Il Parmigiano Reggiano è uno dei formaggi più rinomati a livello internazionale e per questo non sono infrequenti i prodotti che usano il suo nome o la sua immagine per attirare il consumatore.
Una nuova frode infatti è stata individuata oltre oceano dal Consorzio del Parmigiano Reggiano, che proprio in coincidenza con il Fancy Food di New York, la vetrina mondiale delle eccellenze agroalimentari, ha ottenuto il ritiro dal mercato di una salsa prodotta in Canada. Una salsa chiamata “Carbonara” che usava in maniera ingannevole l’immagine del Parmigiano Reggiano nell’etichetta senza contenerlo come ingrediente.
“L’azione messa in atto e il risultato ottenuto – sottolinea il presidente del Consorzio, Alessandro Bezzi – da una parte confermano l’efficacia della vigilanza attivata a livello mondiale dal Consorzio, ma dall’altra evidenziano quanto siano ancora diffusi i fenomeni ingannevoli a carico dei consumatori laddove non esistono i meccanismi di tutela che abbiamo invece ottenuto da tempo dalla UE”.
Il nuovo caso, paradossalmente, si è verificato proprio nel momento in cui il Consorzio è giunto a New York per lanciare il nuovo piano di investimenti su informazione, promozione, presenza nelle catene distributive degli Usa e del Canada, Paesi che nel 2015 hanno assorbito 11.400 tonnellate di Parmigiano Reggiano, corrispondenti a 285 mila forme e al 25% del totale delle esportazioni.
“Nell’ambito del Fancy Food Show – sottolinea il direttore del Consorzio, Riccardo Deserti – abbiamo riscontrato una grande attenzione da parte delle catene distributive, tanto che a fine 2016 prevediamo un’ulteriore crescita delle esportazioni verso gli Usa per almeno 25.000 forme, con un incremento superiore al 10%”.
“Lo stesso interesse – prosegue il direttore del Consorzio – riguarda anche il programma lanciato dal Consorzio per la formazione del personale dei punti vendita, le cui competenze nel taglio, nella presentazione e nel confezionamento si stanno rivelando un fattore vincente per promuovere le vendite”.
“Queste azioni nelle catene distributive – prosegue Deserti – sono state pensate e impostate anche come uno dei più efficaci strumenti di contrasto alle imitazioni e al fenomeno dell'”italian sounding”, che con l’uso di richiami al nostro Paese lascia intendere ingannevolmente (e vale per il 67% dei consumatori statunitensi) che tanti prodotti negli Usa o altrove provengano dall’Italia, che è simbolo di eccellenze Dop”.
“Visto che i tempi per ottenere maggiori tutele attraverso gli accordi TTIP rimangono lunghi e incerti – conclude Deserti – la strada della collaborazione con le catene distributive è oggi lo strumento indispensabile per difendere gli interessi dei nostri produttori rispetto a fenomeni di concorrenza sleale e quelli dei consumatori Usa, minacciati da proposte commerciali ingannevoli”.