Se la ripresa c’è, a Parma non tutti se ne sono accorti. In particolare imprese artigiane. Continua anche nel terzo trimestre dell’anno, infatti, la moria di aziende iscritte alla Camera di Commercio. Al 30 settembre, infatti, le imprese attive sono risultate 41.271 contro le 41.304 registrate al 30 giugno scorso. Il caldo estivo ha quindi “sciolto” una trentina di aziende, ma il dato è un po’ più pesante se confrontato con le 41.353 imprese attive al 31 dicembre 2015.
Nel terzo trimestre del 2016, comunque, è positiva la differenza fra iscrizioni e cessazioni: 488 contro 390. Segno che c’è un piccolo fermento, dettato forse anche da chi decide di mettersi in proprio per ovviare allo stato di disoccupazione. Questo dato ha portato al 30 settembre il numero totale delle imprese iscritte alla Camera di Commercio di Parma a quota 46.338 – circa 100 in più rispetto a fine 2015 – delle quali però, come riportato, 41.271 sono quelle attive.
Non c’è pace invece sul fronte degli artigiani. Dopo le migliaia di aziende perdute nel corso degli anni della crisi, continua la moria di imprese con saracinesce che si abbassano per sempre. Al 30 settembre scorso, le imprese artigiane attive nel parmense erano 12.703, una quarantina in meno rispetto al 30 giugno e addirittura ben 203 in meno nel confronto le 12.906 del 31 dicembre 2015. Un altro anno nero, dunque, per le piccole imprese. Anche il confronto dei totali delle imprese iscritte al Registro non è positivo. Sono 210 in meno nei primi 9 mesi dell’anno: 12.719 al 30 settembre, contro le 12.929 di fine 2015. negativo anche il saldo nel terzo trimestre 2016: 123 nuove iscrizioni a fronte di 162 cessazioni.
Ma se Sparta piange, Atene non ride di certo. A livello regionale, infatti, è vero che continua la ripresa del sistema imprenditoriale con 462.561 a fine settembre, 549 in più (+0,1 per cento) rispetto al 30 giugno, ma l’incremento è più contenuto anche di quello già limitato riferito allo stesso trimestre 2015, e resta ampiamente al di sotto della soglia delle 1.000 imprese, non più superata ormai da cinque anni. Rispetto allo stesso periodo del 2015, inoltre, le iscrizioni (5.007) sono leggermente diminuite, le cessazioni (4.501) si sono ridotte in misura lievemente più contenuta, ma entrambi i dati fissano i nuovi livelli minimi dell’ultimo decennio.
Il dato delle imprese attive – inoltre – rende l’effettiva capacità della base imprenditoriale. E a fine settembre, le imprese attive erano 409.890, ben 2.116 in meno (-0,5 per cento) rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Il ritmo della flessione tendenziale rilevata si mantiene costante rispetto al trimestre precedente, ma risulta più lento se confrontato con quello riferito allo stesso trimestre dello scorso anno (-0,8 per cento).
I settori di attività economica che hanno maggiormente determinato la riduzione in Emilia Romagna delle imprese attive sono le costruzioni (-1.288 unità, -1,9 per cento), il manifatturiero (-679 unità, -1,5 per cento), l’insieme del commercio (-632 unità, -0,7 per cento) e l’agricoltura, silvicoltura e pesca (-619 unità, -1,0 per cento). La flessione è sensibile anche per il trasporto e magazzinaggio (-1,6 per cento). Segnali positivi dagli altri settori dei servizi, in particolare dalle attività di supporto per le funzioni d’ufficio e alle imprese e dai servizi per edifici e paesaggio (pulizie), insieme per 318 unità, dalle attività di alloggio e ristorazione (+303 unità) e dai servizi alla persona (+202 unità).