I volti della miseria: storie di povertà fra i borghi di Parma

I volti della miseria: storie di povertà fra i borghi di Parma

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Se ci si fermasse un momento a pensare.

Se si accantonasse, per un attimo soltanto, la frenesia che scandisce irrequieta e spietata la nostra esistenza, si scoprirebbe che al di la dei nostri piedi c’è un mondo. Un mondo sconosciuto agli occhi di chi si finge cieco e non ha tempo per guardare dall’altra parte di quel muro fatto di quieto vivere, lavoro, famiglia, routine ed indifferenza, che caratterizza sempre più la condizione umana dei nostri tempi.

Eppure, oltre quel muro, ci sono sguardi che hanno visto la più buia miseria e riescono ancora a scorgere uno spiraglio di luce nel grigiore della propria situazione sociale; sguardi veri e sinceri di chi non ha nulla, ma ha molto da offrire: un sorriso, una stretta di mano, un abbraccio…

In una società orfana di condivisione ed umanità ed ubriaca di moralismi e luoghi comuni, c’è ancora chi tende la mano e nonostante sia vuota, riesce a riempirne due, spartendo con chi è stato meno fortunato perché arrivato in ritardo alla distribuzione del pasto quotidiano, anche quel minuscolo tozzo di pane appena conquistato a suon di patimenti, dopo una lunga attesa sotto il sole cocente dell’estate parmigiana.

fils indiana ok

Se ognuno di noi si fermasse ad ascoltare – oltre che a pensare – scorgerebbe in quella silenziosa fila indiana tante storie, tutte diverse ma degne d’essere accolte, legate l’una all’altra dal nero filo della povertà.

Fortunatamente oltre quel muro di noncuranza ci sono anche angeli, volontari, anime buone che ogni mattina si alzano da proprio letto di bambagia e con forza e determinazione, si recano in una delle tante mense della carità sparse per la città, riscoprendo una pace ed una carica interiore che soltanto aiutando il prossimo è possibile trovare.

Mensa di Padre Lino

padre LINO OK

Già dalle prime ore dell’alba presso la mensa di Padre Lino, interna alla chiesa di Maria Santissima Annunziata, una schiera di circa 30 volontari lavora a ritmo serrato per assicurare un pasto degno a chiunque ne abbia bisogno.

“Chiunque bussi alla nostra porta avrà risposta, non si può non ascoltare il grido di aiuto di chi ha fame. Certo, esistono regole che determinano l’accesso ai pasti: ogni richiedente, riceve, su gestione della Caritas di Parma – previo controllo dell’effettiva necessità – una tessera con la quale poter accedere al pranzo” ci spiega Padre Andrea, appartenente all’ordine dei Frati minori della Diocesi e responsabile della mensa.

La materia prima, il cibo, viene distribuito da Conad grazie ad un accordo, con il quale tutto l’invenduto viene raccolto per mezzo di un camion che riporta l’insegna della cooperativa Eumeo, smistato ogni mattina alle 9.30 nel cortile della chiesa, controllato dai volontari e successivamente cucinato dagli addetti mensa, incaricati di comporre menù sempre differenti avvalendosi delle materie prime che il “giorno regala”.

INTERNO PADRE LINO

Grazie a tale organizzazione vengono dispensati da “Padre Lino”, la bellezza di circa 140 pasti al dì.

Spesso la quantità di materiale è talmente elevata che la Diocesi riesce a distribuire il cibo anche ad altre mense come quella dei Frati di Piacenza, di Reggio nell’Emilia e, a volte, anche di Modena.

“Ma non è tutto – continua Padre Andrea – dopo la distribuzione dei pasti, che avviene ogni giorno a partire dalle ore 12, nel pomeriggio, vi è la distribuzione di un sacchetto di generi alimentari composto dalle eccedenze e rivolto ad alcune famiglie monitorate”.

Purtroppo però i tempi difficili e la crisi economica, costringono sempre più persone a “tirare la cinghia”: a Parma nell’ultimo periodo, si sono registrati numerosissimi fenomeni di emergenza abitativa e sociale e, come ci spiega il Padre, nonostante i filtri ed il monitoraggio, a qualsiasi ora a partire dal primo pomeriggio c’è un via vai incontrollabile di persone che bussa alla porta della comunità per assicurarsi il “sacchetto” quotidiano: oltre 200 persone.

Fra questi bisognosi, si riscontra una minoranza – sempre in crescita – di italiani (circa il 10%) dai 50 ai 60 anni soli, reduci dalla perdita di un lavoro e spesso, inquilini della Stazione di Parma mentre, la parte più consistente (il 90%) è composta da stranieri: non più, come si potrebbe pensare clochard adepti ad una vita d’isolamento, ma individui che cercano (nonostante le sofferenze ed i problemi) di mantenere pulizia personale, ordine oltre ad un impeccabile stile nel vestire.

