“Delle due l’una: o il Sindaco e Presidente Fritelli non sapeva veramente niente sulle vicissitudini pregresse della famiglia dell’affittuaria degli alberghi Porro e Valentini come ha detto in televisione, oppure ha detto una clamorosa bugia per togliersi la responsabilità di una scelta scellerata di cui stanno pagando le conseguenze, in primo luogo, dipendenti e fornitori che aspettano ancora di essere pagati dalla società affittuaria e in secondo tutti i salsesi che vedono una delle attività più importanti della città termale, quella dei due alberghi che una volta davano lustro alla stessa, ferma e abbandonata. Di certo, quale che sia la verità, abbiamo la conferma che non è in grado di amministrare Salsomaggiore e Tabiano men che meno la Provincia di Parma, per cui è bene che si dimetta”.
Con queste parole il vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ed esponente della Lega Nord, Fabio Rainieri, ha commentato le dichiarazioni del sindaco di Salsomaggiore Filippo Fritelli alla trasmissione “Le Iene” di Italia 1. Fritelli aveva appunto dichiarato all’inviato della trasmissione che, quando si è trattato di accettare la proposta per l’affitto del ramo alberghiero della società termale, non sapeva delle disavventure finanziarie e giudiziarie che aveva avuto il marito dell’amministratrice dell’Accentour Ltd, società di diritto inglese con sole 100 sterline di capitale sociale, a cui poi i due alberghi sono stati concessi in affitto.
Sulla questione, Rainieri ha anche presentato una interrogazione in Regione. Nel documento ricorda che rispondendo a due precedenti sue interrogazioni che sollevavano dubbi proprio sull’affidabilità della società affittuaria, sia il sottosegretario alla presidenza della Regione Emilia-Romagna, Andrea Rossi, sia l’assessore regionale al turismo e al commercio, Andrea Corsini, avevano rassicurato che le condizioni finanziarie dell’affittuario erano state verificate e che si erano chieste anche informazioni su vicende pur non collegate alla stessa società. Il presidente di Terme di Salsomaggiore e Tabiano, Emilio Mondelli, ricorda sempre Rainieri, era stato ancora più esplicito chiarendo sulla stampa locale che la società termale era a conoscenza delle vicende nelle quali sarebbe implicato il marito dell’amministratrice per cui erano state chieste spiegazioni, prontamente date e trovate soddisfacenti.
Fabio Rainieri ha quindi fatto notare come sia grave il fatto che il massimo rappresentante di due degli enti pubblici soci della società termale, Comune di Salsomaggiore Terme e Provincia di Parma, dia sugli stessi fatti una versione divergente rispetto a quella data dal socio Regione Emilia-Romagna e dai vertici societari. Ha quindi chiesto alla Giunta regionale di sapere “se ritiene che il Sindaco di Salsomaggiore Terme e Presidente della Provincia di Parma possa verosimilmente essere stato allo scuro delle disastrose vicende finanziarie che legittimamente suscitavano dubbi sull’affidabilità della società affittuaria del ramo aziendale alberghiero rivelatisi nei fatti purtroppo più che fondati, per cui la responsabilità della scelta sarebbe da addebitare solamente alla Regione Emilia-Romagna e ai vertici societari e se conferma che entro ottobre si potrà trovare una soluzione all’attuale disastrosa situazione, recuperando un nuovo contraente per l’affitto la cui serietà sarà stavolta attentamente verificata e che possa riassumere i numerosi dipendenti defraudati dalla precedente gestione degli alberghi”.
“Quando poi leggo su Facebook – conclude Rainieri – le dichiarazioni di Luigi Simari che ricorda come il Pd ‘abbia portato al suo tavolo a cena, con lui, la sua famiglia e i suoi collaboratori nientemeno che il presidente della Regione Bonaccini e il sottosegretario all’Economia De Micheli’, qualche dubbio mi sorge spontaneo e mi chiedo: ma davvero nessuno di questi sapeva quello che stava accadendo? E davvero alle mie continue richieste di chiarimento su quanto stava succedendo, tutti hanno sempre risposto con la massima trasparenza? Qualche dubbio a questo punto sorge spontaneo. Ma la vera beffa alla fine sarebbe, se i creditori dell’affittuario avranno da spartirsi i soli 120 euro cui corrispondono più o meno le 100 sterline del capitale sociale”.