadavere, quindi l’omicidio potrebbe essere avvenuto in quel posto. Forse Elisa stava correndo in bagno magari per lavarsi il volto che bruciava a causa del peperoncino? Tanti interrogativi che potrebbero far cadere la tesi del delitto d’impeto, trasformando l’attuale accusa di omicidio volontario in premeditato. Nel primo caso, con i riti alternativi, anche solo 16-18 anni di reclusione, nell’altro da 30 anni all’ergastolo.

Intanto la difesa dell’operaio 42enne Luigi Colla, arrestato quella stessa notte a poca distanza dalla sua casa mentre vagava per strada, ha chiesto una perizia psichiatrica da gestire in sede di incidente probatorio. Saranno gli psichiatri Sergio Dazzi, parmigiano, scelto dalla difesa, e Renato Ariatti, bolognese, al quale si è rivolta la Procura della Repubblica, a dover accertare, insieme al consulente super partes che sarà nominato dal giudice ed eventualmente a quello che la famiglia Pavarani vorrà incaricare, se Luigi Colla avesse in quel momento piena capacità di intendere e volere e se sia o meno un soggetto socialmente pericoloso.

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