Sono 41.304 le imprese attive a Parma al termine del primo semestre 2016, secondo i dati resi noti da Movimprese. Continuano ad aumentare le saracinesche chiuse per sempre – circa 50 in più rispetto alla fine del 2015, oltre 200 se si considera la fine del 2014 – ma ci sono anche segnali sicuramente positivi per l’economia parmigiana.
Intanto il numero delle imprese iscritte al registro della Camera di Commercio si mantiene sostanzialmente stabile, mentre quello delle aziende attive, pur diminuendo, ha fatto registrare una positiva frenata rispetto al recente passato. Non solo, al termine del secondo trimestre 2016, a Parma si registra un numero di nuove iscrizioni, ben 631, decisamente superiore rispetto a quello delle cessazioni, che sono state 436. Un saldo positivo di quasi 200 unità.
Bilancio positivo in particolare sul fronte dell’agricoltura, finora caratterizzato da una notevole moria di imprese: il secondo trimestre 2016 vede 46 iscrizioni a fronte di sole 41 cessazioni. Positivi anche il comparto manifatturiero (50 iscrizioni, 47 cessazioni) e quello delle costruzioni (76 nuove aziende contro 66 cessate). Non grandi numeri, ma sicuramente un’importante inversione di tendenza rispetto al passato. A crescere, però, è soprattutto quel mare oscuro delle cosiddette imprese non classificate: 203 iscrizioni a fronte di sole 13 cessazioni.
Segnali positivi anche dal settore degli artigiani, che alla fine di giugno 2016 conta 12.741 imprese attive (12.758 quelle iscritte), con un saldo appena positivo che vede 166 iscrizioni a fronte di 156 cessazioni, ma che vale un’importante inversione di tendenza rispetto al passato in cui Parma ha visto sparire, inghiottite dalla crisi, circa un migliaio di piccole aziende. Segno positivo che tuttavia non è ancora in grado di bilanciare le perdite maturate anche in questi primi sei mesi dell’anno: all’appello mancano infatti – rispetto alle 12.906 di fine 2015 – circa 165 imprese artigiane.
Insomma, qualcosa sembra muoversi anche nell’economia parmigiana, ma ancora non basta. Le profonde ferite lasciate dalla crisi sono lontane dall’essere risanate.