In Francia finiscono gli Europei, in Inghilterra e altrove gli allenatori sono già al lavoro per il campionato: la Premier League inizia tra poche settimane. Il calcio, ormai, non va più in vacanza. E dal calcio, talvolta, arrivano lezioni valide anche fuori dagli stadi: come quelle fornite da Carlo Ancelotti in Quiet leadership, il libro che il nuovo allenatore del Bayern Monaco, ed ex-allenatore di Milan, Chelsea, Paris Saint-German e Real Madrid, ha pubblicato di recente a Londra.
Un manuale di management o più in generale una guida a come comandare un gruppo con successo: mestiere di cui lui ha dimostrato d’intendersi, avendo vinto titoli dappertutto ed essendo l’unico tecnico ad avere conquistato tre Champions League. Recita il sottotitolo del volume, positivamente recensito dal Financial Times: «Winning hearts, minds and matches », vincere cuori, menti e partite. Come? Con una “leadership tranquilla”, la sua formula in panchina e nello spogliatoio, applicabile, secondo Carletto, non solo nel football.
Uno stile assai diverso da quello dei “sergenti di ferro” alla Alex Ferguson o degli egomaniaci alla Mourinho. Quando occorre, bisogna sapere dare ordini, e punire chi non obbedisce, ma in generale
«i calciatori danno il meglio quando sono a proprio agio, non quando sono a disagio», scrive l’autore, sostenendo che il concetto non vale solo per i calciatori. Una cultura della calma che, nel suo caso, affonda le radici nella pianura padana, nella famiglia contadina in cui è cresciuto.
