La paura spesso fa più male della stessa malattia. Ma c’è chi soffia sul fuoco, alimentando i giustificati timori della popolazione che da mesi vive il dramma senza ricevere risposte precise. Nelle giornate di domenica e di lunedì non ci sono stati nuovi casi di legionellosi, il numero di contagiati è sempre fermo a quota 41 e 7 sono i pazienti ancora ricoverati in ospedale.
Intanto il Montebello si svuota: oltre ai cittadini di altre zone che non si recano più neppure alle Poste centrali, anche alcuni residenti proprietari di case in Appennino hanno preferito trasferirsi in attesa di tempi migliori. O quantomeno di risposte. “Non vado più neppure al Montanara”, dice una donna sui 45 anni che abita in zona Alberi e stringe a se una bimba piccola.
Mercoledì 19, a tal proposito, sarà una giornata importante. Dovrebbero arrivare i primi risultati definitivi su alcuni campioni prelevati dai tecnici dell’Ausl ed è già fissato un incontro tra la superesperta della Procura della Repubblica di Parma, Paola Borella, docente di Igiene dell’Università di Modena e Reggio Emilia, le autorità sanitarie e gli esperti dell’Unità di crisi della Regione.
La Borella ha eseguito nel frattempo sopralluoghi e campionamenti con l’aiuto dei carabinieri del Nas su siti non ancora esaminati dagli esperti dell’Ausl. Ma nessuno, fra gli esperti, si fa illusioni: la causa di questa epidemia non è facile da trovare e forse non sarà mai trovata. Fra i 70 tipi di legionella esistenti e le numerosi fonti di contagio possibili, è come cercare un ago in un pagliaio. Lavoro ulteriormente complicato dai tempi estremamente lunghi di analisi e comparazione per avere il risultato definitivo sui singoli campioni prelevati.
Sotto esame, al momento, sarebbero le torri di evaporazione presenti nel raggio di 4 Km da via Montebello e piazzale Maestri. Mentre nel raggio di 1 Km ne sono state esaminate ben 15 con risultati anche positivi.
Sempre domani, mercoledì, infine, presso la sede dell’Ausl, torna a riunirsi il tavolo interistituzionale sulla legionella che vede coinvolti, fra gli altri, Comune, Azienda Ausl di Parma, Azienda Ospedaliero universitaria, oltre ai membri dell’Unità di crisi individuati dalla Regione. L’incontro, volto a verificare gli ultimi aggiornamenti in merito alla vicenda, sarà a porte chiuse.
Ma in molti intanto si chiedono anche altro: ma se il contagio è avvenuto davvero per via aerea, attraverso le torri di evaporazione, come mai i contagiati sono solo 41 in una realtà densamente abitata e frequentata?
Di risposte al momento non ce n’è: In Comune era fissata una commissione consiliare nella quale avrebbe dovuto riferire il sindaco Federico Pizzarotti, che però non si è presentato per impegni istituzionali, facendo infuriare le opposizioni che ora ne chiedono un’altra alla presenza dei responsabili dell’Ausl. A Roma, invece, si attende ancora la risposta del ministro Beatrice Lorenzin alle interrogazioni dei deputati parmigiani del Pd sul rispetto o meno delle linee guida e sulla necessità di un aggiornamento delle stesse per evitare in futuro epidemie come quella di Parma.
Proprio oggi alla Camera il deputato Giuseppe Romanini ha sollecitato il governo a dare risposte urgenti all’interrogazione. “Benché la fase più acuta paia ormai essere superata, in città è ancora diffuso un sentimento di apprensione e preoccupazione. Sentimento acuito dalle informazioni ancora incomplete ed incerte sull’origine del contagio nonostante che, dalle prime verifiche, al centro delle indagini e dei sospetti vi siano le esalazioni delle torri di evaporazione installate su numerose strutture pubbliche e private ubicate nel quartiere Montebello, quartiere nel quale si è diffuso il batterio”, ha sottolineato Romanini, che ha poi concluso: “Chiediamo ora un impegno diretto, a Parma, delle più alte autorità sanitarie nazionali. I cittadini di Parma, ancora allarmati dalla situazione, chiedono di avere risposte chiare ed esaustive”.