La Gilda Insegnanti di Parma e Piacenza, dopo gli appelli a non votare Partito democratico alle ultime amministrative, rilancia la sua azione di lotta al governo di Matteo Renzi e alla sua legge sulla “buona scuola” attraverso lo strumento del referendum. I risultati della campagna sono stati resi noti oggi dai dirigenti del sindacato autonomi, i quali hanno anche confermato che nei giorni scorsi, insieme a tutti gli altri soggetti aderenti al comitato referendario, hanno presentato alla Corte di Cassazione oltre 2 milioni e mezzo di firme contro la legge della “cattiva scuola” voluta dal Pd.
A Parma, negli uffici dei vari comuni ed ai banchetti, sono state raccolte oltre 2.700 firme. “La riforma della cosiddetta ‘Buona Scuola’ affida poteri quasi assoluti ai dirigenti scolastici relegando gli organi collegiali di governo della scuola, dove sono presenti insegnanti, genitori e studenti, a semplici momenti di ratifica di decisioni già prese. Le scelte operate nella scuola – dichiara la Gilda – sono simili a quelle che si vogliono portare avanti con la riforma costituzionale e la riforma elettorale, dove il Parlamento perde la sua centralità a favore del Governo e si elegge una maggioranza parlamentare espressione di un solo partito, il partito di governo”.
Salvatore Pizzo, coordinatore della Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza, ha illustrato i quattro quesiti referendari proposti: l’abolizione dei poteri discrezionali del dirigente scolastico, che adesso può chiamare a sua scelta i docenti, metodo che porterà sicuramente clientelismo e corruzione; l’abolizione della valutazione discrezionale da parte del dirigente scolastico, il quale sulla base di criteri formulati da alunni e genitori, dispenserà motu proprio premi in danaro agli insegnanti; l’abolizione di agevolazioni fiscali alle scuole non statali; ripristino delle ore di lezione sottratte dai cosiddetti “percorsi scuola lavoro”.