Parmacotto Spa, dissequestrati stabilimento e magazzino. Bloccati solo i conti correnti

Parmacotto Spa, dissequestrati stabilimento e magazzino. Bloccati solo i conti correnti

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La Parmacotto Spa deve solo 11 milioni di euro allo Stato, quindi non c’è bisogno di sequestrare tutti i beni della società. Bastano i soldi presenti sui conti correnti dell’azienda già bloccati – insieme allo stabilimento e al magazzino di Sala Baganza – dal provvedimento d’urgenza del pm Paola Dal Monte, eseguito a inizio luglio dai militari della Guardia di Finanza (leggi). Lo ha deciso in sede di convalida del provvedimento d’urgenza della Procura, il gip Maria Cristina Sarli, che ha sì convalidato il sequestro, ma ne ha limitato la portata al solo danno subito dallo Stato attraverso il reato di truffa aggravata, per il quale sono indagati due ex amministratori della grande industria alimentare, tra cui l’ex patron Marco Rosi.

E potrebbe essere questa, dunque, l’unica accusa a rimanere in piedi, visto che il reato di falso in bilancio risulterebbe già in prescrizione. Proprio alterando il bilancio 2010, secondo l’accusa, Parmacotto Spa sarebbe riuscita a trarre in inganno Simest, l’agenzia del ministero dello Sviluppo economico, allora controllata dalla Cassa depositi e prestiti, ottenendo così, sottoforma di aumento di capitale, aiuti pubblici per 11 milioni di euro. Denaro destinato a rinforzare aziende solide e non a tentare di salvare quelle che, appena qualche anno dopo, nel caso il 2014, sono costrette a chiedere al tribunale il concordato preventivo. Gli 11 milioni sequestrati sui conti correnti, quindi, sarebbero già nella disponibilità dello Stato.

Lo stabilimento, i macchinari, il magazzino e le scorte, quindi, tornano in possesso della nuova dirigenza della Parmacotto Spa, nella quale non compaiono più le due persone attualmente indagate dalla Procura. Non ci sarà più bisogno del commissario Daniela Saitta, commercialista messinese con studio a Roma, nominata contestualmente al provvedimento di sequestro. Cambia un po’ lo scenario, quindi, anche in vista dell’udienza del prossimo 12 ottobre, quando sarà al vaglio del giudice Nicola Sinisi l’omologa del concordato, sul quale l’assemblea dei creditori aveva espresso la sua approvazione.

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