Una risposta “deludente”. Così il deputato 5 Stelle Vittorio Ferraresi giudica la risposta del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, alla sua interrogazione in merito alla “grave situazione che si vive all’interno del carcere di Parma”. Ma per il ministero – informato della grave carenza di personale, del sovraffollamento nonostante la presenza di detenuti paraplegici e al 41 bis per mafia e di divise logore che gli agenti devono fsr riparare a proprie spese – sembra quasi che vada tutto bene nonostante i pressanti allarmi lanciati a più riprese dai sindacati. Ma Orlando comunque ha assunto qualche impegno.
“Il Ministero ci ha risposto che alla carenza di personale ha fatto fronte, è vero, con gli straordinari, soluzione a nostro avviso inaccettabile, ma che nel prossimo futuro valuterà di inviare nuovi agenti – commenta Ferraresi -. E sarebbe il caso. Mentre le divise sono quelle che sono: ‘secondo le vigenti disposizioni in materia di usura dei capi di vestiario’, quindi non risponde sul punto, anche incalzato successivamente, e sul numero delle divise fatte arrivare a Parma rapportate al reale bisogno degli agenti, costretti oggi ad intervenire personalmente”.
Risposta che di certo non farà felici gli agenti della Penitenziaria di Parma. Ma qualcosa comunque potrebbe arrivare a breve.
“Abbiamo avuto l’impegno che saranno predisposte tutte quelle strumentazioni previste dalla sorveglianza dinamica, ora assenti, necessarie a gestire l’apertura dei reparti ai detenuti, la cui mancanza oggi mette a dura prova il compito ed a rischio la sicurezza stessa degli agenti, ma crederemo a ciò solo quando vedremo dei provvedimenti concreti, visto che la vigilanza dinamica è utilizzata molte volte senza tener conto delle peculiarità di carcere e detenuti, ponendo la sicurezza a rischio – sottolinea infatti Ferraresi -. Se poi a Parma si continuano ad assegnare detenuti affetti da patologie, con la conseguenza che gli ammalati e gli invalidi anche gravi vengono messi in coabitazione con gli altri detenuti, la responsabilità non è dell’Amministrazione ma del sanitario che decide. Risposta pilatesca, come a dire non ci possiamo fare nulla arrangiatevi con quello che avete; la prossima volta invece di interrogare il Ministro interrogheremo il medico”.
Risposte che portano Ferraresi a concludere con un po’ d’aamarezza: “Non ci sentiamo certo rassicurati dalle risposte ricevute, quello che è certo è che continueremo a monitorare la situazione, agli impegni devono seguire i fatti, e a intervenire ogni qual volta sarà necessario al fine di rendere la vita all’interno delle carceri migliore sia per i detenuti che per gli agenti di Polizia penitenziaria”.
Se non è rassicurato Ferraresi che vive in Parlamento, figurarsi gli agenti di Polizia penitenziaria che vivono l’incubo ogni santo giorno e che poco possono fare se non continuare a gridare ai quattro venti il malessere di un sistema al collasso.
“Riteniamo la risposta del Governo del tutto deludente ed a tratti addirittura provocatoria in quanto, a parte la promessa di integrare appena possibile il personale di Polizia Penitenziaria di Parma, non viene preso alcun impegno concreto per la soluzione della drammatica situazione che si vive all’interno del carcere di Parma – attacca Gianluca Giliberti, segretario regionale del Sinappe, il sindacato autonomo che tutela gli agenti -. Addirittura il Governo sulla carenza d’organico opera un’ardita ed inaccettabile equazione tra le ore di straordinario assegnate e le unità di personale corrispondenti (“per far fronte a tale situazione, il DAP ha assegnato nel 2016 all’istituto di Parma 73.170 ore di lavoro straordinario, pari a circa 50 unità di personale”), omettendo di evidenziare che quelle ore non le hanno lavorate 50 persone in più ma gli stessi 300 che tirano la carretta ogni giorno e che hanno lavorato per 350. Viene poi fatto un calcolo strampalato sulle unità presenti e quelle in uscita, conteggiando tra i distaccati in entrata le più di 30 unità assegnate provvisoriamente al GOM di Parma (gruppo operativo mobile che gestisce il reparto 41 bis), che non sono alle dirette dipendenze della Direzione dell’Istituto, ma rispondono ad una differente e peculiare scala di comando. Nulla viene poi detto sui distacchi verso la Scuola di Parma e le altre sedi extra moenia (anzi stiamo assistendo ai primi rigetti delle istanze di distacco per gravi motivi familiari, anziché far rientrare in sede le unità che fruiscono di altri provvedimenti non altrettanto giustificati) e sull’inerzia della Direzione rispetto alla necessità di rivedere il modello organizzativo dell’Istituto, recuperando al servizio operativo il personale impiegato in compiti non istituzionali”.
E non è tutto qui.
“Ci piacerebbe inoltre sapere, fermo restando che già un poliziotto è stato distolto dai propri compiti istituzionali per essere impiegato nella funzione di gestore spaccio, come e quando il bar-spaccio verrà riaperto, se non utilizzando ulteriore personale di polizia penitenziaria presso il bar dell’Istituto come escluso categoricamente dal Governo in data di ieri – tuona ancora Giliberti -. Sull’ex CDT (Centro Diagnostico Terapeutico), oggi SAI, non è stata data nei fatti alcuna risposta, in quanto avere il reparto SAI dovrebbe significare accogliere detenuti ammalati nei limiti della capienza massima e non molto oltre come avviene oggi. Come nessuna risposta è stata data al problema della drammaticità delle condizioni lavorative del Nucleo Traduzioni e Piantonamenti. Sul vestiario, infine, basterebbe fare un giro nell’Istituto per veder in quali condizioni è ridotto il personale che lavora letteralmente con le pezze al sedere e con scarpe acquistate a proprie spese, a seconda delle rispettive possibilità economiche (http://www.ebay.it/sch/i.html?_nkw=anfibi+magnum oppure https://www.decathlon.it/C-800595-scarpe-montagna). In merito all’imminente assegnazione dei fondi necessari all’adeguamento strutturale delle sezioni detentive, indispensabile per attuare compiutamente la sorveglianza dinamica, così come richiesto più volte solo ed esclusivamente da SiNAPPe, monitoreremo la situazione affinché alle promesse di sempre seguano finalmente fatti concreti”.
Il segretario regionale Giliberti, quindi, dopo aver ringraziato l’onorevole Ferraresi, non può far altro che “annunciare l’effettuazione di ulteriori iniziative di protesta, con relativa ed ampia partecipazione della stampa e dei mezzi d’informazione Radio-Televisivi, per la tutela delle ragioni e dei diritti contrattualmente riconosciuti al personale di polizia penitenziaria”.
Insomma, il braccio di ferro continua…