Bastava avere il coraggio di parlarne: dopo il mio intervento, in una sola settimana, le primarie non sono più un tabù. Tanti mi hanno scritto privatamente per farmi sapere che sono d’accordo con me e oggi si parla di primarie anche ai piani alti del Pd. Un risultato importante.
Ne va raggiunto un secondo: liberare le primarie dal vincolo del referendum.
Una volta per tutte: la questione non è fare le primarie prima del referendum – non riduciamo una cosa tanto bella ad una gara tra adolescenti – ma accettare il principio, ovvio, che una cosa sono le primarie per il sindaco di Parma un’altra, tutt’altra, è il referendum costituzionale.
Se dicessimo alla Città “aspettate qualche mese, vediamo come va e poi vi faremo sapere cosa ci conviene di più in base al risultato”, appariremmo come i soliti, vecchi, tattici signori di partito che si occupano di sé stessi prima della Città. Invece dire un semplice “ok ho deciso di correre” prima del Referendum sarebbe un segno di straordinaria lealtà, la dimostrazione che abbiamo cambiato passo. Ripeto: vogliamo dare voce a Parma e per questo abbiamo parlato di impegni chiari. Chi si candida e ha altri incarichi politici, azzera tutto, si dimette e corre.
Chi vince le primarie, si impegna a restare comunque 5 anni in Consiglio comunale, se gli elettori gli apriranno solo le porte dell’opposizione.
Tra tanti commenti in questi giorni, qualcuno ha evocato il rigore del 2012: non mi piacciono le metafore sportive ma so che per giocare male la partita, e cacciare la palla in tribuna, basterà insistere con quella strategia, abbastanza in voga almeno fino ai ballottaggi di domenica 19 e che provo a sintetizzare così: ci penserà Renzi a decidere il/la candidato/a sindaco/a del centrosinistra di Parma. Basta solo che Renzi vinca il referendum.
Per mesi ho sentito persone che attendevano questa mossa dall’alto, sempre vestita di valori “nobilissimi”, come l’unità del partito, la necessità di superare le divisioni interne, la spinta promozionale e molto altro ancora. Curiosamente, molti di questi spunti convergevano sull’attesa del voto referendario prima di decidere qualsiasi cosa su Parma.
Se posso permettermi: a chi non ha i soldi per mandare il bimbo al nido, a chi non trova lavoro, interessano soluzioni concrete, interessa sapere se il Comune che vogliamo costruire sarà solidale e capace di rispondere ai bisogni ed alle necessità delle famiglie, in una città che è la più cara d’Italia, soverchiata dalle tasse, dalle multe e da costi sempre meno sostenibili. E’ un tema devastante tra le giovani coppie e le neo mamme. Attenzione.
Agli occhi di queste mamme e di queste famiglie saremo più credibili suonando la porta per il Sì, per il No o chiedendo di ascoltare le nostre idee, per trovare la soluzione migliore a quel problema enorme? Se capiamo la diversa importanza tra le situazioni, se capiamo la missione della buona politica (come hanno scritto i ragazzi del Pd di Parma che ringrazio), allora noi quelle primarie le faremo INDIPENDENTEMENTE dall’esito del referendum.
L’ho già detto e lo ripeto: diamo aria alle stanze, liberiamo l’entusiasmo dei cittadini, ingabbiato da 4 anni di conformismo e Parma ci troverà finalmente interessanti.
Lorenzo Lavagetto
segretario cittadino PD