L’Ausl e la direzione degli Istituti penitenziari di Parma hanno sottoscritto oggi un protocollo d’intesa della durata di tre anni che mira a garantire il diritto alla salute dei detenuti. In 27 articoli, il protocollo definisce le modalità organizzative con cui è assicurata l’assistenza sanitaria all’interno della struttura carceraria e le procedure da seguire qualora sia necessario un ricovero ospedaliero o un esame diagnostico in centri esterni. Particolare attenzione è posta alla gestione dei casi sanitari più complessi, per i quali le parti si impegnano a definire programmi di intervento specifici e alla realizzazione di una efficace azione di prevenzione.
Al riguardo, sono previsti settori detentivi dedicati dove i professionisti dell’Azienda sanitaria visitano ed eseguono esami di screening all’arrivo del detenuto o dove è garantita, all’occorrenza, assistenza sanitaria di livello più intenso rispetto all’ordinario e, infine, aree dedicate in caso di necessità di isolamento sanitario. Sul fronte della prevenzione vi è anche l’impegno congiunto di favorire l’attuazione del progetto di promozione della salute in carcere, attraverso la figura del “promotore di salute” e l’organizzazione di attività di informazione collettiva, oltre che di discussione di gruppo su temi riguardanti stili di vita e prevenzione.
E non si tratta affatto di una passeggiata. Lo dimostrano i numeri relativi al 2015. Al 31 dicembre, negli Istituti penitenziari di Parma erano presenti 560 detenuti, ma ben 1.064 erano transitati nel corso dell’anno. Nel corso del 2015, sono state assicurate poco più di 25.800 visite mediche specialistiche e circa 7.400 esami di diagnostica strumentale, di laboratorio e riabilitazione. Per le esigenze del carcere è stato impiegato un vero e proprio esercito di camici bianchi: 1 dirigente medico responsabile (a tempo pieno); 3 dirigenti medici (non a tempo pieno); 21 medici specialisti (a ore); 17 medici di guardia a garanzia della continuità assistenziale (a ore); 3 medici psichiatri (di cui 1 a tempo pieno); 4 psicologi (a tempo parziale); 3 educatori (a tempo pieno); 54 infermieri (di cui 11 a tempo pieno) e 1 coordinatore (a tempo pieno); 1 assistente sociale (a tempo pieno); 1 operatore socio-sanitario (a tempo pieno); 2 fisioterapisti (a tempo pieno); 1 tecnico di radiologia (a tempo pieno); 2 amministrativi (di cui 1 a tempo pieno).
Per garantire una migliore tutela della salute delle persone detenute, intanto, l’unità operativa Salute negli Istituti Penitenziari dell’Ausl dal primo maggio di quest’anno è organizzata in tre settori sanitari, rispettivamente per il carcere di media, alta e massima sicurezza, ognuno dei quali diretto da un medico. Sul tutto vegliano 305 agenti di polizia penitenziaria e 6 educatori.
“Con questo Protocollo abbiamo definito meglio le modalità di collaborazione tra gli operatori sanitari e quelli dell’amministrazione penitenziaria, condividendo ancor di più l’obiettivo di agire con tempestività e appropriatezza nel rispondere ai bisogni di salute delle persone – commenta Elena Saccenti, direttore generale Ausl -. Il carcere è una realtà molto complessa, dove in questi anni oltre oltre alla cura abbiamo anche garantito prevenzione con interventi qualificati come gli screening del colon-retto, le vaccinazioni o azioni in ambito cardiovascolare. Più in generale il nostro compito è tutelare la salute delle persone detenute allo stesso modo in cui tuteliamo quella di chi vive in libertà”
Per Carlo Berdini, direttore Istituti Penitenziari di Parma, “l’intesa è un’ulteriore conferma di come il detenuto sia un cittadino a tutti gli effetti, che in materia di salute gode degli stessi diritti di tutti gli altri. Anche perché in carcere non esistono più due entità parallele che operano in ambiti separati, quello sanitario e quello penitenziario: la collaborazione e la convergenza di obiettivi sono in atto da tempo con buone prassi e collaborazioni. Come è il caso, previsto dal Protocollo, dell’impegno comune a realizzare la Carta dei servizi sanitari per i detenuti“.
Soddisfatto anche il direttore sanitario Ausl, Ettore Brianti: “Oggi abbiamo compiuto un passo molto costruttivo per il miglioramento dell’organizzazione sanitaria in carcere, dove i nostri professionisti già da tempo garantiscono ogni anno un notevole volume di prestazioni lavorando in sinergia con gli operatori penitenziari“.