“Lucrezia Romana. La virtù delle donne da Raffaello a Reni”, grande mostra...

“Lucrezia Romana. La virtù delle donne da Raffaello a Reni”, grande mostra in Pilotta

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dp862672“Lucrezia Romana. La virtù delle donne da Raffaello a Reni” è l’accattivante titolo della grande mostra che dal 26 settembre al prossimo 8 gennaio animerà la Galleria Nazionale di Parma. Ideata da Mario Scalini, la mostra esalta l’esempio di virtù domestiche e familiari, un modello di alta dedizione alla Patria ed eroina dei diritti umani di libertà ed autodeterminazione, attraverso Lucrezia Romana, resa eterna nelle opere di tanti pittori, da Cranach a Raffaello, da Parmigianino a Reni. Un’occasione importante non solo per ammirare opere senza tempo così come è la storia di Lucrezia, ma anche per riflettere sulle tematiche della violenza, fisica e morale, così diffusa contro le donne di oggi.

Tra le figure femminili assunte come exempla virtutis dal mondo dell’arte, Lucrezia Romana, figlia e moglie nella Roma retta dalla dinastia etrusca dei Tarquini, occupa sicuramente un posto d’onore. Una donna che non si è potuta difendere dalla violazione del suo corpo, che da la sua stessa vita come esempio ai suoi concittadini di ribellione nei confronti dei violenti dominatori.

Ospite d’eccezione di questa importante mostra è il disegno “Lucrezia” di Raffaello, risalente al 1508-1510, prestato per l’occasione dal Metropolitan Museum of Art di New York.

La mostra di autentici capolavori dell’arte ripercorre questo tema in tutte le sue varianti letterarie, simboliche e pratiche sia in Italia che all’estero. La mostra è stata promossa dal Polo Museale dell’Emilia Romagna in collaborazione con il Complesso Monumentale della Pilotta, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Parma e Piacenza, il Comune di Parma e la Fondazione Cariparma.

La mostra aprirà i battenti lunedì 26 settembre e chiuderà l’8 gennaio. Potrà essere ammirata da martedì a sabato dalle 8,30 alle 19, domenica e festivi dalle 8,30 alle 14 (tranne la prima domenica del mese, con orario limitato dalle 13,30 alle 19).

La tragica vicenda di Lucrezia è uno dei più celebri episodi della narrazione di quella Roma degli albori in cui storia e mito si mescolano e si confondono. La violenza sessuale subita dalla donna e il successivo suicidio è la scintilla che accende l’indignazione del popolo romano spingendolo alla ribellione contro l’arroganza del potere monarchico. Nasce così la Repubblica, una svolta epocale nella vita dell’Urbe. Si tratta di un tema che ha ispirato scrittori e artisti di ogni epoca: da Tito Livio a Ovidio, da Boccaccio a Shakespeare e, nell’arte, autentici capolavori come quelli che si possono ammirare in questa mostra, da Raffaello a Guido Reni. L’utilizzo che se ne faceva era prevalentemente politico: iconograficamente, nel Rinascimento e nel Barocco, nei palazzi pubblici e nobiliari gli affreschi, i dipinti e le sculture proponevano come exempla virtutis la storia delle origini di Roma. L’intento era di esprimere simbolicamente e allegoricamente modelli di integrità morale”, ha ricordato il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini.

Un tema, quello della violenza, che ritorna ancora ai giorni nostri. “Ma ai nostri occhi contemporanei non può che rappresentare un’occasione di riflessione sulla violenza contro le donne, una piaga che ancora non è stata estirpata nella società moderna – aggiunge infatti il ministro Franceschini -. I soprusi, le aggressioni, le intimidazioni fisiche e morali figlie di una aberrante mentalità maschile sono purtroppo una triste realtà quotidiana. Serve repressione, da esercitare con severità e senza alcuna indulgenza, ma serve soprattutto la cultura: bisogna diffondere una concezione basata sul rispetto della donna, sulla dignità e parità, a cominciare dalla scuola e dalla società civile. La figura di Lucrezia Romana, della quale nell’esposizione potrete ripercorrere raffinate rappresentazioni, oggi deve significare soprattutto questo”.

Il sindaco Federico Pizzarotti ha sottolineato che “è con orgoglio che Parma ospita una mostra unica, una vera e propria galleria di capolavori da Raffaello sino a Guido Reni, raccolti nello splendido scenario architettonico e storico del Palazzo della Pilotta. Non solo la bellezza e l’invenzione artistica della figura di Lucrezia, così finemente ricamata dai grandi del passato, non solo la leggenda di una donna che ha sacrificato la propria vita in nome della dignità: la galleria è anche rappresentazione drammatica dell’ingiustizia nei confronti della donna, nella storia e nella società. È però la volontà, con la forza espressiva dell’iconografia, di estirpare una volta per tutte la violenza, anche morale nei confronti della donna, la quale non può né deve essere considerata un oggetto di tutela, ma un soggetto con diritti”.

La mostra ha dunque un forte e concreto significato, ovvero l’ambizione di far riflettere e di scuoterci l’animo, portando all’attenzione del pubblico la violenza nuda e cruda a cui, con estrema ingiustizia, è stata soggetta Lucrezia, una donna la cui dignità e il cui onore erano indiscussi e risoluti – continua Pizzarotti –. La sua leggenda è a tutti nota, eppure ritengo che si abbia ancora molta strada da fare per una compiuta e onesta uguaglianza nella società, tra i sessi. Purtroppo la violenza di genere è tuttora una piaga, un male sociale a cui dobbiamo rispondere con forza e determinazione. È infine un orgoglio poter ospitare una mostra così potente e così ricca di significato. Per questo intendo ringraziare tutti coloro i quali hanno lavorato con passione, dedizione e interesse alla mostra, con la speranza che possa essere un punto di incontro sostanziale tra arte, umanità e riflessione”.

In effetti, secondo la versione di Livio sulla istituzione della Repubblica, l’ultimo Re di Roma, Tarquinio il Superbo aveva un figlio assolutamente sgradevole, Sesto Tarquinio. Durante l’assedio della città di Ardea, i figli del re assieme ai nobili, per ingannare il tempo si divertivano a vedere ciò che facevano le proprie mogli durante la loro assenza, tornando nascostamente a Roma. Collatino sapeva che nessuna moglie poteva battere la sua Lucrezia in quanto a pacatezza, laboriosità e fedeltà. Così portò con sé gli altri nobili, tra cui Sesto Tarquinio, a vederla. Sesto Tarquinio ne restò affascinato e fu preso dal desiderio di possederla. Alcuni giorni dopo, all’insaputa del marito, tornò a Collazia e venne accolto con grande ospitalità. Ma dopo cena, quando la casa era addormentata, si introdusse nella camera da letto di Lucrezia che, svegliatasi di soprassalto, si trovò aggredita dall’uomo, armato di spada. Provò a respingerlo ma Sesto la minacciò: se ella non avesse acconsentito a soddisfare le sue voglie, l’avrebbe uccisa e accanto le avrebbe messo il corpo mutilato di uno schiavo, sostenendo di averla colta in flagrante adulterio. A questo punto Lucrezia fu costretta a cedere alle voglie del figlio del re. Appena Sesto ripartì, Lucrezia inviò un messaggero a Roma dal padre e uno ad Ardea dal marito supplicandoli di correre da lei al più presto con un amico fidato perché una grossa sciagura era accaduta. Giunti i suoi cari, in lacrime spiegò l’accaduto e si trafisse con un pugnale che nascondeva sotto la veste. Una storia rimasta scolpita nei secoli.

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