Nei lavori all’ex scalo merci di viale Fratti, avviati sotto l’amministrazione di Pietro Vignali, non è successo nulla. Nessun abuso, nessun reato. Anche l’ultimo imputato rimasto sub judice è stato assolto con la formula più ampia: perché il fatto non sussiste. Si tratta dell’ex dirigente comunale e della partecipata Stt, Ivano Savi, accusato di abuso d’ufficio e a suo tempo anche interdetto per due mesi dal suo ufficio. Un procedimento giudiziario partito nel 2009 e costato un bel po’ di denari pubblici, che forse non doveva neppure arrivare ad ingolfare ulteriormente un’aula di giustizia.
E’ emerso tra l’altro, ad opera dello stesso consulente dell’accusa, che nei lavori all’ex scalo merci non era stato utilizzato amianto come ipotizzato in un primo momento, ma semplicemente il ballast che è perfettamente legale. All’udienza davanti al tribunale presieduto dal giudice Pasquale Pantalone, è stata la stessa pubblica accusa a chiedere l’assoluzione per l’imputato Savi. E così è stato. Savi non ha commesso abusi. Ma non solo lui. Tutti gli imputati di questo procedimento, nel tempo, sono stati prosciolti da ogni accusa. Nel 2014, infatti, già in sede di udienza preliminare erano usciti di scena – perché il fatto non sussiste – l’imprenditore Riccardo Mingori, la dirigente
del Comune Costanza Barbieri e l’ex dirigente di Comune ed Stt Stefania Benecchi, il consulente di Stt Paolo Giovanelli, accusati a vario titolo di reati ambientali e di abuso d’ufficio. Ancor prima dell’udienza preliminari, erano stati cancellati dal registro degli indagati anche i nomi dell’ex assessore all’Urbanistica Francesco Manfredi e dell’ex amministratore unico di Stu stazione, con un passato anche di assessore alla sicurezza, Costantino Monteverdi. Una vicenda, quindi, che si è conclusa nella più classica delle bolle di sapone.
