Non solo il consigliere Roberto Ghiretti attacca sull’aumento di 30 mila tonnellate della quantità di rifiuti bruciata a Parma per venire incontro alle esigenze di Reggio Emilia (leggi), ma anche Legambiente scende in campo per ricordare ancora una volta che tutto ciò dipende dal “pessimo decreto Sbloccaitalia” e per bacchettare le amministrazioni locali.
“Lo si scopre solo a fine anno come se, delle amministrazioni comunali e regionale, nessuno sapesse niente – tuona Legambiente -. Davvero difficile credere che nessuno fosse a conoscenza che a Reggio Emilia la produzione rifiuti durante l’anno fosse più alta di quella prevista dal Piano. Di certo l’azienda doveva averlo ben chiaro, se nei mesi precedenti ha portato al forno regolarmente quantitativi di rifiuti che hanno saturato in anticipo il quantitativo autorizzato. E’ doveva avere ben chiaro che non si sarebbe “staccato” l’impianto nei due mesi finali dell’anno. Si tratta quindi di una omissione, che mina la credibilità delle politiche di gestione degli impianti di smaltimento. Soprattutto si passa da un regime dove contano le autorizzazioni, ad uno dove contano le deroghe.
Legambiente chiede alle amministrazioni coinvolte – Comune di Parma e Regione – maggiore trasparenza, e che si abbandoni subito il ricorso alle deroghe, perché non diventi scontato un aumento di potenzialità del forno di anno in anno. Ne va prima di tutto della credibilità del Piano Rifiuti e della politica di fronte ai cittadini“.
Legambiente esprime poi “forti dubbi” sulla questione “ingombranti”, che compaiono per la prima volta nella delibera regionale e che non era mai stato previsto andassero ad incenerimento. Un’anomalia – sostiene l’associazione – anche dal punto di vista tecnico. “Rispetto al territorio di Reggio Emilia infine, è evidente come negli ultimi anni le promesse di interventi virtuosi in campo ambientale sono state molte, mentre i risultati sono al palo – sentenzia Legambiente -. E’ ora che si passi dalle parole ai fatti. La solidarietà tra territori non é mai stata messa in dubbio da Legambiente, ma a condizione che tutti facciano gli sforzi adeguati“.
Una presa di posizione quella degli ambientalisti che suscita subito la replica dell’assessore Gabriele Folli, per precisare “che il Comune di Parma sta verificando con l’aiuto di consulenti incaricati la conformità degli atti rispetto a quanto previsto dall’Autorizzazione Integrata Ambientale ed i possibili correttivi da proporre in futuro affinché questa situazione non si ripeta rispetto ad una pianificazione che dovrebbe prevedere con largo anticipo eventuali anomalie dei flussi in ingresso al Paip. Per questo verrà chiesto agli enti competenti che nei report mensili che spesso ci giungono con qualche ritardo direttamente dal gestore, una maggiore tempestività nella trasmissione degli stessi e pure che siano distinti i flussi di rifiuti urbani provenienti dalla Provincia di Reggio Emilia rispetto a quelli di Parma, al fine di essere più precisi nell’individuazione delle cause di eventuali futuri scostamenti”.
Folli mette le mani avanti anche sulla questione ingombranti: solo una “minima parte” arrivano da Parma. Lo dicono i numeri dell’assessore: a settembre 2015 la produzione totale di rifiuti ingombranti di 1.943 tonnellate rispetto ad un complessivo 2014 di 2.399 tonnellate.
Folli ricorda inoltre che “la produzione di rifiuti urbani indifferenziati della provincia di Parma, nella stima regionale per il 2016, è diminuita rispetto alle previsioni del Piano” e che “la produzione di rifiuti urbani indifferenziati della provincia di Reggio Emilia, nello stesso periodo è aumentata rispetto alle previsioni del Piano“. E nonostante ciò “il bilancio complessivo tra le due province determina comunque un leggero decremento della produzione di rifiuti urbani indifferenziati“.
“Nel resto della regione vi sono stati incrementi nella produzione di rifiuti indifferenziati che non hanno determinato problemi di adeguamento delle capacità autorizzate in quanto queste ultime sono “sovrabbondanti” rispetto alla produzione, Parma invece si è battuta, e manterrà questa posizione, per non incrementare la capacità autorizzata alla ‘saturazione del carico termico’”, sottolinea l’assessore Folli, secondo cui “il sistema di monitoraggio dei flussi è partito in ritardo rispetto alle necessità (la delibera regionale è del primo di agosto 2016), ci auguriamo che dopo un primo periodo di assestamento il sistema sia allineato rispetto alle necessità di controllo tempestivo dell’andamento”.
Infine il Comune di Parma ricorda la richiesta avanzata alla Regione lo scorso 7 luglio dai sindaci dei comuni di Sorbolo, Colorno, Torrile, Mezzani e Parma per la costituzione di un Osservatorio che veda allo stesso tavolo i Comuni, Regione, Arpa, Asl, Iss e rappresentanti delle associazioni ambientaliste, per cui si è in attesa di una convocazione per definirne perimetro di azione, responsabilità e ruolo.