Caritas Diocesana Parmense

caritas diocesiana

Come in un loop infinito di un pezzo che ripete sempre la sua strofa, anche via Turchi conferma, quasi beffarda, la stessa situazione sociale.

Un paio di tavolini e più in là, un gruppo di volontari intenti alla preparazione dei pasti, sono la prima cosa che è possibile scorgere varcando la soglia della Caritas Diocesana Parmense.

Al centro del cortiletto Mario, addetto alla gestione delle presenze ed al coordinamento, appassionato di Tex Willer, stampa libraria e poesia: nei suoi occhi, l’esperienza di chi non ha più nulla da capire della vita: “Ho visto di tutto in questo posto. Ogni giorno, da un numero interminabile di giorni (non ricordo nemmeno quanti) vengo qui, questa è un po’ la mia casa. Mi siedo in questo tavolino e mi occupo di mandare avanti, insieme agli altri volontari, questo posto. Abito poco distante – continua – e oltre ai libri e alle mie poesie, che rileggo sempre volentieri, non ho molto altro che mi appassioni. Così, mi dedico a far del bene (e lo faccio perché aiutare mi fa vivere meglio). Tengo impegnata la mia mente fino al calar del sole, 365 giorni l’anno, comprese le festività come il Natale”.

interno caritas

Un paio di sedie ai bordi delle mura ospitano una manciata di persone in attesa che la nuova giornata giunga (presto) al termine. Fra queste Aldo, parmigiano doc, tempo addietro obiettore di coscienza responsabile della mensa interna alla Caritas e ora, frequentatore della stessa da oltre 10 anni, costretto ad una vita di stenti e sacrifici e affetto da una grave patologia che lo vede assiduo ospite della struttura ospedaliera di Parma: “Percepisco una pensione di 280 euro e sono gravemente malato. Non posso permettermi, con questa miseria e questa condizione, una vita normale. Fortunatamente sono assistito dal Comune –sospira – che mi garantisce, se non altro, l’accesso alla mensa ed un tetto sopra la testa”.

Non ha null’altro, Aldo, nemmeno un televisore, non più: “L’unica mia distrazione è la tv, ma ora si è rotta e non posso permettermene nemmeno una usata” confessa quasi fra le lacrime.

“Essendo da soli, vedi che bella soddisfazione stare al mondo! Se si deve stare al mondo per soffrire è meglio “partire”… tutti i giorni ce n’è una nuova…”, conclude.

Accanto a lui un altro anziano, anche lui italiano ed anche lui gravemente malato, affetto da Morbo di Parkinson. Parla a stento ma, dalle sue parole, è possibile scorgere tutta la sofferenza di chi si vede addirittura costretto a pagare una somma annua (120 euro) per poter accedere alla mensa, perché oltre la soglia minima di reddito stabilita (6000 euro annui).

Qualche seggiola più in là altri italiani, questa volta più giovani, che però non si lasciano avvicinare.

“La maggior parte delle persone che vengono qui sono straniere ma, a seguito della crisi del 2008 – ci spiega il coordinatore Mario – sempre più italiani ci chiedono aiuto. E’ una situazione davvero difficile” ammette.

Punto di Ascolto “Caritas”: chiesa “Santa Maria del Rosario”

 chiesa s.maria rosario

Non sono solo le richieste di cibo o di indumenti però, ad interessare la città.

A confermalo, la signora Carla, responsabile nonché volontaria del punto di ascolto Caritas presente all’interno del cortile della chiesa di Santa Maria del Rosario, in via Ippolito Nievo.

“Occorre sfatare un grosso luogo comune: le persone bisognose non si rivolgono a noi soltanto per racimolare qualche indumento o qualche sacchetto di cibo. Sempre più persone vengono qui anche solo per chiederci un consiglio, parlare, uscire dalla propria solitudine” ci spiega.

C’è chi chiede un consiglio chi, semplicemente, cerca di conoscere meglio la città e chi prova ad uscire da condizioni di disagio (ad esempio per la perdita del lavoro) ed abbandono che sempre più identificano i nostri tempi.

Il nucleo forte del punto di ascolto è rappresentato da un gruppo di 5 persone che si dedicano all’aiuto del prossimo fra una pausa lavorativa ed un permesso.

ingresso caritas s.maria

Qui, la distribuzione del cibo avviene una volta a settimana (il pranzo non viene consumato in loco ma viene portato a casa) e si alterna alla distribuzione di indumenti ed accessori, nati dalla generosità di chiunque voglia fare un’opera di bene.

Il quadro che deriva da queste vicende è davvero difficile: sempre più persone (fra cui molti parmigiani) entrano nello spiraglio della povertà e spesso non riescono ad uscirne.

Nonostante questo, però, una cosa ci è ancora concessa: imparare dalla generosità di chi sa aiutare ed ascoltare.

Katiuscia Fornari

 

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