Agricoltura e fauna selvatica, pioggia di interrogazioni in Regione

Agricoltura e fauna selvatica, pioggia di interrogazioni in Regione

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Contributi agli agricoltori, prezzo del grano e recupero della fauna selvatica ferita sono al centro di altrettante interrogazioni inviate dal consigliere regionale Tommaso Foti di Fratelli d’Italia alla giunta del presidente Stefano Bonaccini.

La normativa nazionale e comunitaria non obbliga gli agricoltori al possesso della partita Iva per percepire i pagamenti della Pac (Politica agricola comunitaria) della Comunità europea – sottolinea il consigliere Foti -. Nonostante ciò, l‘Agenzia pubblica per i controlli in agricoltura (Aciu) ha introdotto un nuovo requisito al fine dell’individuazione dell’agricoltore attivo ovvero ha disposto che sia indicata la data di apertura della partita Iva o, nel caso di partita Iva già presente ma attiva in un ambito diverso da quello agricolo, la data di estensione dell’attività al regime agricolo.

Nella sua interrigazione, Foti chiede quindi alla Regione di “assumere iniziative, anche presso il ministro delle Politiche agricole, per evitare che i piccoli produttori agricoli dell’Emilia-Romagna, già colpiti dalla lunga crisi che sta attraversando quel comparto, possano essere danneggiati da quella che appare una illegittima e iniqua interpretazione delle norme che contrasta con quanto dispongono i regolamenti comunitari e la legislazione nazionale”. Insomma, al momento, senza partita Iva niente contributo.

Per quanto riguarda invece le produzioni di grano, Foti ricorda che “i produttori dell’Emilia Romagna hanno perso più di 70 milioni di euro per il crollo dei prezzi del grano diminuiti rispetto allo scorso anno (il 43% per il grano duro e il 19% per il tenero), senza che questo abbia portato benefici ai consumatori”. Il consigliere regionale ha fatto ricorso a una risoluzione per chiedere alla Giunta di tutelare gli occupati nel settore, le produzioni agricole regionali e la qualità del made in Italy, messi a rischio dal ribasso dei prezzi del grano e dall’invasione di prodotto straniero che, a volte, risulta di scarsa qualità e privo di controlli.

Il consigliere chiede anche che le competenti autorità “intensifichino i controlli fitosanitari sulle importazioni di grano dall’estero, in particolare da Paesi extracomunitari quali l’Ucraina (ove sono utilizzati prodotti e fitosanitari vietati da anni in Italia e in Europa), e ciò al fine di una maggiore tutela della salute dei consumatori”.

Nel documento, il consigliere chiede infine di rendere “obbligatoria l‘indicazione in etichetta della provenienza geografica del grano utilizzato per la realizzazione di pane e pasta, lasciando così ai consumatori la libertà e l’opportunità di scegliere consapevolmente quali prodotti consumare e di premiare quindi la qualità del prodotto made in Italy”.

In quanto “la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano impiegato nella produzione è un problema che incide notevolmente sulla crisi del settore. Appare pertanto indispensabile mettere in atto misure adeguate che tutelino sia i produttori sia i consumatori e che consentano di restituire un futuro al grano italiano, in particolare: l’obbligo di indicare in etichetta l’origine della materia prima utilizzata nella pasta e nei derivati/trasformati; l’indicazione della data di raccolta; il divieto di utilizzare un prodotto extracomunitario oltre i 18 mesi dalla data di raccolta e di fermare le importazioni selvagge a dazio zero”.

Ma Tommaso Foti continua a sfornare atti che pungolano l’amministrazione regionale.

L’ultima riguarda gli animali selvatici. La Giunta Regionale ha approvato il 3 ottobre scorso uno specifico avviso pubblico di manifestazione d’interesse teso alla stipula di convenzioni per le attività di raccolta, trasporto e primo soccorso dei capi di fauna selvatica feriti o in difficoltà (destinando alla copertura dei relativi oneri l’importo di 200.000 euro) stabilendo che le manifestazioni di interesse dovessero essere presentate entro il termine perentorio del 10 ottobre 2016 – ricorda nello specifico Foti nella sua interrogazione alla Giunta.

Il consigliere chiede alla Regione di sapere se ritenga che “la fissazione di un termine perentorio di otto giorni, ma molti meno se si pensa che l’avviso pubblico risulta pubblicato sul bollettino ufficiale della Regione il 7 ottobre 2016, sia quanto meno censurabile sotto più profili e ciò indipendentemente dal numero di manifestazioni che al riguardo verranno ricevute, essendo chiari gli effetti preclusivi che detto limite di tempo impone, con evidente mortificazione di ogni principio di evidenza pubblica”.

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