Per almeno due anni ancora i pazienti del Lubiana-San Lazzaro, che facevano riferimento al polo sanitario di via Da Vinci, dovranno accontentarsi di andare in piazzale della Pace. Se e soltanto se tutto andrà bene, infatti, il nuovo polo sanitario di San Lazzaro dovrebbe vedere la luce nell’estate del 2018. Lo ha detto in consiglio comunale l’assessore Michele Alinovi, rispondendo a una ormai stantia interrogazione del consigliere di Parma Unita, Roberto Ghiretti.
Alinovi ha giustificato il ritardo con “problemi burocratici”, ma ha anche precisato che la stazione appaltante non è il Comune bensì l’Ausl di Parma. Problemi che hanno determinato ben 2 anni di ritardo, visto che secondo quanto stabilito già nel 2013 il nuovo polo sarebbe dovuto essere pronto entro la fine del 2016. Invece i lavori tra via XXIV Maggio e via Sidoli non sono neppure iniziati, visto che è ancora in corso l’iter del progetto esecutivo.
A spiegare le motivazioni del trasferimento in piazzale della Pace, nonostante polemiche e petizioni dei tanti contrari vista la scomodità oggettiva della sede, è stato l’assessore Laura Rossi. Secondo cui non sono stati trovati in zona strutture adeguate, mentre quella di via Da Vinci era ormai inagibile come indicato anche dai vigili del fuoco.
Nel tempo era stata però indicata anche una soluzione alternativa e forse più rapida per la collocazione del nuovo polo sanitario di San Lazzaro. Ovvero l’ex area commerciale in stato di totale abbandono di via Cicerone. L’ex Aiazzone per essere più chiari. Una struttura che potrebbe ospitare ben 10.000 metri quadrati. Già del Comune, baricentrica per la zona, ben servita dai mezzi pubblici, dotata di parcheggio e con delle strutture presenti che avrebbero permesso di evitare altro consumo di suolo in una zona che continua ad essere inghiottita dal cemento.
Ma la politica ha altre logiche, quindi meglio il terreno delle suore in via XXIV Maggio. L’area commerciale di via Cicerone, inserita in un contesto chiaramente residenziale, rimane invece vuota e abbandonata, facilmente accessibile, un vero e proprio monumento alla decadenza. Con il rischio di diventare l’ennesimo rifugio per disperati in cerca di un tetto sopra la testa.