Una truffa colossale per almeno 3 miliardi di euro e solo una settimana di carcere per Aldo Ferrari, 71 anni, il Re Mida come è stato definito, nome anche dell’operazione della Guardia di Finanza che lo ha portato in manette. Ferrari è tornato nella sua villa di Coloreto dopo che il gip Alessandro Conti ha sciolto la riserva sulla richiesta della difesa arrivata nel corso dell’interrogatorio di garanzia (alla quale il pm Andrea Bianchi non si è opposto), nel quale peraltro il faccendiere si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del giudice.
Richiesta di scarcerazione motivata dalle condizioni di salute di Aldo Ferrari, operato più volte alla schiena e costretto a muoversi – secondo i certificati medici prodotti – su una sedia a rotelle. Quadro clinico incompatibile con la detenzione in cella, secondo il giudice, che ha disposto quindi la misura degli arresti domiciliari con il divieto di comunicare con chiunque al di fuori del difensore e di chi lo assiste.
L’indagine condotta dalle Fiamme Gialle e dal sostituto procuratore Andrea Bianchi ha portato alla luce un’organizzazione capace di raggirare imprenditori in difficoltà, promettendo loro finanziamenti per un totale di 3 miliardi di euro ovviamente mai erogati, ma incassando nel frattempo 2 milioni di euro per le spese legate alle pratiche dei prestiti. Truffa aggravata e continuata l’accusa contestata a Ferrari – ritenuto il capo – e ad altri 5 finiti agli arresti. Ma gli indagati sono in tutto 14. La società finita sotto accusa è la Iwil, registrata in Nuova Zelanda ma operante in tutto il mondo, e con una sede operativa a Parma, nei pressi dell’autostrada.
Ma le sorprese per gli investigatori che da un paio d’anni lavoravano al caso non erano certo finite. A Villa Andromeda, la residenza di Ferrari, i finanzieri hanno trovato un piccolo tesoro fatto di lingotti d’oro e mazzette di denaro contante. Beni dei quali Aldo Ferrari – che non ha risposto alle domande – non ha ancora fornito spiegazioni sulla provenienza.