In una Turchia sempre meno democratica e sempre più indegna di far parte dell’Unione europea, nel mirino del capo islamista Recep Tayyip Erdoğan è finito anche Hakan Sukur. Sul capo dell’ex calciatore del Parma (15 presenze, 3 reti nella stagione 2001-2002), già nei guai per qualche opinione espressa nei confronti del “capo democraticamente eletto”, stavolta pende un ordine d’arresto con l’accusa di “appartenenza a gruppo terroristico armato”, ovvero quella del predicatore Fethullah Gulen, considerato il regista del fallito golpe del 15 luglio scorso.
Sukur, oggi 44enne, lontano dai campi da calcio dal 2008 – eletto deputato nel 2011 per il Partito di Giustizia e Sviluppo (AKP) dello stesso Erdogan, da cui è uscito nel 2013 in seguito alla rottura con Gulen – ha lasciato la Turchia lo scorso anno con tutta la sua famiglia, in seguito all’apertura di un procedimento a suo carico per “insulti” al “presidente”. Sukur nega qualsiasi coinvolgimento nel golpe, d’altra parte è all’estero e non ha certo grandi poteri sui militari, ma ad Ankara è ormai in corso qualcosa che non ha nulla a che fare con la democrazia ma solo con gli interessi di certe lobby.