Lenz Fondazione è pronta al debutto di Autodafé, installazione performativa ispirata alla grande scena del Finale centrale del Don Carlo di Giuseppe Verdi, culmine del dissidio politico tra le istanze libertarie delle Fiandre e l’autorità règia. La nuova produzione è stata commissionata a Lenz Fondazione dal Festival Verdi in seguito al forte interesse suscitato nel 2015 dal Verdi Re Lear, reinvenzione drammaturgica e musicale dell’opera mai scritta – ma sempre desiderata – del celeberrimo compositore.
Autodafé di Lenz Fondazione sarà presentata in prima assoluta sabato 15 ottobre alle 18.30 (anteprima venerdì 14 ottobre alle 21, repliche domenica 16 ottobre alle 18.30, lunedì 17 ottobre alle 21, venerdì 21 ottobre alle 18.30, sabato 22 ottobre alle 18.30 e domenica 23 ottobre alle 18.30).
Autodafé, che si avvale di regia, installazione site specific, costumi ed elementi plastici di Maria Federica Maestri, la drammaturgia e l’imagoturgia di Francesco Pititto e il disegno sonoro di Andrea Azzali, rielabora in modo nuovo e inedito la scena della cerimonia pubblica dell’Inquisizione spagnola che vede sfilare gli eretici condannati a morte, che Verdi volle al centro dell’opera e sullo sfondo della quale fa risaltare lo scontro pubblico tra Filippo II e il figlio Carlo. Ricorda Francesco Pititto: «Inquisizione deriva dal verbo latino inquirere, che significa investigare, indagare, infine ricercare. Abbiamo ricercato un luogo che potesse essere impregnato di storia e sofferenza umana, voci e lamenti penetrati nelle mura e risonanti come echi, adatto alla moltiplicazione di frammenti cantati come ritorni vocali dall’opera intera, di cori intonati da coristi reclusi in cellette, visitato da spettatori itineranti come popolo di un moderno autodafé, agito da corpi d’attore pronuncianti astuzie per confessioni da estorcere, specchiato da un’imagoturgia che, come in una sfera di cristallo, potesse riunire il presente e il passato come in un giardino dei lamenti con, sovraimpresso, un Giardino delle Delizie. Ricercare, quindi, in questa dimensione “parallela” della sequenza verdiana la sua rifrazione contemporanea, una progressiva espansione spaziale, temporale, cromatica e musicale».
L’Autodafé di Lenz Fondazione sarà realizzata nell’ala napoleonica dell’ex carcere di San Francesco, a Parma: «Ambientare sequenze drammaturgiche e performative, installazioni sonore e visive negli spazi ancora vuoti ma colmi di segni delle passate funzioni significa rimarcarne l’importanza storica e sociale, tratto d’unione tra passato, presente e futuro» suggerisce Maria Federica Maestri. «I giardini, i corridoi, le stanze del carcere della parte napoleonica risuonano di echi di lacrime, di grida, di preghiere e di colpa in forte attinenza con il lamento corale che accompagna la cerimonia dell’autodafé. L’installazione temporanea negli spazi riporterà, tramite una funzione artistica, la memoria storica e sociale di questi ambienti di pena e di sofferenza al vissuto contemporaneo».
L’installazione, ricostruita anche attraverso lo shooting fotografico di Fiorella Iacono, di cui è prevista la presentazione nel dicembre prossimo nell’ambito del Festival internazionale Natura Dèi Teatri, prevede una fruizione libera e itinerante di cinquanta minuti circa, per un pubblico di massimo cinquanta persone: «L’installazione dell’Autodafè lascia allo spettatore la discrezionalità temporale della propria presenza/visione/ascolto in empatia soggettiva con le singole situazioni drammaturgico-spaziali» continua Maria Federica Maestri «permettendo quell’atto di libertà individuale, tanto volte invocato e negato dall’autorità religiosa e politica, nell’opera di Schiller e Verdi»
Saranno in scena Domenico Mento (basso); Eugenio Maria Degiacomi (basso), allievo del Conservatorio A. Boito; una selezione del Coro giovanile Ars Canto, diretto da Gabriella Corsaro, composta da Elena Alfieri, Jacopo Jorge Antonaci, Guido Larghi, Gioele Malvica, Giovanni Pelosi, Giacomo Rastelli e Michelangelo Turchi Sassi; i performer Valentina Barbarini, Walter Bastiani, Paolo Maccini, Delfina Rivieri, Carlotta Spaggiari, Barbara Voghera, Sandra Soncini e una selezione degli allievi del laboratorio avanzato di Lenz Pratiche di Teatro.
In merito all’installazione sonora costruita ad hoc, il sound designer Andrea Azzali aggiunge: «Ogni spazio performativo avrà un proprio suono, che citerà alcuni passaggi della partitura verdiana. Ho costruito la composizione musicale attraverso la reiterazione di alcuni frammenti, in forma di loop ossessivi, a significare l’ingerenza dell’istituzione detentiva sui tempi biologici di ciascun individuo: il carcere come fabbrica».
Nell’ambito del progetto è previsto inoltre, sabato 15 ottobre alle 20 presso l’Auditorium della Casa della Musica l’incontro Vedere le forme del suono. Lo studioso di performing arts Enrico Pitozzi, docente di Forme della Scena Multimediale dell’Università di Bologna, dialogherà con alcuni docenti dell’Università di Parma e di altri Atenei italiani – Vincenza Di Vita dell’Università di Messina e Cristina Grazioli dell’Università di Padova – individuati per affinità tematica e metodologica con i più recenti sviluppi del percorso di ricerca artistica di Lenz Fondazione, e con i direttori artistici Maria Federica Maestri e Francesco Pititto.
«L’obiettivo di questo incontro dedicato ai temi della messa in scena contemporanea – spiega Enrico Pitozzi – è quello di mettere al centro della riflessione le relazioni che si istituiscono tra l’immagine e il suono nelle arti contemporanea, sceniche in prima istanza. Tuttavia questo approccio risente di una serie di contaminazioni che avvicinano il Teatro contemporaneo alle installazioni visive e sonore. Tale conversazione intende dunque mettere al centro della riflessione il pensiero musicale e cromatico che la scena contemporanea va elaborando».