Parmacotto Spa, sequestrato lo stabilimento di San Vitale, slitta l’udienza per il...

Parmacotto Spa, sequestrato lo stabilimento di San Vitale, slitta l’udienza per il concordato al 12 ottobre

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Il blitz della Guardia di Finanza che lunedì ha eseguito un maxisequestro d’urgenza di 11 milioni alla Parmacotto, bloccandone l’intero patrimonio, ha fatto slittare l’omologa del concordato preventivo prevista oggi.
Alle 9, davanti al collegio di giudici del tribunale civile presieduto da Nicola Sinisi, gli avvocati difensori della Parmacotto Andrea Mora e Mario Bonati hanno chiesto il rinvio in attesa che si concluda un eventuale iter di impugnazioni del provvedimento di sequestro.

Trattandosi di un dispositivo d’urgenza, deve essere ancora convalidato dal gip. La decisione del giudice per le indagini preliminari potrà essere un rigetto o un accoglimento della domanda della Procura, ma in ogni caso apre la strada a un appello al Riesame e successivamente in Cassazione da parte della difesa o della Procura.

Il pm Paola Dal Monte non si è opposta al rinvio, fissato per il 12 ottobre. Il piano concordatario, che prevede una ristrutturazione dell’azienda con il mantenimento dell’attività, era stato votato dalla maggioranza dei creditori: il sì all’omologa sembrava quasi un pro-forma. Ora il futuro della Parmacotto torna in forse.  E il rischio fallimento è dietro l’angolo se non dovesse andare in porto il concordato che si trascina già dal 2014.

Le fiamme gialle hanno messo sotto sequestro giudiziario lo stabilimento Parmacotto di San Vitale di Sala Baganza, con tutto il magazzino e la produzione. Quello di Marano, invece, non è di proprietà della Parmacotto Spa e quindi non rientra nel provvedimento. Ma quest’ultimo, secondo quanto indicato nella proposta di concordato, andrebbe chiuso a breve per spostare tutta la produzione a San Vitale. Nulla a che fare con la società hanno i due ex dirigenti indagati – l’ex presidente Marco Rosi e l’ex direttore finanziario Marco Delsante – accusati di aver falsificato i bilanci del 2010 per ottenere, nel settembre 2011, il finanziamento di 11 milioni di euro dalla Simest, sottoforma di aumento di capitale. In pratica, nel bilancio non sarebbero stati inseriti i debiti certi già maturati, in modo da nascondere la pesante perdita d’esercizio. Un escamotage che ha quindi indotto in errore l’agenzia ministeriale che sostiene le imprese sane.

Proprio per recuperare questi fondi pubblici è scattato in tutta fretta il sequestro, prima dell’udienza per l’omologa del concordato. La Guardia di finanza ha lavorato per circa un anno sulle carte dell’azienda per dimostrare l’indebito finanziamento ottenuto.

Adesso Parmacotto Spa è in mano a un commissario nominato dalla Procura. Si tratta della messinese Daniela Saitta, 53 anni, commercialista con studio a Roma e una lunga esperienza come commissario e curatore di aziende per conto dell’autorità giudiziaria. Saitta è anche docente di Matematica finanziaria all’Università “La Sapienza”, dopo aver insegnato in diversi altri atenei. Nel suo curriculum anche sei anni di dirigente ispettore all’Isvap, l’Istituto che si occupa della vigilanza sulle assicurazioni. Toccherà alla professoressa Saitta, dunque, gestire il patrimonio della Parmacotto Spa, cercando anche, probabilmente, di convincere i creditori che il salvataggio è ancora possibile.

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