In Emilia Romagna un imprenditore su sei è abusivo. Lo dice il Centro Studi Confartigianato, secondo cui a livello nazionale l’abusivismo genera un ammanco di gettito fiscale di circa 16.548 milioni di euro l’anno. Questo è quanto denunciato ancora una volta da Confartigianato Imprese Apla di Parma, che ammette di ricevere innumerevoli segnalazioni da parte dei propri associati. Fra i settori più colpiti dall’abusivismo, il benessere e le riparazioni auto. che più di altri risentono della concorrenza di Internet. Dove si possono acquistare articoli innocui come spazzole per capelli fino a prodotti pericolosi e magari senza certificazione di qualità come acido ialuronico, botulino e pezzi di ricambio per autoveicoli.
“Per quanto riguarda il settore benessere – sostiene l’Apla in una nota – i problemi sono principalmente legati alla scarsa igiene del luogo di lavoro, delle attrezzature e alla mancata formazione di base che è obbligatoria. Nel settore delle autoriparazioni è invece evidente che un “meccanico della domenica” nel suo garage, per quanto ben attrezzato, non potrà mai garantire gli stessi standard professionali e di sicurezza di una vera officina, assicurati anche dai macchinari impiegati oggi, prevalentemente software digitali”.
Un problema, quello dell’abusivismo, che comunque interessa molte altre categorie, come quella dei fotografi specializzati in cerimonie, ci sono poi i servizi di riparazione e di manutenzione della casa, gli ambulanti senza licenza che vendono merce contraffatta, i massaggiatori e i tatuatori che usano oli e sostanze che con il caldo e per mancanza di igiene, possono trasmettere micosi e funghi.
«Il parere dei nostri associati su queste tematiche – spiega Leonardo Cassinelli, presidente Confartigianato Imprese Apla Parma – è che gli abusivi possono offrire servizi a costi più bassi rispetto a quelli dei professionisti perché non pagano le tasse e i contributi. Non è comunque raro il caso in cui i clienti si rendono conto che sotto il profilo della qualità e della sicurezza la differenza è notevole. Gli imprenditori sostengono poi che con tasse più basse e con agevolazioni più chiare e semplici sull’assunzione di personale, ci sarebbero meno persone a lavorare in casa che non garantiscono ai clienti le situazioni di sicurezza obbligatorie, come l’utilizzo dell’autoclave per sterilizzare gli strumenti necessari al manicure e pedicure».
Un aspetto da non sottovalutare – sostengono all’associazione degli artigiani di Parma – è anche l’impossibilità per l’utente finale di detrarre le spese dalla denuncia dei redditi, come avviene in altri paesi. Se ciò fosse possibile il cliente non sarebbe indifferente al rilascio di una regolare ricevuta. E non si continuerebbe a martoriare una economia che, ora più che mai, ha bisogno di essere solida e sostenuta.