Proteste della polizia penitenziaria a Parma, si “sveglia” anche il M5S

Proteste della polizia penitenziaria a Parma, si “sveglia” anche il M5S

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La polizia penitenziari di Parma è al collasso e continua a protestare, inascoltata, contro la situazione del carcere di via Burla. Giovedì 6 ottobre è previsto un presidio davanti alla Prefettura, in strada Repubblica, e la questione “sveglia” anche Roma. Serviva il passo indietro del sindaco Federico Pizzarotti perché dopo le decine di proteste messe in atto dai sindacati della polizia penitenziaria, anche il Movimento 5 Stelle iniziasse a parlare del problema carcere di Parma.

Lo ha fatto il deputato Vittorio Ferraresi, capogruppo pentastellato alla Camera della Commissione giustizia, ricordando come la cronica carenza di organico, anche a seguito della gestione dei distacchi in uscita (più di 100) e personale negli uffici invece che nel servizio operativo sia una condizione per cui diventa difficile garantire quelle disposizioni previste dalla riforma che ha permesso, tra l’alto, l’apertura dei reparti detentivi per i reclusi.

“Ci preme sottolineare – sottolinea Ferraresi – che i diritti sacrosanti dei detenuti, preludio ad una reale attività di recupero, vanno garantiti senza mettere a repentaglio la sicurezza degli agenti. Manca una formazione ed una preparazione specifica, mancano dispositivi di sorveglianza dinamica, mancano strumenti di protezione individuale, cose per cui è inevitabile il ripetersi di situazioni di attrito e di violenza all’interno degli istituti che mette a repentaglio sia i reclusi che gli operatori. E’ una situazione che si ripete. Al Sant’Anna di Modena 130 agenti hanno chiesto di andare via, a causa dell’impossibilità di lavorare serenamente e in condizioni di sicurezza. Legittima la protesta, anche in considerazione del fatto che a Parma – continua il deputato pentastellato – la carenza di organico è sentita particolarmente in quanto vi si trovano, e si inviano, sia i detenuti con patologie gravi (nella struttura ha sede uno dei Centri diagnostici e terapeutici dove l’amministrazione penitenziaria assegna, anche con provenienza extraregionale, i detenuti per il trattamento di patologie in fase acuta o cronica in fase di scompenso) che i detenuti al 41bis. E’ il carcere di Totò Riina. Per questo mi sento vicino al presidio di sensibilizzazione promosso – conclude Ferraresi –. Come parlamentare continuerò a sollecitare il Governo perché metta in atto e a disposizione, provvedimenti e risorse affinché gli istituti penitenziari diventino realmente luoghi in cui tutti i diritti, dei detenuti e di chi ci lavora siano rispettati. Perché il carcere da luogo di reclusione diventi luogo di riscatto e di rispetto della dignità delle persone. Di tutte”.

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