Processo da rifare per un medico parmigiano, M.I., 36 anni, condannato in primo grado a Chiavari e in appello a Genova a un anno di reclusione per la morte della 39enne Michela Merighi, che si era affidata a lui per un intervento di ernia del disco alla clinica Villa Azzurra di Rapallo. Lo ha deciso la Cassazione, accogliendo il ricorso del difensore, ed è stato disposto un appello bis sempre al tribunale di Genova. Sostanzialmente la nullità del processo deriverebbe dal fatto che il collegio giudicante, in corte d’appello, è cambiato durante il dibattimento, tanto che quello che ha emesso la sentenza sarebbe stato diverso da quello che ha seguito il processo. Un cavillo, ma la legge è legge.
La donna, parmigiana, morì nell’agosto 2008, lasciando la sua famiglia nella più cupa disperazione. A distanza di 8 anni, dunque, non c’è ancora giustizia per lei e probabilmente non ci sarà mai. Lo stesso procuratore generale di Genova aveva infatti chiesto l’assoluzione del medico perché pare non sia stato trovato il nesso causale tra l’azione del professionista e la morte della paziente. E adesso su questo argomento quasi certamente si tornerà a battagliare in corte d’appello. Ma forse se Michela Merighi avesse scelto un altro ospedale ed altri medici, forse sarebbe ancora con la sua famiglia. Ma in questi casi manca sempre la prova del nove e la storia non si fa con i se e con i ma. Ma con la certezza che troppo spesso per la morte dei pazienti a pagare è nessuno.